Lombardia: referendum il 22 ottobre
Il governatore Roberto Maroni ha firmato ieri il decreto per l'indizione di una consultazione che ha carattere consultivo. Con la vittoria del sì prenderà avvio il confronto con Roma per chiedere maggiore autonomia. La soddisfazione degli assessori Beccalossi e Bordonali. Le critiche di Pd e M5S
“Il referendum per l’autonomia si farà domenica 22 ottobre, dalle 7 alle 23”. Questo l’annuncio dato dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, ieri a Cremona, dopo la consegna del premio Rosa Camuna. “Si tratta di un appuntamento straordinariamente importante per tutti i lombardi - ha continuato il Governatore - perché può significare la svolta, l’avvio di una nuova storia per la Lombardia, con la possibilità di tenerci le risorse che ci servono per fare tutte le cose che dobbiamo fare”. Con il referendum la regione, secondo Maroni e i sostenitori della consultazione, avvierà un percorso per chiedere maggiore autonomia da Roma, anche senza arrivare al riconoscimento di “Regione a statuto autonomo” che è invece di Valle d’Aosta, Friuli, Trentino Alto Adige, Sardegna e Sicilia.
Totale e assoluta condivisione della soddisfazione del presidente Maroni è arrivata da Vivina Beccalossi e Simona Bordonali, bresciane che siedono nella giunta regionale. “Approvo e sottoscrivo, senza se e senza ma. Autonomia non vuol dire secessione. Ma, in un quadro di unità nazionale, è giusto e doveroso che le Regioni siano autonome nel gestire certe competenze e soprattutto le proprie risorse economiche. Mi auguro che altre Regioni intraprendano il percorso della Lombardia e del Veneto”. Queste le parole di Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, urbanistica, difesa del suolo e città metropolitana. “Il 22 ottobre abbiamo un appuntamento con la storia – è stato invece il commento di Simona Bordonali, assessore regionale alla Sicurezza, protezione civile e immigrazione –. I soldi che potremo trattenere sul nostro territorio serviranno a risolvere parecchi problemi della nostra regione, dalla sicurezza urbana alla stabilità del territorio. Non possiamo più aspettare e sono convinta che il popolo lombardo sceglierà nel modo corretto”.
Roberto Maroni si è addirittura auspicato il 22 ottobre possa diventare un election day. Qualora si dovesse andare a elezioni politiche anticipate, per il Governatore sarebbe opportuno che anche la Regione tornasse alle urne. “A fine anno - ha osservato - ci saranno alcune scadenze importanti, come la decisione Ue sulle Agenzie, ad esempio. E avere già a ottobre un nuovo Governo della Regione Lombardia con una prospettiva di cinque anni e non di cinque mesi, potrebbe essere utile”. Di parere opposto le opposizioni. Da Roma il ministro per le politiche agricole Maurizio Martina ha bollato il referendum indetto da Maroni come “la solita propagando elettorale”. Il vicesegretario nazionale del Pd, ha precisato che “se la Lombardia avesse voluto fare un lavoro serio per il federalismo lo avrebbe fatto senza spendere 50 milioni e senza perdere tempo. Non lo ha fatto e guarda caso lo scopre adesso, a qualche mese dal voto”.
Di azione strumentale ha parlato anche il consigliere regionale Pd Gian Antonio Girelli che ha bollato l’idea del Governatore di indire un election day che metta insieme referendum e elezioni regionali anticipate come operazione prettamente elettorale. Quello che Girelli contesta a Maroni non è la richiesta per una maggiore autonomia da Roma, ma gli strumenti che il Governatore intende mettere in campo. Il referendum, dai cui esiti non dipende maggiore o minore autonomia per la Lombardia, ma soltanto l’avvio di un confronto con Roma, costerà alle casse lombarde oltre 40 milioni di euro. “Il cammino può essere avviato – ha affermato Girelli – anche senza spendere risorse tanto ingenti”.
Anche il Movimento 5 Stelle regionale ha classificato il decreto con cui Maroni ha indetto il referendum del 22 ottobre come propaganda. Giusto per i pentastellati chiedere maggiore autonomia da Roma, ma con azioni serie e non con la sola propaganda.