Stop allo sci: il grido degli operatori
Tramite Confesercenti Lombardia la voce di chi, albergatori, maestri di sci e gestori di impianti, sperava nella riapertura di ieri per cercare di rimettere in sesto una stagione già largamente compromessa. Dal neo ministro per il turismo Massimo Garavaglia l'impegno perché il governo stanzi 4,5 miliardi di euro per risarcire gli operatori del comparto dei danni subiti
Non sono servite a placare gli animi le parole del ministro Speranza: "Prima di tutto viene la salute" e la conferma che la decisione di rinviare al 5 marzo la riapertiura degli impianti sciistici prevista per ieri, è stata condivisa con il premier Draghi. Gli operatori del settore non sentono ragioni davanti alla tempistica di un'ordinanza che li ha bloccati sul filo di lana.
“La decisone del Governo di protrarre ancora la chiusura degli impianti sciistici avvenuta a 12 ore dall’agognata riapertura è stata una doccia ghiacciata che ha colpito l’intero settore del turismo montano”. Così Stefano Boni, direttore di Confesercenti della Lombardia Orientale, commenta l’ordinanza del ministro della Salute Speranza di non consentire più l’apertura delle attività sciistiche che era in programma per il 15 febbraio.
Un momento a lungo atteso dagli operatori fermi dal febbraio 2020, costretti a rinunciare al Natale e ai primi mesi dell’alta stagione invernale. “L’annuncio si è abbattuto con il solito cliché che speravamo di avere archiviato: con l’avvento del nuovo Governo Draghi c’era la forte aspettativa che finalmente ci fosse quel cambio di rotta tanto auspicato - sono ancora parole di Boni -. Invece, si prosegue con la politica dell’«ultima ora» che però non va assolutamente bene, soprattutto per un settore come quello del turismo che ha bisogno di programmazione. Non chiediamo miracoli, ma rispetto per le attività e per chi con quelle attività ci vive. Non parlo solo di impianti, ma anche di tutto l’indotto: ristorazione, alberghiero, commercio sono allo stremo. Invece, come sempre ci ritroviamo di fronte a decisioni preconfezionate da accettare senza alcuna concertazione”.
In Lombardia ci sono 900 chilometri di piste, 310 impianti, 27 stazioni sciistiche. E ancora 2.700 maestri di sci che operano in oltre 67 scuole divise nelle province di Brescia, Bergamo, Como, Lecco, Sondrio e Varese. A cascata il danno economico per i comprensori è di milioni di euro. “Un disastro – è invece il commento di Marco Polettini di Assohotel -. Quello che sconcerta sono le tempistiche. Abbiamo affrontato il week end di Carnevale con entusiasmo, sperando in una ripresa perché si guardava alla riapertura dei comprensori e di tutte le attività collegate. Finalmente, si era tornati a guardare con un po’ di positività al futuro, programmando ogni passo da ora in avanti. E invece? Eccoci di nuovo nel baratro dell’incertezza, con una decisione che manda in fumo altri investimenti e tanti sforzi compiuti. Riaprire non è uno scherzo, comporta tempo e denaro. Non si può cambiare idea 12 ore prima”.
Una situazione esplosiva che richiede interventi seri: “Abbiamo accolto con soddisfazione la creazione di un Ministero per il Turismo - conclude Boni - Ora attraverso quello si dimostri davvero di avere a cuore il futuro di migliaia di imprenditori e lavoratori: non bastano più ristori, qui servono risarcimenti veri per cercare di sanare in parte i danni devastanti arrecati”.
Risposte immediate, indennizzi concreti, politiche del lavoro adeguate per gli 'stagionali' rimasti fermi a causa della chiusura degli alberghi per oltre 10 mesi, nuove modalità di programmazione per le scelte dell'Esecutivo nazionale e recupero della competitività del sistema Montagna, fondamentale per il turismo italiano.
Questi i punti essenziali dell'intervento del ministro per il Coordinamento di iniziative del settore del Turismo, Massimo Garavaglia, intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Lombardia insieme al presidente Attilio Fontana e agli assessori regionali Massimo Sertori (Montagna ed Enti locali) e Lara Magoni (Turismo, Marketing territoriale e Moda) per commentare la decisione del “collega” Speranza di spostare al 5 marzo la riapertura degli impianti sciistici prevista, invece, per ieri.
"Abbiamo voluto capire l'entità del danno subito dagli operatori della montagna - ha detto Garavaglia - a causa della scelta del Governo: i danni vanno indennizzati, non si parla di ristori. Abbiamo raccolto suggerimenti concreti per poter dare una risposta subito, già nel prossimo decreto. In un documento condiviso dalle Regioni la valutazione del danno, esclusi gli impianti e le funi è di circa 4,5 miliardi. E' stata portata all'attenzione del precedente Governo e già depositata, va data una risposta. A queste vanno aggiunte le risorse per gli impianti, va fatta una valutazione e una quantificazione concreta. Sicuramente una quota importante dei 32 miliardi previsti dal prossimo Decreto andranno alla montagna. Ne discuteremo con il Ministero dell'Economia e delle Finanze".
Il ministro Garavaglia ha parlato anche di prospettive per un settore pesantemente penalizzato come quello della montagna. "Per ripartire - ha affermato- servono due cose: la programmazione, perché non si può sapere il giorno prima cosa succede il giorno dopo), bisogna avere il tempo per programmare con serietà cosa succederà quest'estate e cosa accadrà nella prossima stagione; l'altro elemento è lavorare per mantenere la competitività del sistema montagna che è importantissimo per il nostro Paese e per l'industria del turismo. Non possiamo permetterci di perdere competitività verso i nostri Paesi competitor e quindi usare bene le risorse del Recovery per fare investimenti mirati, efficienza energetica, intervenire sugli impianti in modo che quando si riparte lo si faccia alla grande, come la nostra montagna sa fare".