A35 Brebemi: croce o delizia?
A dieci anni dall'apertura del raccordo autostradale tra Brescia e Milano due diverse valutazioni sull'impatto sui territori
A poche ore di distanza l’una dall’altra sono state diffuse analisi su Brebemi, a 10 anni dalla sua apertura. In Regione Lombardia sono stati presentati risultati di una ricerca riguardante le ricadute dirette e indirette del collegamento autostradale direttissimo di 62,1 km tra Brescia e Milano, la via più veloce e sicura tra le due città. L’infrastruttura, attiva dal 23 luglio 2014, ha un’estensione di 62,1 km a cui sono state aggiunte la stazione di esazione di Castegnato e le rampe di interconnessione con l’autostrada. Lo studio, commissionato da Brebemi-Aleatica è stato elaborato da Agici, società di ricerca e consulenza riconosciuta, con l’obiettivo di valutare l’evoluzione dei benefici generati dalla A35 Brebemi, con particolare attenzione agli sviluppi economici ambientali e sociali, tenendo conto degli eventi storici significativi di questo periodo. Il primo dato evidenziato nella presentazione è che la prima autostrada italiana costruita in project financing grazie ad investimenti privati, a dieci anni dalla sua apertura e a quattro dall’entrata nel gruppo internazionale Aleatica (realtà globale leader nella gestione di infrastrutture nel settore trasporti, con una visione di mobilità intelligente, sicura e sostenibile), continua ad attrarre flussi di traffico di lunga percorrenza. Sempre più utenti autostradali privilegiano la qualità del servizio, scegliendo A35 grazie ai tempi di percorrenza certi, alla scorrevolezza del traffico, agli alti standard di sicurezza e comfort di guida con cui è stata costruita e per i quali si conferma tra le più moderne d’Europa. Inoltre l’autostrada ha decongestionato la viabilità ordinaria nei centri abitati della pianura. In questi anni, la A35 è passata dai quasi 8.000 VTGM (Veicoli Teorici Giornalieri Medi) nel 2014 ai 26mila del 2023 con un saldo di +220%, che si traduce in una crescita media annua del 16%.
Nel periodo 2014-2023, secondo la ricerca, la A35 avrebbe generato importanti benefici diretti, di natura economica, sociale e ambientale dovuti all’utilizzo della stessa da parte degli utenti, stimabili in 1,2 miliardi di euro. In particolare, questi benefici riguardano diversi punti. La riduzione dei tempi di percorrenza rispetto alla viabilità ordinaria e al tratto della A4 di circa 2,9 milioni di ore/anno, con un beneficio totale pari a 820,1 milioni di euro. La riduzione del costo del trasporto (costi del carburante e operativi) pari, nel complesso, a 180 milioni di euro, grazie al risparmio dei costi e di oltre 8 milioni/anno di litri di carburante.
Altri dati della ricerca sono quelle relativi alla riduzione delle emissioni inquinanti (PM10, NOX, ecc.), di quelle della CO2 e del rumore che in 10 anni avrebbero generato benefici ambientali nel complesso pari a oltre 165 milioni di euro. Ciò poiché la A35 libera dal traffico (soprattutto quello pesante) i comuni dell’area interessata garantendo la riduzione di oltre 96.000 tonnellate/anno di CO2 e circa 330 tonnellate/anno di emissioni inquinanti. In ambito ambientale va inoltre sottolineato anche l’impegno di Brebemi e Aleatica in atto nel circuito Arena del Futuro per lo studio dell’innovativa tecnologia di ricarica elettrica wireless (DWPT), che contribuirà senza dubbio ad accelerare il progresso dell'elettro-mobilità a livello mondiale.
Risvolti positivo la A35 li avrebbe portati anche sulla riduzione dell’incidentalità sulle strade extraurbane, con in risparmio di circa 23 milioni di euro, grazie ai possibili incidenti/anno evitati, per il decongestionamento dovuto alla nuova infrastruttura.
Nello studio presentato in Regione sono stati messi in evidenza anche i benefici indiretti per i territori legati alla presenza di A35, a partire dallo sviluppo delle attività produttive e logistiche lungo il suo percorso. Tra il 2014 e il 2024, sono stati registrati 84 nuovi insediamenti di grandi aziende italiane e multinazionali impegnate principalmente nei settori della logistica, della manifattura e del chimico-farmaceutico, il tutto con importanti ricadute anche sul piano occupazionale e sulle attività imprenditoriali locali. Secondo i dati raccolti, nelle tre province interessate si è registrato un incremento occupazionale superiore al 6% rispetto ai livelli pre-apertura dell’autostrada (+ 50% rispetto al resto della Lombardia).
