I Miracoli nel Bestiario di mons. Panteghini
Uno straordinario volume di mons. Ivo Panteghini, presentato nei giorni scorsi in occasione della Festa dei Miracoli, racconta il significato simbolico di quell’insieme di “bestie spaventose e simboli religiosi” rappresentati sulla facciata e nel portico battesimale della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, quel magnifico esempio di rinascimento bresciano edificato alla fine del 1400 dal Comune di Brescia (ancora oggi di sua proprietà) e affidato da papa Innocenzo VIII alla cura pastorale della Parrocchia Collegiata Insigne dei Santi Nazaro e Celso.
Un libro, sottolinea il parroco, mons. Gianbattista Francesconi nella sua prefazione, che pone lo spettatore di fronte “ad una celeberrima catechesi battesimale dove il mondo pagano lasciava il posto al mondo cristiano”.“Il Bestiario dei Miracoli” (103 pp, edizioni Clarense, 25 euro) esamina con dovizia di particolari formelle, pannelli, colonnette, lesene di un percorso che prende forma in due cammini che per l’autore hanno lo scopo di rammentare ai battezzati le loro rinunce e le loro promesse: sulla sinistra il rifiuto a Satana, sulla destra la via battesimale vera e propria. Racconti che partono entrambi dalla vigna prima per poi differenziarsi tra le pieghe dei due culti. L’opera non si limita ad approfondire le rappresentazioni a lato di un’immagine fotografica. Li riporta anche graficamente, con disegni che ben fanno comprendere, per esempio, i tratti di cavalloni marini o di una sirena partoriente, di un ofiotauro (un mostro in parte toro e in parte serpente) o di un tritone pifferaio, di un satiro o di un apollo. “Questo lavoro è il frutto di una prolungata presenza in corso Martiri della Libertà e di una paziente ruminazione durata più di quattro anni – scrive l’autore – che mi ha portato ad avventurarmi nel complesso e variegato mondo simbolico medievale e rinascimentale”. Durante la Seconda guerra mondiale la chiesa dei Miracoli, come è popolarmente conosciuta, venne colpita duramente ma per fortuna la facciata rimase intatta. L’interno, restaurato al termine del conflitto, ha pianta quadrata e abside pentagonale, pilastri e colonne dividono lo spazio in tre navate, sovrastate da quattro cupole.
Nell’abside si conserva l’immagine della Madonna che allatta, originariamente dipinta sulla facciata di una casa lungo il corso del quartiere di San Nazaro, alla quale furono attribuiti poteri miracolosi durante la peste del XV secolo. Sull’onda del fervore religioso della popolazione, il Comune avviò nel 1486 le trattative per l’acquisto della casa e nel 1488 inaugurò il cantiere del primitivo santuario dove l’immagine venne trasportata nel 1581.