Fortunato: costi energetici alle stelle
Il prossimo autunno è ormai alle porte e il terrore per l’aumento dei costi energetici alleggia inesorabilmente sui destini della Nazione. Per approfondire questa grande sfida che misurerà le capacità del futuro Governo, ne abbiamo parlato con Mario Fortunato, classe 1987, membro del Direttivo nazionale dell’Ucid giovani e senior buyer della Gefran, una multinazionale bresciana quotata in borsa nel settore elettronico.
Dott. Fortunato, perché siamo arrivati a questo punto?
Sarebbe bello trovare solo una causa ed un giorno preciso dell’inizio di questo problema, ci aiuterebbe sicuramente a definire in maniera mirata le azioni correttive ma ahimè siamo di fronte a quelli che molti definiscono “la tempesta perfetta”, cioè un mix molto variegato di situazioni che hanno generato e continuano sempre di più ad innalzare il prezzo delle energie. Siamo di fatto entrati in un circolo vizioso dal quale, e lo dico con ragionevole certezza, non ne usciremo prima della primavera del 2024. Ciò significa trovare soluzioni immediate per famiglie ed imprese che siano economicamente sostenibili per le casse dello Stato nei prossimi due anni e mezzo.
Come sarà l’impatto per le imprese?
Per le imprese è un vero dramma, soprattutto per quelle che vengono definite “energivore” che fanno del tema energia una delle loro maggiori voci di spesa sia in termini assoluti e di percentuale di incidenza sul costo del prodotto venduto, sia esso un prodotto finito (vetrerie e cartiere) grezzo (acciaierie e fonderie) o di servizio come ad esempio i trattamenti termici. Se ci pensate sono tre settori assolutamente fondanti dell’economia bresciana. Stiamo parlando a livello italiano di quasi 1,5 milioni di posti di lavoro.
Questo impatto sarà sostenibile a livello economico?
Assolutamente no e lo dico senza troppi giri di parole. Per il ruolo che ricopro seguo giornalmente questi temi ed i prezzi che avevamo raggiunto in primavera erano già un passo oltre la sostenibilità economica delle imprese. Consideri che da maggio 2022 ad oggi (fine agosto) il prezzo è aumentato ancora del 48% e non accenna a stornare, anzi solo nell’ultima settimana è aumentato ancora del 5%. In termini assoluti, per comprendere meglio la dimensione del problema, a fine 2021 i prezzi erano rispettivamente di 65 euro al megawatt per l’energia elettrica e 40 euro al megawatt per il gas metano. A fine agosto abbiamo superato i 700 euro per la corrente ed i 340 euro per il gas.
Le famiglie sono realmente al corrente di quello che sta accadendo?
Questo è un ulteriore ostacolo che potrebbe sfociare in una macelleria sociale e non vedo informazione adeguata sul tema. I prezzi che ho citato pocanzi si traducono di fatto con un aumento per le famiglie del 100-200% dei costi in bolletta. La faccio semplice perché è un tema che mi sta togliendo il sonno: se l’inverno scorso una famiglia ha speso 1000 euro di gas metano per il riscaldamento, con lo stesso consumo di metri cubi, il prossimo inverno potrebbe arrivare a spenderne 3-4000 e per l’energia elettrica passare da una bolletta di 100 euro ad una di 300 euro e l’assurdo è che questo trend non accenna a cambiare, anzi.
Quindi non siamo ancora arrivati al picco?
Questo dato è impossibile da prevedere. Mi limito anche qui, per l’esperienza maturata negli ultimi mesi, ad affermare che ormai tutte le statistiche, proiezioni, studi ed analisi sono completamente saltati; ogni giorno si batte il record del giorno precedente segnando, così, nuovi massimi. Per quanto mi riguarda il picco lo avremmo dovuto raggiungere all’indomani della crisi russo-ucraina ed invece abbiamo triplicato di fatto quei valori.
È quindi un problema legato alla guerra?
Non solo, come dicevo all’inizio sarebbe bello individuare in questo l’unica causa. Ciò significherebbe risolvere il problema con la fine della guerra. Le cause sono molte, aumento dei consumi industriali dovuti alla ripresa post pandemia, la guerra, la crisi climatica ed anche la speculazione finanziaria sono solo le maggiori.
Quindi qualcuno in tutto questo ci sta guadagnando?
Si, e non è un segreto. Basta guardare i bilanci delle società che gestiscono le energie. Rimanendo in Italia l’Eni nei primi 6 mesi del 2022 ha incrementato l’utile del 700%... ve lo ripeto, 700%. Quando si parla di tassare gli extra profitti ci si riferisce a questi casi e non, come detto da alcuni, ad una pericolosa deriva socialista del libero mercato.
Fino ad oggi gli aumenti non sembravano ancora essere arrivati alle famiglie eppure Lei afferma che questa crescita è in corso da inizio anno, come mai?
