Ricordare e ripartire dai giovani
Dopo la visita a Brescia, Mattarella a Cremona per il ricordo delle vittime del Covid e l'inaugurazione del nuovo campus dell'Università Cattolica. Investire sui giovani e sulla ricerca per colmare il debito che in paese ha nei confronti delle giovani generazioni
A un a settimana esatta dalla visita a Brescia, il presidente della Repubblica è tornato nuovamente in Lombardia, ancora una volta guidato dalla volontà di rendere omaggio alla terra che più di tutte le altre ha sofferto per la pandemia, ma anche quella che crede nel riscatto, nella ripartenza e investe su ricerca e giovani generazioni. Come a Brescia Mattarella aveva presenziato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Statale, a Cremona ha partecipato al taglio del nastro del nuovo campus che l’Università Cattolica ha realizzato nel chiostro di Santa Monica per ospitare la facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali. Per il Capo dello Stato la visita a Cremona, come ha ricordato nel corso di due interventi separati, è stata occasione per rinnovare stima e vicinanza a una terra che ha pagato un duro prezzo alla pandemia ma che non si è fatta piegare dalla stessa e per ribadire che la ripartenza è possibile solo, come la Lombardia ha dimostrato, con uno sforzo condiviso tra istituzioni e cittadinanza, con un occhio di riguardo alla ricerca e alle giovani generazioni, capaci di progettualità sostenibili e di ampio respiro, come chiede il piano Next Generation Ue, messo a punto dall’Europa.
Nella centrale piazza Duomo c’è stato l’omaggio alle vittime della pandemia, con lo scoprimento di una lapide che le ricorda, insieme allo sforzo compiuto dalla città e dai cremonesi per arginare l’emergenza sanitaria. “La storia della città e quella della provincia di Cremona – sono state le parole del presidente Mattarella - sono state attraversate, nell’anno trascorso, dalla tragedia della pandemia che ha seminato dolore e lutti. Questa lapide colloca in questo luogo di storia di Cremona quello che si è attraversato, ponendo insieme - come abbiamo letto nella scritta - il ricordo delle vittime, la sofferenza dei loro familiari, l’abnegazione di chi negli ospedali si è adoperato per contrastare il virus, salvando molte vite, l'impegno di coloro che, continuando a svolgere la loro attività, hanno permesso che la vita della comunità non si interrompesse”. E poi, ancora, “vorrei sottolineare che questa mia visita intende esprimere anzitutto solidarietà per le sofferenze patite. Ma, accanto a questa, la fiducia per la ripresa che si è avviata, nella convinzione che la ripresa in questo territorio, contrassegnato da antica tradizione culturale, da grande dinamismo produttivo e anche da questo forte senso di comunità, sarà certamente veloce ed efficace”.
Da piazza Duomo, poi, Mattarella si è spostato nell’ex complesso monastico di Santa Monica, per l’inaugurazione del nuovo campus dell’Università Cattolica, una scelta dall’alto valore simbolico perché, come ha ricordato ancora il presidente della Repubblica proprio “i monasteri nell’Alto Medioevo furono i propulsori della rinascita culturale e civile dei popoli d’Europa”.
La presenza in un monastero, in un momento di ripresa per il Paese, grazie a un recupero reso possibile grazi alla collaborazione tra pubblico e privato deve essere vista, sono state ancora le riflessioni del Capo dello stato, come una sorts di paradigma, di “condizione preziosa anche in via generale particolarmente in questo momento, in questa contingenza. La collaborazione fra tutte le realtà del Paese è indispensabile per definire, nel modo migliore, per attuare sollecitamente e con efficienza i programmi che conseguono dal Next Generation dell’Unione europea. La loro realizzazione tempestiva, veloce, efficace, ha bisogno del concorso di tutte le energie del Paese”.
L’inaugurazione di un nuovo campus universitario è per Mattarella il segno della consapevolezza della società italiana del “debito che si ha nei confronti delle future generazioni. E non è soltanto il debito finanziario (quello che nasce dal debito pubblico del nostro Paese) è un debito che si esprime nel riconoscimento del ruolo dei giovani, nel disegnare con puntualità e in maniera adeguata il futuro”.
Il Presidente della Repubblica ha ricordato, ancora, come il tempo attuale sia il più adeguato, con programmi in corso di definizione e poi di attuazione, “per disegnare in maniera adeguata il futuro del nostro Paese da consegnare ai giovani, rifuggendo dalla tentazione, dalla tendenza - che sovente si avverte - di farsi rinchiudere o imprigionare nella considerazione esclusiva, e quindi effimera, del momento presente”.