Sbaraini: un sogno realizzato scatola dopo scatola
Come tante volte succede le favole si trasformano in realtà. Ma capita anche che un lavoro fatto iniziare ad un ragazzo per punizione si trasformi in un’attività imprenditoriale di successo. È quello che è accaduto a Riccardo Sbaraini, classe 1977, di Borgosatollo ma, lavorativamente parlando, cittadino di Castenedolo. A 17 anni non ne vuole più sapere di studiare (al Pastori) e allora la mamma che comunque aveva (e ha ancora) una catena di vendita di elettrodomestici decide di farlo lavorare, ma non da lei. Decide di mandarlo a fare l’operaio da una persona che conosce bene, Claudio Laurini, titolare a Capodimonte di Castenedolo dell’omonimo Scatolificio, azienda per la produzione di cartone ondulato nata nel 1969 con dimensioni strutturali medio-piccole e 10 dipendenti. Siamo nel 1995 e la maggiore età Sbaraini la traguarda tra fustellatrici, taglierini e stampi.
Passione. “A questo lavoro mi sono appassionato tantissimo – ricorda – e giorno dopo giorno ho cercato di capire, imparare, guardare oltre le mura dello stabilimento. Man mano ho capito che questo era il mio lavoro per la vita, ero curioso, ma anche determinato a scoprire i segreti dell’imprenditore”. Così si consolida sempre più nella sua testa l’idea di acquistare quella fabbrica. Aumenta l’impegno dei turni, “gestisce” il lavoro dei colleghi, cerca di carpire i segreti di acquisti e vendite. Finché decide di acquistare lo Scatolificio Laurini. La compravendita avviene nel gennaio del 2013, mantiene il nome e, cosa molto importante, mantiene alle sue dipendenze le persone che fino al giorno prima erano i suoi colleghi.
Acquisto. “Avevo fatto 18 anni da operaio di macchina a responsabile della produzione, e, in quel momento, avevo capito che potevo portare avanti io questo mestiere. Ero appassionato talmente tanto da continuare ad avere in testa sviluppo e migliorie all’azienda”. L’acquisto dello scatolificio gli è costato 900mila euro, fatturava 1 milione di euro e aveva, come detto, 10 dipendenti (lui compreso). Oggi ha aumentato la forza lavoro di una unità (11), in 6 anni ha coperto l’investimento e nel 2020 “nonostante tutto quello che è successo abbiano chiuso solo un mese, perché alimentare e sanitario continuavano a lavorare e, quindi, sono riuscito a pareggiare il fatturato 2019 a 1.600.000 euro. Nel 2021 ho raggiunto un conto economico di 2,8 milioni di euro”.
Previsione. Come è stato possibile? Un anno fa, in agosto, ha dato un taglio al passato fatto di macchine ad ingranaggi e, per 900mila euro, se ne è comperata una nuova dagli alti standard qualitativi e quantitativi, totalmente automatizzata, tecnologicamente molto avanzata, duttile, governata da un computer, che gli ha permesso di raddoppiare il lavoro senza dover rinunciare al personale: quattro maschi e sette donne “e adesso ho bisogno di assumere altre persone”.