Fuori le mafie dalle istituzioni
Il commento del segretario cittadino del PD di Brescia
Quanto emerso dall’inchiesta che ha portato ieri a Brescia all’emissione di numerose misure cautelari per attività collegate alla criminalità organizzata calabrese, tra le quali diverse a carico di cittadini bresciani, è a dir poco inquietante.
Se da un lato è l’ennesima riconferma della presenza delle mafie sul territorio e nel tessuto socio-economico della nostra provincia, dall’altro lato la presenza tra gli indagati bresciani di alcuni soggetti che hanno avuto ruoli politici in città e provincia (nelle file di Fratelli d’Italia e della Lega) apre uno squarcio su una realtà di relazioni a dir poco pericolose tra politica e criminalità organizzata, che fino ad ora non aveva interessato le nostre istituzioni locali.
La giustizia farà il suo corso ed è doveroso che noi si mantenga un atteggiamento di assoluto garantismo, ma credo sia altrettanto doveroso che la politica bresciana si interroghi e rifletta su quanto avvenuto.
Innanzitutto, come Partito Democratico cittadino, vogliamo esprimere la nostra gratitudine e il nostro pieno sostegno alla magistratura e alla Questura di Brescia, che con la loro attività di indagine hanno portato a questo importante risultato di repressione di un fenomeno che va combattuto fino ad estirparlo. Tale obiettivo deve trovare il supporto, senza esitazione alcuna, di tutta la società civile e politica bresciana.
Il procuratore Francesco Prete, commentando quanto emerso in relazione ai politici coinvolti nell’inchiesta, ha voluto precisare che a Brescia “la classe politica amministrativa ha degli anticorpi e sa alzare le barriere”. Credo che il dott. Prete abbia ragione, ma anche che, alla luce di quanto emerso, tale capacità la politica bresciana debba ribadirla attraverso una presa di distanze inequivocabile, a partire dai partiti di appartenenza dei soggetti coinvolti, da atteggiamenti viscidi di vicinanza e disponibilità nei confronti delle infiltrazioni mafiose.
È ora che la politica, anche a Brescia, alzi davvero quelle barriere. Lo deve fare innanzitutto attraverso una maggiore attenzione nella fase di selezione del personale politico e ribadendo costantemente nelle proprie proposte, nei programmi elettorali, nelle prese di posizione, che la legalità è un valore fondamentale e irrinunciabile di uno Stato di diritto come il nostro, anche a livello di amministrazioni locali.
Inoltre, vista la gamma dei reati contestati a vario titolo al sodalizio criminale, che vanno dalle estorsioni al traffico di armi e droga, dalla ricettazione all’usura, dal riciclaggio al voto di scambio, fino a reati tributari, è necessaria un’ulteriore considerazione.
Uno degli arrestati (già condannato recentemente per corruzione insieme ad altri politici tutt’ora rappresentanti istituzionali di primo livello dello stesso partito, Fratelli d’Italia, estranei a questa indagine) quando era in Consiglio Comunale a Brescia non mancava di dipingere la nostra come una “città insicura”, magari anche perché, a suo dire, troppo “colorata”. Ora si viene a sapere che lo stesso, fuori dall’aula, si sarebbe dedicato a offrire prestazioni professionali (in quanto medico) a favore di partecipanti a rapine a mano armata o a chiedere il sostegno alle famiglie mafiose per l’apertura di un “centro per migranti” in Calabria.
Tutto ciò ci deve far riflettere sulla necessità di una maggiore coerenza tra quanto i rappresentanti politici esprimono, propongono e richiedono nel dibattito pubblico e quanto poi loro (noi) stessi mettono in atto con le loro scelte e azioni personali. La sicurezza e la legalità non basta evocarle o pretenderle dagli altri, ma serve praticarle e dimostrarle con i propri comportamenti. Questo vale per tutti i cittadini e le cittadine, e ancor più per chi ha responsabilità politiche e istituzionali.
Noi, il Partito Democratico, cogliamo anche questa occasione per ribadire a voce alta il nostro NO alle mafie, il nostro: “Fuori le mafie dalle istituzioni!”.