L’intuizione di padre Marcolini
Il tema delle condizioni abitative in cui versavano al tempo le classi popolari in una lettera del 1932 a Igino Righetti
Fra i tanti meriti di p. Ottorino Marcolini di cui tra pochi giorni ricordiamo l’anniversario della morte (23 novembre 1978), vi è stato certamente quello dell’attenzione agli ultimi e agli emarginati.
Questa caratteristica era presente fin dagli anni giovanili, come testimonia il volume “Quaderni. Appunti e riflessioni personali”, pubblicato dal Ce.Doc. nel 2018, che raccoglie i testi dei diari del padre della Pace dal 1924 al 1968. Emergono in queste pagine quelle caratteristiche spirituali e insieme quell’attenzione ai problemi del suo tempo – in modo particolare il tema del lavoro e quello della casa, oltre alle preoccupazioni educative – che costituiranno la cifra più spiccata di questo “prete fuori serie”. Emblematica, sul tema delle condizioni abitative delle classi più povere, questa lettera indirizzata a Igino Righetti, presidente della FUCI, in occasione del congresso nazionale del 1932. “Le abitazioni per le classi popolari vengono troppe volte costruite tenendo conto solamente del lato economico e, fino ad un certo punto, igienico; normalmente non ci si preoccupa delle questioni morali in modo che si vengono ad avere un agglomeramento molto dannoso dal punto di vista morale e sociale. Perché in questi grandi alveari umani dove ogni famiglia ha pochissimi locali viene perso il senso della casa per avere un po’ quello della caserma, la famiglia minaccia di dissolversi perché viene a mancare il senso del nido famigliare. Naturalmente l’ideale sarebbe di poter costruire piccole case con pochi alloggi, ognuna con annessi dei piccoli giardinetti ed orti; una soluzione simile importa però una maggiore spesa. L’aumento di spesa è tale da rendere impossibili tali costruzioni nella maggior parte dei casi? Di quale entità è? Non sarebbe il caso che gli enti pubblici usassero parte delle somme destinate a lavori pubblici di abbellimento a questo scopo? Ecco una serie di domande parecchio interessanti. Più grave ancora si presenta la sistemazione delle abitazioni popolarissime per famiglie quasi nella miseria; e in più il problema morale presenta aspetti più gravi: genitori, figli e figlie che sono costretti ad usare un’unica stanza da letto; le difficoltà che possono presentare i bambini, quindi si affaccia in pieno il problema demografico-morale. E per andare fino in fine alle difficoltà c’è il gravissimo problema delle abitazioni per gli sfrattati, vera piaga delle città moderne e vergogna della nostra civiltà. Si deve conservare il carattere di estrema provvisorietà alle costruzioni che si devono fare all’uopo perché si considera il fenomeno come assolutamente transitorio oppure costruire un po’ più stabilmente? Quanto può costare ad esempio la sistemazione decente di mille famiglie di disoccupati sfrattati in confronto ai lavori di abbellimento di una arteria del centro della nostra città?”.