Stop ai seggi in classe? Si può
In vista delle imminenti elezioni regionali 155 Comuni (18 nel Bresciano) che hanno accolto la richiesta di Cittadinanzattiva
Domenica 12 e lunedì 13 si vota per le elezioni elettorali e per il mondo della scuola si tratta dell’ennesima interruzione delle attività, visto che sono proprio gli edifici scolastici ad ospitare nei Comuni i seggi elettorali. Gli studenti interessati rientreranno in classe mercoledì 15 febbraio. Da tempo l’associazione attiva chiede che i seggi vengano collocati altrove, per eliminare un disagio che è evidente. Sono 155 i Comuni di Lombardia (18 quelli bresciani) e Lazio che hanno spostato i seggi elettorali fuori dalle scuole in vista delle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi.
Nel dettaglio si tratta di 147 Comuni lombardi e di appena 8 Comuni laziali, per lo più di piccole e medie dimensioni in entrambi i casi, ad eccezione di Bergamo. Sono questi i risultati della seconda indagine “Stop ai seggi elettorali nelle scuole” promossa dalla Scuola di Cittadinanzattiva che ha coinvolto i 1.905 Comuni delle due Regioni interessate dalle elezioni, a ciascuno dei quali è stata inviata una comunicazione tramite PEC.
La richiesta mirava a conoscere se l’amministrazione comunale avesse valutato la possibilità o già messo in atto, in occasione della imminente tornata elettorale, di spostare i seggi elettorali dagli istituti scolastici presso altre sedi alternative, pubbliche o private, e cosa ciò avesse comportato in termini organizzativi e di investimenti economici. Complessivamente su 1.905 Comuni hanno risposto 371, il 19% del totale di questi, 155 (42%) hanno provveduto allo spostamento o lo faranno a breve.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno l’88% dei 61.562 seggi elettorali si trova all'interno di edifici scolastici. In particolare, il 75% circa dei fabbricati che ospitano uno o più seggi sono edifici destinati alla didattica ed il 35% di essi presenta barriere architettoniche all’accesso.
I 155 Comuni si aggiungono ai 78 censiti da Cittadinanzattiva con la prima indagine, in occasione delle elezioni amministrative di giugno 2022.
“Dopo il fondo di 2 milioni di euro messo a disposizione nel 2021, e del quale hanno usufruito 117 Comuni, lo scorso anno chiedemmo al Governo un nuovo stanziamento, possibilmente quinquennale, per agevolare le amministrazioni nell’individuazione e sistemazione di locali alternativi agli edifici scolastici. Appello rimasto inascoltato e che ora rinnoviamo - afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva -. La scuola è un servizio pubblico che non va interrotto e, piuttosto che restare ‘chiusi per elezioni’, gli spazi scolastici dovrebbero essere sempre aperti e a disposizione degli studenti, perché luogo nel quale costruire anche modelli nuovi di partecipazione e di cittadinanza attiva. Anche per questo chiediamo di riprendere il percorso per la digitalizzazione del procedimento elettorale e la sperimentazione del voto elettronico, al fine di favorire la partecipazione elettorale da parte delle persone con disabilità, degli anziani, e dei cittadini lontani dalle proprie sedi per motivi di studio, di lavoro, di salute”.
“Si procede a piccoli passi verso il superamento di una cattiva pratica, tipicamente italiana, di mantenere i seggi elettorali all’interno degli edifici scolastici. Risultati significativi ma insufficienti perché non può essere considerato irrilevante il disagio per le famiglie e per gli studenti di due regioni popolose, quali Lombardia e Lazio, costrette a sospendere le lezioni per tre giorni – aggiunge Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva -. Mentre vediamo che nei piccoli centri è più semplice trovare sedi alternative in altri edifici pubblici come palestre, centri anziani o locali comunali, nelle grandi città dovrebbero essere messe a disposizione le caserme o altri edifici statali in disuso ed anche previsti contributi per sostenere le amministrazioni a trovare soluzioni proprie. Per questo crediamo che vadano semplificate le indicazioni tecniche e logistiche che spesso impediscono, soprattutto ai comuni di grandi dimensioni, l’individuazione di sedi alternative e diffuse le esperienze di chi ci è riuscito”.
Nel Bresciano i Comuni cha hanno aderito alla proposta sono: Cevo; Lozio; Marmentino; Paisco Loveno; Saviore dell’Adamello; Vione; Berlingo; Gardone Riviera; Limone sul Garda; Milzano; Moniga del Garda; Ossimo; Pozzolengo; Sabbio Chiese; San Paolo; Sonico; Tavernole sul Mella; Vallio Terme.