Rallenta il cuore del manifatturiero
Presentata un'indagine congiunta di Confindustria Brescia e Bergamo sui primi 200 gruppi industriali a vocazione manifatturiera. Queste realtà che rappresentano uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale ed europeo, hanno conosciuto lo scorso anno una frenata rispetto al 2022
Frenata per il manifatturiero bresciano e bergamasco che nel 2023 ha realizzato risultati economici meno brillanto di quelli dell’anno precedente, penalizzato, in particolare, dal progressivo raffreddamento della domanda e degli scambi mondiali. A evidenziarlo è la ricerca condotta da Confindustria Brescia e Confindustria Bergamo, presentata ieri all’interno dell’evento “Nel cuore della manifattura”. Lo studio ha analizzato i primi 200 gruppi industriali bergamaschi e bresciani a vocazione manifatturiera, con ricavi nel 2023 a 46,5 miliardi di euro e 139mila dipendenti. Queste realtà rappresentano uno dei segmenti produttivi più avanzati e innovativi a livello nazionale ed europeo, e si caratterizzano poi per un’elevata proiezione internazionale, certificata dalla quota del volume d’affari realizzata al di fuori dell’Italia, pari al 66% del fatturato totale.
Nel 2023 i loro ricavi complessivi sono diminuiti del 5,7% sul 2022. Tale movimento trova giustificazione nella debole domanda (che ha frenato la dinamica dei quantitativi venduti) e nella contestuale contrazione dei prezzi applicati alla clientela, a seguito dello sgonfiamento delle quotazioni delle principali materie prime e semilavorati utilizzati nei processi produttivi. La distribuzione dei gruppi analizzati per evoluzione del fatturato mostra una situazione particolarmente eterogenea: il 55% del campione ha infatti evidenziato cali, mentre il rimanente 45% un andamento positivo rispetto all’anno precedente. Anche il Margine operativo lordo (valore che misura la redditività di una azienda, cioè la sua capacità di realizzare margini di guadagno) è diminuito del 10,7%, caratterizzandosi, quindi, per una discesa più intensa di quella delle vendite. Su tale flessione peserebbe, secondo la ricerca, la crescita del costo del lavoro (+6,2%), la cui salita è stata favorita dall’aumento degli organici e dall’incremento delle retribuzioni destinate ai dipendenti. In tale contesto, va tuttavia sottolineato che, al netto di quanto sperimentato dal settore siderurgico (-67,9%), il Mol evidenzia addirittura un incremento (+2,5%), che suggerisce un generalizzato miglioramento della marginalità industriale tra gli altri comparti.
L’incidenza del Mol sul fatturato è di poco diminuita, pur mantenendosi su livelli piuttosto elevati: passa dal 14,8% del 2022 al 14,0% del 2023. Si tratta di un risultato particolarmente positivo, soprattutto se letto alla luce del contesto macroeconomico poco brillante nel 2023.
La struttura patrimoniale del campione si è ulteriormente rafforzata: i mezzi propri sono aumentati del 5,4%, mentre i debiti finanziari (-5,5%) e quelli verso in fornitori (-8,6%) hanno subito significative riduzioni. Sui primi ha pesato la salita del costo dei finanziamenti, che ha penalizzato la propensione degli operatori economici a richiedere finanziamenti. Sui secondi hanno soprattutto influito i minori acquisti effettuati, a seguito della debolezza dell’attività economica.
A seguito di tali movimenti, nel 2023 la quota del patrimonio netto sul totale delle attività si è attestata al 54,7% (contro il 52,2% nel 2022). Il segmento più avanzato dell’industria bergamasca e bresciana si connota pertanto per un’elevata dotazione patrimoniale; un processo che nasce da lontano, frutto di gestioni particolarmente oculate negli anni passati, quando gli utili realizzati sono stati primariamente destinati alla capitalizzazione delle imprese.
Nel 2023 la gestione operativa ha generato un ammontare di liquidità ampiamente superiore rispetto a quanto realizzato l’anno precedente (+42,0%): una dinamica positiva, a maggior ragione se inserita nel complesso quadro ciclico vissuto dal sistema manifatturiero. La ricerca mette poi in luce che tale liquidità ha interamente finanziato gli investimenti (la cui evoluzione è tuttavia in rallentamento sul 2022) e il rimborso dei finanziamenti in precedenza contratti.
