Regione: gli scenari del dopo Maroni
Il governatore conferma l'intenzione di non candidarsi per un eventuale secondo mandato, ma è "a disposizione, sapendo cosa significa governare". Le reazioni e i commenti degli altri candidati alla presidenza e di consiglieri e assessori regionali bresciani
Come promesso la conferma della decisione di non sottoporsi al giudizio degli elettori per un eventuale mandato alla guida della Lombardia è stata data nel corso di una conferenza stampa indetta al termine della prima giunta reginale del 2018. Maroni non sarà in campo per le regionali il 4 marzo prossimo per motivi “strettamente personali”, anche se il governatore lombardo ha dichiarato di restare a disposizione della politica “ben sapendo – queste le sue parole – cosa significhi governare”. Si tratta di un’affermazione che lascia il campo aperto alle più svariate interpretazioni.
La Lega Nord, a poche ore dall’ufficializzazione della scelta di Maroni ha riunito il consiglio federale indicando in Attilio Fontana, ex sindaco di Varese, il candidato per la presidente della Regione. Da Forza Italia, per bocca di Paolo Romani, la precisazione che anche Mariastella Gelmini è una candidata con tutte le carte in regola per la corsa al Pirellone.
In attesa che la vicenda trovi una soluzione, vanno registrate le diverse reazioni alla scelte di Maroni, a partire da quella di quella degli altri candidati in corsa per la presidenza regionale. Giorgio Gori, candidato del Pd, ha affidato alla sua pagina Facebook il suo commento. “Roberto Maroni ha deciso di non ricandidarsi alla presidenza della Regione Lombardia, il mio avversario è sceso dal ring. – Queste le parole di Gori - In questi mesi, ogni giorno, ho lavorato sul nostro progetto, mi sono preparato, ho studiato, immaginando di dovermi confrontare con lui. Una sfida tosta, mica una passeggiata, che nonostante i pronostici ho però sempre pensato di poter giocare fino in fondo. E invece non sarà lui. Gli ho telefonato. Mi ha confermato la notizia e mi ha esposto le sue motivazioni che ovviamente per correttezza non riferirò. In conferenza stampa ha detto aver fatto molto per la #Lombardia. Gli devo rispetto, ma sono di avviso completamente diverso. In Lombardia si può (si deve) fare molto di più, molto meglio di quanto ha fatto il centrodestra, soprattutto negli ultimi anni. Non c’è aspetto della vita pubblica - dal lavoro al welfare, dall’ambiente ai trasporti - che non indichi ampi margini di possibile miglioramento, soprattutto a vantaggio dei gruppi sociali e dei territori più fragili. Saluto dunque Roberto Maroni, e gli auguro un buon futuro. Noi continuiamo la nostra marcia, qualunque sia il nome del nuovo competitor. Rappresenterà comunque ciò che con le nostre idee e le nostre energie siamo impegnati a cambiare”.
Anche il candidato del Movimento 5 Stelle, il bergamasco Dario Violi, ha affidato a Facebook il suo commento. “"Caro Maroni... – così inizia il suo post - .Non ci sono molte cose da dire sul tuo passo indietro: è la certificazione del tuo fallimento in cinque anni di amministrazione. Bisogna ammettere però, che il tuo è un atto di coerenza. Come potevi presentarti davanti ai lombardi con nuove promesse dopo aver disatteso quelle 2013? Tutte, nessuna esclusa. Dal 75% di tasse che volevi trattenere, all'eliminazione del bollo auto, passando per il taglio dei ticket sanitari e delle liste d'attesa. Bravo Maroni!”
Sui social sono comparsi anche i commenti dei consiglieri regionali bresciani che in questi anni hanno trovato spazio fra i banchi dell’opposizione. Così Gian Antonio Girelli, (Pd) “Roberto Maroni non si ricandida. Sorpresa? Non del tutto. Segno evidente di difficoltà e fallimento di un progetto politico.
Per il centro sinistra si apre ancora di più l’opportunità di mostrare capacità, coraggio e idee.
Perché cambiare é necessario, ce lo dice lo stesso Maroni”.
Anche Michele Busi, Scelta civica, ha affidato a Twitter il suo commento alla scelta di Maroni. “Ci sarebbe piaciuto – afferma il consigliere regionale in un passaggio della sua rubrica “La settimana in tre minuti” – chiedere conto a Maroni di quello che non ha fatto in questo 5 anni, a partire dal mancato rispetto della promessa di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse pagate dai lombardi, per passare al mancata riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, la mancata abolizione del bollo auto e gli scarsi risultati in tema di miglioramento del trasporto regionale”.
Di segno opposto, le dichiarazioni di Mauro Parolini, assessore regionale allo sviluppo economico “Durante questa legislatura abbiamo raggiunto insieme importati risultati. Solo per citarne alcuni: il sostegno sempre più qualificato ed efficace all’impresa e al commercio, i numerosi accordi di competitività che hanno permesso di salvaguardare aziende e migliaia posti di lavoro e poi la crescita a doppia cifra nel turismo, che durante questa legislatura ha avuto un vero e proprio salto di qualità grazie alla svolta che abbiamo impresso”.
Da Parolini il grazie a Maroni “per la fiducia che ha voluto darmi, il grande lavoro svolto e la capacità di saper raccogliere con lungimiranza le sfide complesse che la crisi economica ha posto al nostre sistema produttivo”.
“Rispetto la sua scelta – ha concluso Parolini – ora il suo contributo sarà ancora determinante per dare continuità per altri cinque anni, consolidare la crescita, portare a termine il percorso di autonomia regionale e raccogliere i frutti dell’impegno che abbiamo messo in campo con questa coalizione, che rappresenta un modello di buon governo ed eccellenza amministrativa”.