Jack: l'ultima fatica di Enrico Belleri
Con questo secondo libro, fresco di uscita, Enrico Belleri si conferma uno scrittore promettente. Se il primo lavoro, è più un testo di formazione, l’ultimo, “Jack”, è un giallo (EllediLibro by Arpod) che si muove in tanti spazi, coinvolgendo molti personaggi. Enrico, di professione è impiegato, da sempre appassionato di letteratura, ha maturato l’idea di scrivere un libro durante un viaggio in Sud Africa, tanti anni fa. Lì fu colpito da un uomo che aveva numerosi fogli, perché stava lavorando alla stesura di un libro. Questo episodio, così come gli incontri fatti nella vita, gli ha mosso qualcosa dentro.
Enrico, è il secondo libro, l’appetito viene mangiando?
Direi di sì o meglio, molto semplicemente, una volta capito che scrivere mi fa stare bene e mi dona serenità, ho deciso di non smettere. Senza pensare troppo al fatto che i miei libri possano essere letti solo da mio papà o da centinaia di persone.
Come si è avvicinato al mondo della letteratura?
Fondamentalmente sono stati tre i libri che mi hanno folgorato, in momenti diversi della mia vita: “Il giovane Holden” di Salinger, letto a 15 anni su indicazione (obbligo) di un professore, ma che mi ha fatto capire che esistevano libri che si potevano leggere con il sorriso sulle labbra, e che rendevano le ore di lettura momenti di svago, divertenti come una partita a pallone con gli amici; “Jack Frusciante” di Enrico Brizzi, autentico amore a prima vista, arrivato sul mio comodino proprio nell’età delle prime "cotte"; “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, inserito all’ultimo momento nello zaino che ho portato con me a Cape Town, e che mi ha accompagnato in quel viaggio come se fosse il mio migliore amico.
Ora si riposa o, in preda all’ispirazione creativa, è già pronto per una prossima uscita?
Idee e progetti non mancano. Sto provando nuove tipologie di scrittura, sfidando me stesso a provare qualcosa che non sia per forza all’interno della mia “comfort zone”. Mi sto divertendo anche in questo tipo di lavoro e quindi non mi fermerò.
Quali sono le differenze tra i due lavori ?
Il secondo, “Jack”, credo nasca da una scrittura più matura, più consapevole. Al contrario del primo “I sogni più audaci”, in “Jack” ho puntato tantissimo sulle correzioni, sul miglioramento continuo, quasi maniacale, di ogni singola parola presente in ogni singolo capitolo. Credo si possa percepire questa differenza. Quello che invece è rimasto uguale, stupendo me per primo, è la consapevolezza che questo secondo libro, pur sapendo che sarebbe stato pubblicato (a differenza del primo che è nato solo come sfida a me stesso, senza illusioni di pubblicazione), non ha intaccato il modo di scrivere. Ho scritto quello che sentivo, senza la necessità di farlo per “accontentare” case editrici o persone che sapevo che l’avrebbero letto e proprio questo credo sia la forza maggiore di Jack. Sono convinto che non si debba temere il giudizio degli altri per le cose fatte con il cuore e con il sorriso.