La maggiore accessibilità garantita dalla A35 avrebbe anche avuto un impatto positivo sul settore turistico. Ad esempio, Treviglio Fiera ha registrato un incremento significativo nel numero di visitatori nel 2023, raggiungendone circa 200mila, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Un altro nuovo polo, il Porsche Experience Center Franciacorta, sorto nel settembre 2021 in corrispondenza dell’Autodromo di Castrezzato, in 3 anni ha attirato oltre 60mila visitatori. Inoltre, sono cresciute molto nel tempo le iniziative di valorizzazione del patrimonio.
Diametralmente opposta, invece, è la valutazione che Legambiente Lombardia ha di Brebemi, arrivando a definirla “la dorsale del dissesto ambientale dei suoli in Pianura Padana”. In un comunicato stampa diffuso a poche ore dalla presentazione sullo studio dei primi 10 anni di Brebemi, Legambiente sostiene che il raccordo sia diventato solo un “grande attrattore di cemento”, come gli ambientalisti avevano paventato sin dal lancio del progetto. “La grande opera – si legge nel comunicato stampa - , la cui realizzazione ha causato la perdita secca di 500 ettari agricoli, secondo i dati del Centro Ricerche sui Consumi di Suolo, continua ad essere una ferita aperta lungo la dorsale su cui si sviluppa gran parte del nuovo 'capannonificio' lombardo: le tre province in cui ricade l'opera - Milano, Bergamo e Brescia - nell'ultimo decennio, hanno regalato ben 3535 ettari di suolo agricolo al cemento (il 55% del dato complessivo regionale), e di questa emorragia i comuni allineati lungo i 62 km dell'autostrada oltre che delle opere ad essa connesse sono protagonisti indiscussi”.
I numeri di ettari trasformati in capannoni nei comuni della Brebemi, sulla base dei dati Ispra, sono definiti da Legambiente Lombardia “un rosario di suoli consumati”: in provincia di Milano spiccano Pozzuolo Martesana (59 ettari persi in dieci anni), seguita da Segrate (42 ettari), Cassano d'Adda (37 ettari), Pioltello (32 ettari) e Gessate (25 ettari). Non è da meno Bergamo, con i 51 ettari persi a Covo, i 44 a Casirate, i 43 a Calcio, 33 a Caravaggio, 27 a Cividate al Piano, 26 a Cortenuova. E poi c'è Brescia, con 54 ettari di suolo consumato a Chiari, 44 a Travagliato, 30 a Ospitaletto, 29 a Castrezzato. “Sono – continua il comunicato - solo le punte di tanti iceberg, costituiti da una sequenza di insediamenti, prevalentemente di logistica industriale, che stanno cingendo d'assedio un territorio che, con l'avvento della BreBeMi, è diventato un discount di suoli, a disposizione delle multinazionali dell'immobiliare logistico perennemente in cerca di terreni a basso costo e facile trasformabilità”.
Un passaggio critico Legambiente Lombardia lo dedica anche ai flussi di traffico della A35. “Da 2018 – si legge - secondo i dati Aiscat, cresce il numero di veicoli-km per quanto riguarda i veicoli leggeri (+6% annui), ma cresce soprattutto il traffico commerciale pesante (+10% annuo), con il suo carico di inquinanti: l'autostrada, che doveva decongestionare l'A4 e il traffico locale, non ha fatto nulla di tutto ciò ma in cambio sta sviluppando 'il suo' traffico, che si somma, anziché sostituirsi, a quello preesistente, peggiorando così il quadro ambientale del territorio. Beninteso, si tratta ancora di volumi di traffico che certo non richiedevano un'opera autostradale del calibro e delle dimensioni della BreBeMi, con le sue opere mastodontiche e le sue tre corsie per senso di marcia, simbolo dello spreco di risorse economiche, oltre che territoriali e ambientali”.
"Di fatto, BreBeMi-afferma nel comunicato Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - è diventata non un servizio per i cittadini che, potendo scegliere, evitano di pagare gli esosi pedaggi dell'autostrada più cara d'Italia, ma una infrastruttura di servizio per lo sviluppo immobiliare della logistica, cresciuta in modo totalmente sregolato, ingombrando il territorio di capannoni, sorti in modo disordinato su terreni agricoli, ma disponendo di una enorme rampa di accesso, nella forma di un'autostrada privata".