Impressioni dopo il Sinodo
A Sinodo sull’Amazzonia concluso, mi permetto di esternare alcune impressioni, da semplice laico credente, anche nella misura in cui le avverto condivise da parte della Chiesa non così minoritaria come si cerca di far credere.
Mons. Filippini, responsabile della pastorale culturale della diocesi, in un articolo sul Giornale di Brescia, con la sua consueta bontà invitava a guardare con fiducia e senza allarmismi al Sinodo e alle sue finalità.
Io però, forse meno buono e più sospettoso di lui, ho avuto varie impressioni negative.
Per prima cosa mi sembra che i media abbiano parlato poco di questo Sinodo, benché riguardasse temi sentiti e attuali come l’ecologia , il rispetto di tutte le culture, il celibato sacerdotale, il ruolo della donna nella chiesa; il che mi ha stupito.
Mi è parso poi che i media abbiano ignorato o solo accennato al fatto non certo secondario che qualche centinaio di fedeli provenienti da tutta Italia si sia riunito proprio in piazza S. Pietro a pregare perché il Sinodo non approvasse innovazioni pericolose.
Mi ha insospettito anche venir a sapere che c’è uno stretto legame fra i vescovi progressisti tedeschi e brasiliani e che in Germania, in vista di un Sinodo quasi contemporaneo a quello amazzonico, si è proposta con la forza l’ordinazione di uomini sposati, tanto che il Papa stesso ha scritto una lettera che sembra invitare alla prudenza.
Inoltre ho scoperto casualmente che il cardinale brasiliano Hummes, anima del Sinodo amazzonico e in sintonia con Papa Francesco, già una quindicina di anni fa, appena eletto prefetto della Congregazione per il Clero, aveva proposto l’ordinazione di uomini sposati, venendo allora costretto a far marcia indietro. Del resto anche mons. Filippini nel suo articolo, citando il vescovo bresciano Verzelletti, sembrava dare per possibile ed opportuna l’ordinazione di uomini sposati. La quale, alla fine, è stata approvata di fatto dal Sinodo, sia pure con la limitazione prudenziale di ordinare solo coloro che hanno già ricevuto l’ ordinazione a diacono permanente, la quale comporta la possibilità di essere sposati. Dopodichè, chi impedirà ai vescovi di ordinare diaconi uomini sposati idonei (viri probati) e successivamente ordinarli sacerdoti?
Anche la sua motivazione addotta mi sembra troppo appiattita su calcoli numerici e sulle esigenze pratiche, sia più gravi, di facilitare ai fedeli l’accesso ai sacramenti e la partecipazione alla Santa Messa. Mi sono sembrate più profonde e spirituali le motivazioni contrarie a tale scelta espresse ad esempio dal cardinale africano Sarah nel suo libro appena uscito. È vero che il Sinodo ha limitato l’ordinazione dei diaconi amazzonici a ‘’situazione eccezionale’’ e come ‘’ultima ractio’’. Ma che potrà impedire che tale uso si diffonda, ed anche in altre parti del mondo, con la motivazione della carenza di vocazioni sacerdotali?
È vero anche che l’ultima decisione tocca al Papa, ma credo che si possa ipotizzare che non si tirerà indietro.
In tal modo il processo avviato con questo Sinodo potrebbe portare gradualmente alla fine di quella che da molti secoli è una caratteristica distintiva, direi la perla, del sacerdozio cattolico: il celibato.
Avrei qualcosa da dire anche su altri aspetti dedicati dal Sinodo, ma mi fermo per non occupare troppo spazio.
A fine Sinodo il Papa ha avuto parole di dura condanna per coloro che invece di guardare il ‘’corpus’’ della relazione sinodale vanno a verificare i singoli punti, e ci ha definiti ‘’ cristiani d’elite’’ i quali , ‘’perché non amano nessuno, credono di amare Dio’’.
Ritengo che si riferisse ai fedeli tradizionalisti che si soffermassero sulle innovazioni che temono. Confesso che anch’io ho messo al primo posto singoli punti, ma spero di averlo fatto per amore della S. Chiesa e di non meritarmi perciò questa condanna papale. Che del resto dovrebbe riguardare anche quegli innovatori che usano dei Sinodi per portare avanti innanzitutto le loro proposte, ricorrendo a tutti i mezzi per vederle approvate nelle relazioni e nei documenti finali. Concludo affidando la chiesa americana e il mondo intero alla Vergine di Guadalupe, lei si fattasi garante di una corrente interculturale e fratellanza dei popoli, essendo apparsa a un umile indio e imprimendo sul suo mantello la sua effigie con volto e abbigliamento indiani.