Tutti i numeri sulla violenza più bieca
Presentato in Regione, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre, un triste bilancio del fenomeno. Dalla Casa delle Donne alcuni dati bresciani
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra il 25 novembre, l’assessore al Reddito di autonomia e inclusione sociale Francesca Brianza ha presentato all’assemblea regionale un bilancio del fenomeno e ha anticipato che Palazzo Pirelli resterà illuminato nelle notti di venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 con la scritta “Non sei da sola”.
“Nel 2012 abbiamo approvato una legge per il contrasto alla violenza alle donne- ha ricordato la Brianza – e abbiamo investito oltre 10 milioni di euro a cui si aggiungono 7,2 milioni di risorse statali. I fondi sono andati nel campo della prevenzione e del sostegno alle vittime. Abbiamo investito nella formazione, con oltre 2000 persone in vari settori: medici, avvocati, forze dell’ordine, assistenti sociali, psicologi e operatori dei centri antiviolenza e del Pronto Soccorso. Quest’anno – ha continuato l’Assessore – ci concentreremo in particolare sul reinserimento complessivo nella società che deve passare attraverso un’autonomia abitativa e lavorativa. Superato il momento emergenziale, la donna deve poter ritrovare una vita normale”.
Nel suo intervento, l’Assessore ha poi ricordato i protocolli firmati con l’Ordine degli avvocati, con la Prefettura e col Coni. Prossimo obiettivo è quello di firmarne uno con l’Ufficio scolastico regionale, perché “la prevenzione – ha detto ancora la Brianza - parte dalle scuole e la sensibilizzazione dai più giovani”.
Francesca Brianza ha anche sottolineato come, ad oggi, esistano 26 reti antiviolenza, 55 centri antiviolenza e 46 case rifugio, con una copertura importante del territorio lombardo: 1 centro di assistenza ogni 200 mila abitanti. Nell’opera di monitoraggio messa a punto da Regione Lombardia emergono dati preoccupanti: nel primo semestre 2017, sono state 3mila e 737 le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, 189 donne e 154 minori sono ospiti delle case rifugio. Quest’anno sono state già 82 le vittime di femminicidio, di cui 65 da parte di un familiare. Nel 2016 le vittime erano state 116.
“Le politiche regionali - ha concluso la Brianza - devono puntare sul concetto di ‘rete di sicurezza’, di cui devono fare parte le Istituzioni, i Comuni, i Tribunali, gli Avvocati, la Magistratura, i Centri Anti Violenza, le Case Rifugio, il Servizio Sanitario”.
Nel dibattito sono intervenute diverse Consigliere Regionali. La Vice Presidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi (Pd) ha ricordato la necessità di “percorrere una strada nel rispetto delle regole, delle istituzioni e dell’impegno dei centri antiviolenza e delle case rifugio e di diffondere una cultura contro la violenza ma anche di riconoscimento delle differenze di genere, dell’identità del corpo e della mente”.
Per la Consigliera Segretario Daniela Maria Maroni (Lista Maroni) “ bisogna essere uniti contro ogni forma di violenza e abuso. La violenza è una ferita per la società. Bisogna realizzare politiche che incoraggino le donne a denunciare, nella certezza che troveranno sempre il supporto delle istituzioni”.
“Bisogna fare prevenzione nelle scuole – ha detto Paola Macchi (M5Stelle) - e aiutare le donne vittime di violenza in modo concreto, anche attraverso la rassicurazione di potersi ricostruire una vita a seguito delle denunce”.
“Superiamo – ha sottolineato Sabrina Mosca (Forza Italia) - la cultura della vergogna. Le donne trovino il coraggio di denunciare e noi riflettiamo su come riuscire a garantire loro il reinserimento nella società”.
Per Daniela Mainini (Patto Civico) “è importante ascoltare queste donne maltrattate. Auspico meno luci accese al Pirellone e più attenzione su questo fenomeno che ha numeri preoccupanti”.
Silvana Santisi Saita (Lega Nord) ha elogiato l’intervento dell’Assessore Brianza, auspicando che su questo tema potessero intervenire anche Consiglieri uomini.
“Dobbiamo superare gli stereotipi creati dalla differenza di genere e costruire una rete in un clima di massima condivisione tra tutti gli enti coinvolti” ha evidenziato Chiara Cremonesi (Insieme per la Lombardia), mentre per Maria Teresa Baldini (Gruppo Misto Fuxia People) “conta la prevenzione e bisogna affrontare la problematica legata alla logica di un rapporto tra il mondo maschile e femminile fondato su una dipendenza sbagliata della donna dall’uomo”.
Alcuni dati sulla dimensione bresciana di questo triste fenomeno si possono ricavare dai report realizzati dalla Casa delle Donne, Centro Antiviolenza Onlus contro il maltrattamento e la violenza alle donne, sulla scorta della casistica incontrata nel corso del 2016.
Le donne che lo scorso anno si sono rivolta al centro sono state 642, contro le 560 dell’anno precedente, a conferma della costante crescita del fenomeno.
Sono state per lo più donne italiane (442) a chiedere aiuto; le violenze denunciate sono state di ordine psicologico, fisico, economico, sessuale, stalking, sui figli, violenza a cui hanno assistito anche i figli, tentato omicidio e tratta. Il picco maggiore delle violenze è stato subito da donne tra i 38 e 47 anni. Autore di maltrattamenti o violenze è stato nel 67% dei casi affrontate il marito, il convivente o il fidanzato della vittima, ma non mancano nemmeno semplici conoscenti, amici o parenti, genitori, ex e sconosciuti. Il 69$% delle violenza denunciate è stata perpetrata da uomini di origine italiana. Anche se buona parte dei maltrattamenti, emerge ancora dal report di Casa della Donne, è stato inferto da uomini alle prese con disagi di varia natura (tossicodipenza, alcolismo, disturbo psichico, precedenti penali, ludopatia, etc.) sorprende che il resto delle violenze sia stato inverto da uomini all’apparenza senza alcun problema particolare.