Latte: si pagano oggi colpe di ieri
Una dichiarazione della Corte di Giustizia Ue torna a mettere in difficoltà il Paese e getta altra benzina sul fuoco di polemiche vecchie
’ultima batosta è arrivata qualche giorno fa: 1,343 miliardi di euro da recuperare. Lo ha sancito la Corte di giustizia europea nei confronti dell’Italia giudicata “inadempiente”. Oggetto della discordia il latte. O meglio, l’eredità ancora pesante delle quote latte, cioè dei tetti alla produzione che l’Europa aveva posto nel 1984 e che sono state aboliti nel 2015. Vicenda triste e a tratti violenta, quella della gestione delle quote latte in Italia ha caratterizzato oltre trent’anni di storia agricola, economica e politica nazionale. Un racconto tutto sommato triste fatto di malapolitica, di disattenzioni, di superficialità che, appunto, ancora oggi pesa sul settore, nel frattempo notevolmente ridimensionato e cambiato.
Il conto ultimo, come si è detto, ammonta a un miliardo e 343 milioni di euro che in effetti l’Italia ha già pagato all’Europa, ma che i governi dovevano far pagare a chi effettivamente è stato responsabile degli sforamenti dei limiti produttivi e non a tutti. La Corte di Giustizia dell’Ue ha dichiarato infatti l’Italia “inadempiente sulle quote latte, in quanto non ha fatto in modo che il prelievo supplementare fosse a carico degli effettivi responsabili della sovrapproduzione tra il 1995 e il 2009”. Vista la situazione la giustizia europea ha chiesto esplicitamente che il costo “sia effettivamente imputato ai produttori che hanno contribuito a ciascun superamento del livello consentito di produzione”.
È in qualche modo il passato che torna presente. E che sembra quasi aver spiazzato il nostro Governo. “È una questione molto delicata. Noi ci stiamo lavorando dal 2014”, ha precisato il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, che ha aggiunto:
“Da tre anni abbiamo strutturato un percorso molto serio che, in qualche modo accompagna questa vicenda rispettando le regole e offrendo agli allevatori dei percorsi di uscita da una questione molto dolorosa”.
C’è da dire che il Governo comunque non è stato fermo, visto che l’Agea (l’Agenzia che si occupa dell’erogazione dei pagamenti in agricoltura ma anche delle riscossioni), ha già avviato le procedure di richiesta ai singoli allevatori; anche se solo per una parte dell’importo chiesto, 459 milioni non risultano ad oggi esigibili a causa del protrarsi dei contenziosi. Di “errori, ritardi e compiacenze che hanno danneggiato la stragrande maggioranza degli allevatori italiani che si sono messi in regola e hanno rispettato le norme negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro” parla Coldiretti, commentando le decisioni della Corte di Giustizia europea.