Teresa d’Avila. Viaggio nell’anima
Il volume di don Roberto Tavelli dal titolo “Viaggio nel cielo dell’anima con Teresa d’Avila” è stato pubblicato dalle Edizioni Messaggero di Padova
È con grande stupore e soddisfazione che, entrando in una libreria della città, a Brescia, ho notato ed acquistato il nuovo libro di Roberto Tavelli, dal titolo Viaggio nel cielo dell’anima con Teresa d’Avila, appena pubblicato dalle Edizioni Messaggero di Padova. Lo stupore nasce dal fatto che ebbi la possibilità di leggere nel lontano 2015, per gentile concessione dell’autore, una prima bozza di questo scritto: da tale lettura compresi all’istante quanto gli scritti di santa Teresa d’Avila confermassero il quadro antropologico-gnoseologico dell’anima umana che lo stesso aveva già esposto nella sua monumentale e discussa opera dal titolo L’anima e il suo cuore, pubblicata dall’Editore Cantagalli nel 2012, epoca in cui l’autore non aveva ancora condotto studi sulla mistica spagnola, di cui si sarebbe occupato solo successivamente.
La lettura di quel manoscritto su santa Teresa mi apparve molto più accessibile della sua prima opera pubblicata, poiché presentava un carattere meno scientifico, un linguaggio più semplice e divulgativo, oltre ad essere un saggio meno imponente ed impegnativo, quasi si trattasse di un piccolo compendio nel quale l’autore trovava, nelle parole della prima donna proclamata Dottore della Chiesa, la chiara conferma di quella antropologia, legata alla tradizione, da lui stesso delineata molto tempo prima. È per queste ultime ragioni che ho ripetutamente sollecitato negli anni Tavelli a dare alle stampe almeno questo piccolo contributo, anche se costituisce soltanto una minima parte dei suoi numerosi studi e scritti che spaziano dalla tradizione spirituale cristiana (a partire dai mistici renani medievali, quali Guglielmo di Saint-Thierry, Jan van Ruusbroec, Meister Eckhart, Taulero ed Enrico Suso, sino ad arrivare ai grandi mistici ispanici del XVI secolo, quali Francisco De Osuna, sant’Ignazio di Loyola, san Giovanni della Croce e, per l’appunto, santa Teresa d’Avila), sino a giungere alla tradizione dottrinale contrapposta, ossia alla storia dell’esoterismo occidentale (quali il Corpus Hermeticum e i trattati di Asclepius, la “Summa della magia rinascimentale” di Cornelio Agrippa, e numerosi trattati di astronomia, magia, divinazione e alchimia del noto Teofrasto Paracelso, ecc.).
La prof.ssa Cristiana Freni, nella sua prefazione a quest’ultima pubblicazione di Tavelli, senza mezzi termini, definisce questo scritto “un libro vero. Vero, anzitutto, perché ci indica l’autentica via ermeneutica per leggere gli scritti di santa Teresa d’Avila […]; in secondo luogo, vero, perché ci conduce, quasi presi per mano dalla stessa Santa, a raggiungere le vere profondità della stessa anima, denunciando così le diverse interpretazioni degli scritti di santa Teresa, che ne tradiscono, almeno in parte, il pensiero. […] È un libro vero perché, attraverso il magistero della nostra Santa, ci offre una guida o mappa – come ci suggerisce il titolo – per raggiungere quella profonda e integrale verità di noi stessi, che solitamente, nella quotidianità della nostra vita, ignoriamo”. Già da questi rilievi, è possibile quindi comprendere come l’autore in quest’ultimo libro si sia inoltrato, attraverso il metodo fenomenologico, nell’esplorazione delle profondità della nostra anima, svelandoci le costanti interiori implicate nell’“esperienza religiosa”, e al contempo abbia individuato – delineando il percorso interiore inverso a quello teresiano – il “processo operativo mentale” contrario all’“esperienza religiosa” che sottostà alle ritualità magico-occulte e divinatorie, e che le dottrine esoteriche celano abilmente. Proprio quest’ultima sua peculiare competenza riguardo allo studio dell’esoterismo e dell’occultismo ha esposto Tavelli a diverse critiche in seno alla Chiesa bresciana, a causa delle quali, a giudizio di molti, non ha potuto offrire alcun contributo attinente alle sue particolari acquisizioni, sia all’interno del dibattito culturale locale, che in ambito propriamente ecclesiale, benché la specializzazione del dottorato da lui conseguito verta proprio su tale oggetto di studio.
Spero che il lavoro intellettuale di Roberto Tavelli venga accolto dalle illustri Case editrici bresciane. Solo così in ambito teologico potrà essere aperto un dibattito serio, costruttivo e soprattutto chiarificatore in merito a queste tematiche teologico-antropologiche ancora aperte. Del resto è proprio quanto mons. Giacomo Canobbio, autore della prefazione alla prima pubblicazione di Tavelli, nel lontano 2012, già si augurava: “Si tratta di un’opera di frontiera, quasi un’avventura da esploratore. […] Occorre qualcuno che apra frontiere. Roberto Tavelli ha avuto il coraggio di farlo in un campo ancora oggi in buona parte inesplorato. C’è da augurarsi che la proposta diventi oggetto di discussione: così procede la conoscenza anche del fenomeno umano, sempre troppo misterioso per essere racchiuso in modelli interpretativi angusti”.