L’analisi dei bilanci 2023 a consuntivo è stata poi arricchita da un’indagine somministrata agli stessi gruppi nel mese di ottobre 2024, con gli obiettivi di fornire una prima istantanea (sebbene parziale e non definitiva) in merito alle principali dinamiche di bilancio per l’anno 2024, nonché alle prospettive per il 2025, oltre ad alcune indicazioni sulle strategie di crescita e sviluppo perseguite dai gruppi industriali e a un approfondimento sullo lo stato di utilizzo (attuale e prospettico) dell’intelligenza artificiale, soprattutto nei processi relativi all’amministrazione, alla finanza e al controllo. Con riferimento al primo punto, emerge dall’indagine una stima negativa sulle principali voci di bilancio relative al 2024: in base a questa valutazione il fatturato complessivo dovrebbe scendere, rispetto all’anno precedente, del 4% circa; il valore aggiunto dell’8% e il Margine operativo lordo dell’11%. Il rapporto Mol/Ricavi si attesterebbe così al 13,0%, in flessione rispetto al 2023 (14,0%) e al 2022 (14,8%). Osservando la distribuzione geografica del fatturato 2024, le perdite più consistenti, e che interessano il maggior numero dei gruppi industriali analizzati, riguardano la Germania (i tre quarti dei gruppi ha riscontrato perdite, e un terzo oltre il 10%) e l’Europa nel suo complesso, l’Africa centromeridionale e la Cina. Viceversa, i mercati che hanno garantito maggiori soddisfazioni sono quelli di Nord Africa e Medio Oriente, Sud America, Stati Uniti, India e Oceania.
Lo studio condotto dalle due territoriali di Confindustria mette in luce una certa fiducia per quanto riguarda il 2025, perché circa nel 70% dei casi vengono segnalati un fatturato ed una marginalità in crescita rispetto al 2024. Queste prospettive sono corroborate da una robusta dinamica degli investimenti, che dovrebbero crescere nell’80% dei casi, e da una strategia di crescita che insiste sulla differenziazione su nuovi mercati (58%), sulla apertura di nuovi business (42%) e sull’allargamento del perimetro di consolidamento (35%), oltre che sui driver della digitalizzazione, del riposizionamento lungo la catena del valore, della riorganizzazione infragruppo.
Tra le aree geografiche individuate come target per lo sviluppo industriale vengono segnalate il Nord America, e specialmente gli Stati Uniti (37%), l’Europa (23%), e l’Asia, in particolare, India, Cina e Far East. Decisivo, per perseguire tutti questi indirizzi strategici, l’importante apporto della liquidità aziendale (mezzi propri e gestione operativa) come strumento privilegiato per finanziare, nell’83% dei gruppi, la crescita attesa per i prossimi anni. Infine, sul terzo aspetto, l’indagine ha evidenziato che, a oggi, il 76% delle realtà intervistate dichiara di utilizzare l’intelligenza artificiale con intensità diversificate. Entro tre anni l’utilizzo raggiungerà il 92%. Limitatamente ai processi di amministrazione, finanza e controllo, l’impiego attuale è molto limitato (4%) ma, in prospettiva, più della metà dei gruppi (56%) saranno coinvolti. L’uso maggiore è, ed è previsto, per i processi di controllo di gestione (controlli operativi, analisi di scenario, dei consumi), ma anche per la preparazione di reportistiche e l’annotazione nei registri contabili. Produttività, motivazione, efficacia ed efficienza, modifica dei ruoli e accuratezza e completezza delle informazioni sono tra i maggiori impatti osservabili. Vi sono poi attese di impatto sull’integrazione delle informazioni all’interno di ciascun gruppo e sulle performance economiche.
All’evento “Nel cuore della manifattura – Un’analisi economico-finanziaria dei primi 200 gruppi industriali di Bergamo e Brescia”, ospitato dalla cantina La Montina Franciacorta di Monticelli Brusati hanno preso parte Giovanna Ricuperati (presidente Confindustria Bergamo), Franco Gussalli Beretta (presidente Confindustria Brescia), Pietro Vargiu (Country Manager Coface Italia) e Antonio Solinas (Managing Partner Deloitte Financial Advisory), insieme agli interventi tecnici di Davide Fedreghini (Centro Studi Confindustria Brescia), Massimo Longhi (Studi Territorio Competitività Internazionalizzazione Confindustria Bergamo), Gaia Bassani (Università degli Studi di Bergamo) e Stefania Servalli (Università degli Studi di Bergamo).