Commercio equo e solidale: approvata la legge a tutela di venditori e consumatori
Il 21 aprile 2015 il Consiglio Regionale ha approvato una legge che definisce soggetti e prodotti che potranno beneficiare di contributi e fissa alcuni requisiti fondamentali che riguardano il prezzo equo dei prodotti. L'intervista all'assessore regionale al Commercio, Mauro Parolini
Un passo importante quello appena definito all’unanimità dal consiglio regionale, una legge che in qualche modo regolamenta in maniera molto efficace il commercio equo e solidale. Che cosa è stato approvato?
Intanto il riconoscimento dell’importanza del commercio equo e solidale, in secondo luogo il riconoscimento delle associazioni e degli enti che fanno con continuità quest’attività e anche il valore dei molti volontari che collaborano ed il riconoscimento, con il relativo sostegno, che quest’attività serve agli utenti e ai consumatori e serve anche come concreto strumento di solidarietà per le popolazioni di quei paesi che fanno più fatica dal punto di vista economico. Insomma, in sostanza si riconosce che il commercio equo e solidale è più efficiente e carica meno oneri sia sui produttori che sui consumatori rispetto ai percorsi ordinari.
Immagino questo richiederà comunque determinati parametri e controlli che effettivamente quanto viene scritto, cioè equo e solidale, rispecchi la verità.
Certo, riconoscere l’importanza dell’attività significa anche stabilire quelle regole minime e necessarie che garantiscano trasparenza e certezza dei dati forniti. Addirittura si è inserita una norma che da conto dei diversi passaggi sotto il profilo economico.
Prima di procedere oltre, alcuni numeri: in Lombardia sono 60 i soggetti ad oggi che fanno commercio equo e solidale, per un totale di 13.000 soci, 150 punti vendita, un fatturato annuo di quasi 18 milioni di euro. 2000 volontari sono impegnati nelle botteghe lombarde, circa 300 sono gli addetti regolarmente retribuiti. Per i progetti da realizzare con questa legge quanto è stato messo a disposizione dalla Regione?
La dotazione è per ora simbolica, ma ha un significato e cioè si stabilisce nella norma finanziaria che possano essere messi a disposizione contributi. Questo non era affatto scontato perché la norma di per sé doveva solo essere solo regolatoria, ma si riconosce che questa attività ha un interesse generale e sociale, quindi può essere finanziata. E’ chiaro che viviamo in momenti difficili per le finanze pubbliche quindi si fa quel che si può, però una legge dura nel tempo e questo è lo strumento che permetterà di sostenerein modo concreto le associazioni che svolgono quest’attività. Vorrei però fare una sottolineatura, perché trattandosi di un’attività commerciale, la mia preoccupazione è stata anche quella di renderla compatibile e sostenibile anche nei confronti del commercio ordinario. Insomma noi non ricaviamo aree di concorrenza sleale, riconosciamo la valenza pubblica di una modalità di commercio non ordinaria, ritenendola utile. Però garantendo anche che non vi saranno aree di favore che possano in qualche modo superare la concorrenza.
Indubbiamente sarà poi il mercato a fare le sue scelte, però è anche vero che questo mercato in qualche maniera va aggiornato quantomeno dal punto di vista della comunicazione. Avete in progetto qualche cosa per far conoscere le iniziative del mercato e del commercio equo e solidale, oppure ci si muoverà in altre maniere?
Noi abbiamo chiaro il concetto di sussidiarietà, la Regione interviene magari con contributi per sostenere chi si dà da fare. E’ alla rete del commercio equo e solidale che compete l’attività promozionale, noi però siamo al loro fianco, garantendogli uno status normativo, garantendogli per quanto possibile un sostegno, per dare una mano a chi si dà da fare perché questo è il nostro principio. Mi pare che questa sia una rete molto dinamica, molto radicata, molto diffusa e credo che con questa norma potremo più facilmente far conoscere ai cittadini quello che loro fanno e i prodotti che vengono. Poi vorrei sottolineare un’altra questione, stiamo assistendo a drammatiche fughe nei paesi in cui non solo c’è la guerra ma ci sono anche forti difficoltà economiche. Il commercio equo e solidale non potrà forse cambiare con grandi numeri questa realtà, però dà un’indicazione molto chiara della strada da percorrere e cioè intervenire e che vi siano condizioni più favorevoli perché si possa puntare ad una situazione più equilibrata. Credo sia il punto forte di questa legge e di questa attività sia esattamente questo, cioè fare in modo che ci sia un equilibrio rio e una giustizia economica anche nei confronti di chi produce magari in condizioni difficili, in paesi in cui si fa fatica a lavorare, ma bisogna creare le condizioni per chi lì vive possa restarci.
REDAZIONE ONLINE
22 apr 2015 00:00