Lombardia: iniziato il dopo referendum
Ieri a Milano la seduta del Consiglio regionale. All'ordine del giorno anche una discussione sul voto del 22 ottobre. Il presidente dell'assemblea Raffaele Cattaneo indica il cronoprogramma per arrivare al confronto con il governo
Dopo il risultato del voto referendario lombardo, spetta ora al Consiglio regionale deliberare in merito all’iniziativa e alla conclusione dell’intesa con lo Stato. Il legislatore statutario lombardo ha voluto stabilire una competenza consiliare in termini di deliberazione sia per la fase dell’avvio formale del percorso, sia per la fase della conclusione dell’intesa che sarà poi sottoscritta dal Presidente della Regione e dal Presidente del Consiglio dei Ministri.
“In Lombardia abbiamo le idee chiare e la discussione di oggi in Consiglio regionale dimostra l’impegno di quest’aula a chiudere rapidamente il percorso. Vogliamo raccogliere da subito il mandato che ci è stato affidato da oltre 3 milioni di votanti che si sono espressi per una maggiore autonomia della Lombardia. Noi come Lombardia vogliamo dare l'esempio di autonomia responsabile. Stileremo una graduatoria delle priorità fra le 23 competenze previste dal Costituzione. Poi la trattativa ufficiale prevede di andare in Parlamento e bisognerà andarci con una squadra ampia che coinvolga la società, il mondo economico e anche rappresentanti del consiglio regionale”, ha affermato il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo al termine della seduta del parlamento lombardo tenuta ieri cge aveva tra i punti all'ordine del giorno anche una discussione sul voto del 22 ottobre
È stato lo stesso Cattaneo a indicare quelli che saranno i prossimi passaggi procedurali: iniziativa della Regione interessata; obbligo di consultazione degli enti locali; necessità di intesa tra Stato e Regione; atto di attribuzione dell’autonomia con legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta dei componenti della Camera dei deputati e del Senato
Per aprire la procedura prevista, è necessaria una deliberazione del Consiglio regionale che può consistere in una Risoluzione o in un atto amministrativo (pda). Secondo il presidente Cattaneo il testo della risoluzione potrebbe approdare in aula per il voto finale già il 16 novembre.
Cattaneo ha ricordato al proposito i due ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale nel febbraio 2015 in occasione dell’indizione del referendum che confermano il conferimento di una mandato al Presidente e alla Giunta per la predisposizione di un documento di indirizzo da sottoporre al Consiglio con l’indicazione delle sfere di autonomia da contrattare con lo Stato e delle priorità. “Su questa base – ha affermato -, un lavoro comune tra Giunta e Consiglio potrà senz’altro contribuire a definire al meglio la base di partenza della trattativa con il Governo”.
La norma costituzionale dispone che nel corso del procedimento di conferimento di forme e condizioni particolari di autonomia, gli enti locali debbano “essere sentiti”, in particolare il Consiglio delle autonomie locali (Cal) potrebbe esser un canale privilegiato per assolvere all’obbligo di tale consultazione. Vi è tuttavia libertà “politica” nel decidere le modalità. Si possono tenere audizioni ma anche chiedere un parere scritto su documenti nonché risposte a questionari eventualmente predisposti. L’avvenuta consultazione deve essere formalizzata al fine di poter dimostrare di aver sentito gli enti locali (si tratta di una condizione procedurale che deve essere assolta). La disposizione costituzionale affida agli enti locali un ruolo consultivo. L’assenza di una specifica disciplina legislativa regionale sul valore del parere induce a ritenere che il parere è di tipo obbligatorio, ma non vincolante.
A questo punto gli interlocutori a livello governativo (il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro per gli Affari regionali) hanno l’obbligo di attivazione entro il termine di sessanta giorni dal ricevimento dell’iniziativa regionale.
“Ricordo che pochi giorni fa la Regione Emilia Romagna ha deliberato l’atto di iniziativa con una risoluzione consiliare il 3 ottobre e in data 18 ottobre il Presidente del Consiglio dei ministri e il Presidente della Regione hanno sottoscritto una dichiarazione di intenti su come debba essere condotta la negoziazione. Spero che avvenga altrettanto rapidamente anche per la Regione Lombardia”, ha sottolineato Cattaneo.
Non è previsto un termine entro il quale si debba svolgere la fase negoziale e neppure sono disciplinate le modalità del confronto tra governo regionale e governo statale. Non vi è un obbligo di concludere un’intesa, ma senza dubbio vi è un obbligo di condurre la negoziazione secondo il principio di leale collaborazione. L’atto finale dell’articolato percorso sarà costituito da una legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta dei componenti le due Camere. A questa fase non è mai approdata alcuna delle iniziative attivate in precedenza dalle Regioni.
Sull’esito del referendum del 22 ottobre è tornato anche il governatore Roberto Maroni che ha ribadito la disponibilità a un ampio confronto. “Ad esempio - ha ipotizzato - visto che alla fine di questo percorso dovrà esprimersi anche il Parlamento, si potrebbe pensare a coinvolgerlo fin da subito, magari attraverso la commissione bicamerale sul Federalismo fiscale. Io ci credo, voglio investire nella trattativa con il Governo. È una cosa seria, se riusciamo ad arrivare ad un accordo prima della campagna elettorale, sono felice. I tempi ci sono". “Il nostro quesito – ha concluso il presidente della Regione - chiedeva tre cose molto precise: il riconoscimento della specialità della Regione Lombardia, che non vuol dire Statuto speciale. Questo, nel quadro dell'unità nazionale. A differenza del Veneto, abbiamo fatto riferimento all'articolo 116 della Costituzione, che per me significa più autonomia".