Di fatto moltissime famiglie ed imprese negli ultimi anni sono passate al mercato libero del gas che dell’elettricità e normalmente i contratti che venivano proposti erano a prezzo fisso annuale se non biennale, di conseguenza molti stanno giovando di questa possibilità ma man a mano che questi contratti andranno in scadenza verrà recepito il prezzo attuale. Oltretutto la commissione europea ha lanciato un alert sul fatto che alcune società di energia, ricorrendo a cavilli legali, stiano annullando quelli che sono i prezzi già contrattualizzati. Bene l’intervento del governo sulla sospensione degli oneri generali di sistema ma anche in questo caso stiamo generando debito per un intervento di emergenza che la mia generazione e quelle future si troveranno comunque a pagare.
Come si può allora poter ridurre i consumi?
Innanzitutto sensibilizzando la popolazione come state facendo voi con questo articolo. Un’azione di riduzione dei consumi si può attuare, ad esempio, con la sostituzione di vecchie caldaie a camera aperta con quelle a condensazione infatti, con il bonus caldaia, stiamo parlando di una spesa a famiglia di circa 2000€ che potrebbe ripagarsi in un solo inverno di utilizzo considerando gli attuali costi del gas metano. Altre semplici azioni potrebbero consistere nell’evitare l’utilizzo di acqua calda per lavarsi le mani o spegnere i led degli elettrodomestici ma, ovviamente, sono solo dei un palliativi, l’impatto sulle bollette sarà comunque devastante.Purtroppo gli aumenti si applicheranno sui prodotti di consumo di tutti i giorni andando ulteriormente a peggiorare le finanze delle famiglie.
Come mai nonostante i miliardi di euro dei bonus energetici non vediamo gli effetti?
Gli effetti li vedremo tra uno o due anni, bene l’efficientamento energetico di case ed uffici ma è una strada parallela che deve assolutamente essere percorsa. Il problema rimane di base il costo della materia prima del gas e dell’energia elettrica che continua inesorabilmente ad aumentare.
Le rinnovabili sono una soluzione?
No, le rinnovabili non sono la soluzione definitiva. Per loro stessa definizione le rinnovabili sono soggette ai cicli climatici, pensate ai parchi eolici o solari, se manca il vento o il sole la produzione è nulla ed in un paese industrializzato che richiede milioni di megawatt all’ora dipendere solo da queste fonti è assolutamente impensabile ed onestamente è una presa in giro per la nazione. Oltretutto vi lascio questo input: i pannelli solari hanno il picco di prestazione sui 28°, perdendo progressivamente qualche punto di rendimento in più per ogni grado superiore. Infatti, il fotovoltaico, ha spesso il miglior rendimento in primavera per poi decrescere lievemente in estate, compensando in parte con la produzione totale data dalle più ore di luce e di cielo sgombro (produce meno, ma più a lungo nella giornata) quindi non bisogna cadere nell’errore che più un’estate è calda e maggiore sarà la resa dei parchi fotovoltaici. Quest’anno con la siccità anche l’idroelettrico, vera fonte rinnovabile attualmente utilizzabile in Italia tra giugno e luglio, ha prodotto il 61% in meno di energia elettrica che in Italia rimane ancora per quasi la metà prodotta con le turbine a gas metano. Mi riferisco a questo quando parlo di circolo vizioso. Il gas aumenta, noi lo utilizziamo per produrre energia elettrica, questa aumenta e così via…
Secondo lei quindi il nucleare potrebbe essere la soluzione?
Vi tolgo questo dubbio: si, ma è tardi. L’Italia è all’avanguardia nelle tecnologie di creazione di energia nucleare e inoltre è all’interno del progetto ITER insieme ad altri paesi europei e sta partecipando alla costruzione di un nuovo reattore di nuova generazione nel sud della Francia che sarà la nuova frontiera del nucleare ad impatto ambientale quasi zero ma non sarà pronto prima del 2035. Per risolvere il problema attuale dovremmo avere subito, in Italia, almeno 45 centrali nucleari funzionanti.
In conclusione come consiglia di agire?
Sarebbe importante che i media e i diversi canali di informazione, come il vostro giornale, dedichino una rubrica all’interno della quale segnalare eventuali opportunità o nuovi allarmi. La curia stessa per tutte le parrocchie e strutture che ci sono in provincia di Brescia dovrebbe costruire un monitoraggio dei consumi in concerto ad una mappatura di quelli che sono gli impianti di riscaldamento; facendo rete si potrebbe limitare in qualche modo il danno economico. Per le famiglie consiglio di fare attenzione alla scadenza dei contratti in essere, di evitare assolutamente di cadere nell’inganno dei call center e di cercare in tutti i modi possibili di limitare i consumi.