Carceri: nuova legge lombarda
La Lombardia ha una nuova legge per la tutela delle persone detenute in carcere, con l’obiettivo primario di un loro reinserimento in società e con la relativa riduzione della recidiva. Secondo il consigliere regionale Michele Busi, vicepresidente della Commissione carceri, la legge sulle carceri lamenta però "finanziamenti insufficienti per una legge che poteva essere più ambiziosa"
La Lombardia ha una nuova legge per la tutela delle persone detenute in carcere, con l’obiettivo primario di un loro reinserimento in società e con la relativa riduzione della recidiva. L’Aula si è espressa con 54 voti a favore (maggioranza di centrodestra, PD e M5S) e 5 astensioni (Patto Civico e Insieme x la Lombardia). “Con questa legge prendiamo atto del nuovo contesto normativo nazionale e degli effetti della riforma sanitaria in Lombardia – ha detto il Presidente Fanetti – La Lombardia si conferma all’avanguardia credendo con i fatti alla funzione rieducativa del carcere, stanziando risorse per la risocializzazione dei detenuti che passa dal lavoro, dalla scuola, dall’arte, ma anche dall’integrazione del carcere con la Pubblica Amministrazione, con il Terzo settore e in generale con il contesto territoriale di riferimento. Per noi sono fondamentali anche le nuove forme di formazione delle guardie carcerarie. Questa è una buona legge, condivisa trasversalmente e che nasce per risolvere le criticità che abbiamo avuto modo di constatare sul campo”. In Lombardia sono 8000 le persone detenute (di cui 5000 con condanna definitiva), 14.000 quelle condannate a misure alternative al carcere.
“Questa legge poteva essere ben più ambiziosa e invece risulta insufficiente soprattutto dal punto di vista dei finanziamenti: la Regione stanzia risorse proprie per un milione di euro soltanto, delegando tutto il resto a fondi europei che sono però temporanei e non strutturali”. Così il consigliere regionale Michele Busi spiega il voto di astensione del Patto Civico sul pdl presentato in Aula. “Abbiamo partecipato fin dall'inizio con convinzione ai lavori per la revisione della legge 8 del 2005. E abbiamo provato sia in Commissione che in Aula a introdurre alcune novità di peso con un’azione emendativa. Ma sulla certezza di un investimento maggiore della Regione in questo settore non c’è stato nulla da fare. E spiace che la maggioranza non abbia voluto accettare la nostra proposta di recepire, come già fanno alcuni grandi Comuni (tra cui Milano e Torino), la possibilità per gli enti pubblici di destinare una quota parte degli appalti dei servizi a cooperative di tipo B con personale svantaggiato, producendo un risparmio oltre che una forma dignitosa di welfare. Certamente, grazie anche al contributo che abbiamo voluto dare in ogni passaggio dell’iter, il testo ha compiuto dei passi avanti rispetto alla formulazione iniziale e siamo soddisfatti per l’approvazione di un nostro emendamento sulla mediazione culturale. Ma si poteva osare di più, per sostenere le molte attività di recupero delle persone detenute, anziché limitarsi a una legge al ribasso, finanziata in modo carente”.