Formigoni: Una storia popolare
Il 27 ottobre l'associazione Tito Speri ha organizzato la presentazione del libro "Una storia popolare" di Roberto Formigoni. Il grande ritorno di una delle più importanti e discusse personalità della politica lombarda e nazionale. L'opera è divisa in quattro parti: la giovinezza e l’incontro con Gioventù Studentesca e Comunione e Liberazione; gli anni alla guida del Movimento Popolare; gli anni al governo di Regione Lombardia; bilanci e rivelazioni sul rapporto di CL con la politica. Un libro concepito - come viene definito dalla descrizione di presentazione- per preservare la memoria di ciò che l’establishment (politico, mediatico, forse anche ecclesiastico) vorrebbe far dimenticare. L'evento, tenutosi al Centro Pastorale Paolo VI, è stato introdotto dall'avvocato Paolo Botticini e moderato dai giornalisti bresciani Tonino Zana e Massimo Tedeschi del Corriere della Sara. Incalzato fin dall'inizio sui tradimenti e le più recenti vicende giudiziarie subite, Formigoni ha tenuto subito a precisare "è vero. Alcuni mi hanno voltato le spalle, in particolare nel 2019, quando sono stato condannato ingiustamente per il reato che mi hanno attribuito dovendo passare anche cinque mesi in carcere. Queste sono le stesse persone - sottolinea l'ex Presidente - che avevano stimato ed elogiato la mia opera di politico".
Tornando al verdetto e alla decisione dei giudici "riprendo le dichiarazioni dell’avvocato che mi ha assistito Franco Coppi, rilasciate dopo la sentenza della Corte di Cassazione: "Ho assistito a un processo politico. Formigoni è stato condannato senza colpe e senza responsabilità".
Una congiura, secondo il Presidente, servita a limitare il consenso e il buon lavoro condotto nelle istituzioni lombarde “l’odio nei miei confronti è scaturito da una sinistra che non è mai riuscita a battermi sul piano politico e da alcuni provvedimenti, come la riforma della sanità del 1995, che non sono mai stati condivisi da quella parte politica. Parlando dell’esperienza in carcere " Ci sono stati diversi fattori che mi hanno permesso di superare questo complicata fase della mia vita: la consapevolezza di essere un uomo delle istituzioni che, anche di fronte ad una scelta ingiusta, si comporta con responsabilità sottomettendosi alla pena; la fede in Dio che mi ha permesso di non abbandonare la mia mente alla depressione ; l'amicizia, la vicinanza e l'affetto di tantissime persone che mi hanno indirizzato in carcere, in soli cinque mesi, più di 4.000 lettere".
Un doveroso passaggio è stato fatto sull'esperienza giovanile e sul mondo di Comunione e Liberazione "ciò che sono oggi lo devo a Don Giussani. Colui che ha permesso a me è a moltissimi giovani di aprire gli occhi attraverso una vera educazione cristiana. Ci ha insegnato un metodo di vita, offrendoci la possibilità di avere una visione sul mondo, confrontando l’esperienza personale con le ragioni profonde del nostro cuore”. Le ultime domande sono state riservate al futuro in politica e al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “non so se tornerò in politica. Nonostante molti mi chiedano di tornare la mia risposta, al momento, è no. A fine novembre tornerò uomo libero, da lì in poi valuterò cosa sia meglio fare. Stimo molto Giorgia Meloni, la reputo competente e condivido appieno la politica internazionale che sta intraprendendo per il nostro Paese".