Tornare a scuola è vitale per i ragazzi
“Uscire di casa per andare a scuola, passeggiare in compagnia nei corridoi all’intervallo, fare vita di classe, per ore e per anni, comunicare con gesti e sguardi tra studenti e tra studenti e professori, aspettare sulla porta il professore che non arriva mai, esultare per un’ora buca, gioire per la riuscita inaspettata in una prova propria o di altri… Questi e altri sono aspetti normali dell’esperienza scolastica, quasi non ci si bada, ma il lockdown ha interrotto tutto ciò e ha messo in luce quanto la scuola come ambiente di vita non sia solo una cornice del processo di apprendimento, ma anche, per studenti e docenti, una sua condizione di possibilità”. Valentina Soncini è dirigente scolastico dell’Iis Enzo Anselmo Ferrari di Monza (Istituto professionale e Itis): per la rivista “Segno nel mondo”, dell’Azione cattolica italiana, riflette sul mondo della scuola e sulla ripresa che attende milioni di ragazzi al termine delle vacanze, in un contesto segnato dalla risposta al Covid-19. “Tornare a scuola è vitale per la natura stessa della scuola. Ma lo è anche – spiega – per tutto ciò che gira attorno ai dieci milioni di italiani che la frequentano tutti i giorni (studenti, docenti, Ata): il mondo dei trasporti e della ristorazione, della cultura e dello spettacolo. Soprattutto è vitale per le famiglie, organizzate sui ritmi di vita dei figli e bisognose di un loro luogo di crescita e di socializzazione diverso e in relazione con la famiglia stessa”.