Templi crematori: decisione regionale
Intervista al consigliere regionale (FI) Simona Tironi su un tema che sta creando grandi discussioni in quei Comuni del Bresciano che hanno manifestato interesse per la realizzazione di nuovi impianti
Sta montando, in tutti quei Comuni del Bresciano che, sulla scorta delle indicazioni della Regione, hanno manifestato interesse alla realizzazione di nuovi templi crematori per fare fronte alla costante, e per certi versi esponenziale, crescita del fenomeno. Alcuni dati lo confermano: nel 2020, anno drammaticamente straordinario, in Lombardia su 120mila decessi, quasi 48mila hanno fatto ricorso alla cremazione, mettendo in crisi il sistema regionale che oggi può contare su 11 impianti attivi (uno solo nel Bresciano, in città) per un totale di 23 linee. Già prima della pandemia si trattava di un fenomeno in crescita in tutta la Regione, Bresciano compreso dove il rapporto tra cremazione e “normale” tumulazione era ormai quasi paritario con il sempre più frequente ricorso alla pratica del “pendolarismo” verso gli impianti di Bergamo e Cremona, perché quello cittadino non era in grado di assolvere al compito in tempi rapidi. Di qui la scelta di Regione Lombardia, anche in virtù della stima di un’ulteriore crescita nei prossimi anni, di lanciare un avviso di pubblico interesse per arrivare a definire gli impianti da realizzare e, soprattutto, dove. Dal Bresciano sono arrivate in Regioni manifestazioni di interesse da Verolanuova, Alfianello, Chiari e Palazzolo, per la realizzazione di nuove strutture, e da Brescia per il potenziamento di quella esistente. Sarà comunque della Regione la parola definitiva su quelli che a oggi sono ancora semplici progetti sulla carta, anche se stanno facendo discutere e creano fratture nelle comunità interessate. Di come la Regione procederà in questo campo abbiamo parlato con Simona Tironi, consigliere regionale di Forza Italia, vicepresidente della commissione sanità, e relatrice di un progetto di legge sul tema.
Consigliera, l’iniziativa della Regione nasce da una constatazione: crescono le richieste di cremazione e gli impianti esistenti non bastano…
Sì. L’incremento delle richieste di cremazione nel Bresciano e in Lombardia è in linea con quanto negli ultimi anni sta avvenendo a livello nazionale e direi anche europeo. La scelta crematoria in Lombardia al 2019 è 41,9% sul totale dei decessi Istat: in un decennio è raddoppiata. L’incidenza della cremazione registrata e stimata in Italia sul totale delle sepolture, per l’anno 2019, è stata del 30,68%. Su questo, ovviamente, incidono molti fattori, che hanno a che fare con la sensibilità dei singoli e delle famiglie e naturalmente con la Fede. In questo senso, credo che i riferimenti dell’Istruzione “Per risuscitare con Cristo” siano la conferma della capacità della Chiesa di essere una guida sicura per i fedeli nelle scelte che più impattano sulla nostra esistenza come singoli e come comunità.
Per far fronte a questa situazione la Regione ha dovuto affrontare anche un aggiornamento normativo?
L’aggiornamento normativo a livello regionale, che ha riguardato le “Norme in materia di medicina legale, medicina necroscopica, polizia mortuaria, attività funebre” e che ho seguito personalmente, è del 2019 ed stato messo a sistema dopo un lavoro di ascolto del territorio e dei professionisti del settore. Ora è in dirittura d’arrivo un regolamento attuativo che dà una declinazione ancora più puntuale alle previsioni della legge regionale. L’altro aspetto che è all’attenzione di Regione è relativo alla pianificazione lombarda degli impianti di cremazione, che è stata avviata a giugno 2020 con la delibera 3322 e che vede questo primo passaggio importante a livello di Direzione generale Welfare e vedrà poi ulteriori passaggi a livello provinciale, con il coinvolgimento di Ats e Arpa, per mettere a punto tutti gli aspetti connessi alla realizzazione di un impianto per la tutela delle esigenze di salute dei cittadini e per la tutela dell’ambiente.
È recente l'avviso pubblico della Direzione generale welfare per la realizzazione di nuovi impianti…
Le indicazioni sono molte e ovviamente molto tecniche. Quello che mi pare importante evidenziare e che credo sia utile per i cittadini che vogliono farsi un’idea su questo tema è che siamo di fronte ad un atto di programmazione generale, che coinvolge tutta la Regione e che serve per far fronte alle esigenze che emergono dai dati. Gli impianti che verranno costruiti alla fine dell’iter saranno definiti in base al fabbisogno di cremazioni stimato per ogni anno da qui al 2024, che si attesta tra le 10 e le 18mila all’anno. A partire da questo inquadramento da parte di Regione, i Comuni hanno avanzato le loro proposte, che attualmente sono al vaglio della Direzione Welfare per verificare i progetti sotto i profili tecnici, che hanno a che fare con la fonte di alimentazione degli impianti, che non deve essere elettrica; il posizionamento dell’impianto, che deve essere nel recinto cimiteriale nel rispetto di norme statali, e il bacino di utenza. Alla fine di questo iter, si definirà la programmazione regionale e poi ci sarà un’ulteriore fase sui singoli territori provinciali. Il tutto viene fatto con la massima attenzione sotto i profili di sostenibilità sociale e ambientale.
Si sta facendo sempre più acceso nel Bresciano in dibattito sulla costruzione di nuovi impianti. Quali sono, al proposito, le previsioni della Regione?
Le previsioni sono quelle che ci arrivano dai numeri, quello che emerge a livello regionale è un incremento delle richieste di cremazione al quale si sta facendo fronte. Dal punto di vista pratico, questo avviene con il potenziamento degli impianti di cremazione esistenti e con la creazione di nuovi impianti, che in base alle norme di buona tecnica, riprese dagli indirizzi regionali, devono avere una capacità minima di duemila e quattrocento cremazioni all’anno. Per quanto riguarda la provincia di Brescia, i Comuni che hanno presentato progetti sono cinque: Brescia, per il potenziamento dell’impianto esistente, Alfianello, Chiari, Palazzolo sull’Oglio e Verolanuova. L’iter di valutazione si chiuderà alla metà di marzo e di lì si darà poi corso ad una programmazione che è fatta alla luce delle esigenze di tutta la Regione. In questo senso, credo sia importante dire che sono certa che questa programmazione terrà conto delle esigenze espresse dal nostro territorio alla luce dei dati.