Ripartiamo dalla scuola
“Ripartiamo dalla scuola”: è l’invito che le associazioni del Forum famiglia impegnate per la scuola e l’Ucoii rivolgono al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Nella lettera inviata il 13 settembre e firmata da Gigi De Palo (Forum nazionale delle associazioni familiari), Rosaria D’Anna (Age), Giancarlo Frare (Agesc), Giuseppe Desideri (Aimc), Ezio Delfino (Disal), Giovanni Sanfilippo (Faes), Maurizio Landi (Fism), Hamdan Al Zeqri (Ucoii), la riflessione parte dai dati emersi nell’ultimo rapporto Invalsi, secondo cui le carenze hanno subito un peggioramento nel periodo più difficile dell’emergenza sanitaria, in particolare per i ragazzi della scuola secondaria di II grado. I firmatari della missiva mettono in luce alcuni elementi utili anche “in vista della progettazione di una visione di scuola per gli anni a venire”. Innanzitutto, c’è una “sostanziale corrispondenza tra la rilevazione e quanto emerso nel 2019”, anche se “la didattica a distanza e la didattica digitale integrata sono state una sfida per docenti, alunni e famiglie, che, in meno di un anno, si sono trovati a gestire modalità nuove di prassi didattica e di relazione”. Inoltre, le disuguaglianze rilevate “mostrano un’Italia divisa da un punto di vista economico-sociale, ma anche territoriale”, con il Sud soprattutto in difficoltà. Un altro elemento di preoccupazione “è il tasso di abbandono scolastico su tutto il territorio italiano”. In questo momento storico, evidenziano le associazioni, “si tratta di rimettere il tema dell’emergenza educativa al centro dell’agenda politica e culturale”: è necessario “ripensare la sfida educativa” tutti insieme.
La famiglia costituisce il primo luogo educativo. “Uno dei problemi più gravi degli ultimi anni” riguarda, secondo le associazioni, “la diffusa tendenza ad estromettere i genitori dalla vita scolastica dei figli, con conseguenze deleterie sul piano della formazione e della crescita dei ragazzi. Escludere la famiglia dalle scelte riguardanti la formazione scolastica dei figli, tuttavia, significa negarne il valore educativo. È necessario, infatti, ribadire che ai genitori spetta ogni scelta riguardante l’educazione dei figli e che nessuna agenzia educativa, se non per validi e fondati motivi, può sostituirsi alla famiglia nella crescita di bambini e adolescenti. La responsabilità genitoriale è un dovere originario di padre e madre e, al tempo stesso, costituisce un diritto inalienabile in termini educativi. La scuola non può prescindere dalla fattiva collaborazione dei genitori, se vuole assolvere con successo al proprio compito formativo e culturale”. Di qui la necessità di “una reale alleanza scuola-famiglia”.
La pandemia ha evidenziato “l’enorme emarginazione vissuta dai ragazzi con disabilità o con altri tipo di fragilità, mettendo in luce, specie nel sud del nostro Paese, quanto lavoro ci sia da fare sul tema dell’inclusione”. “Riteniamo fondamentale partire da un tema fondamentale, riguardante l’azione educativa e la valorizzazione delle competenze dei ragazzi con disabilità o fragili”, attraverso un “progetto di vita personalizzato”, che trova “la centralità nella famiglia”. La scuola e gli altri “attori”, che sostengono e valorizzano le capacità dei nostri ragazzi, “devono lavorare in rete e in stretta sinergia”. L’introduzione del Glo (Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione, ndr) ha spostato “la centralità della famiglia in questa azione fondamentale, aumentando anche l’iter burocratico, di cui già soffrono profondamente le famiglie che vivono la disabilità.La scuola deve essere il luogo dell’accoglienza, della semplificazione e della valorizzazione delle persone, in particolare quelle disabili”.
“Il cambiamento in atto – osservano i firmatari – richiede la valorizzazione di una reale autonomia delle istituzioni scolastiche italiane, statali e paritarie, che consenta una ripresa più rapida e duratura nel tempo. È auspicabile, pertanto, un atto di fiducia da parte del Ministero e degli assessorati regionali nei confronti di chi lavora sul territorio. Un’autonomia reale, infatti, consente maggiore flessibilità di tempi, di spazi e di organizzazione didattica, nel rispetto del territorio e delle necessità formative degli studenti”.Restituire valore concreto all’autonomia delle singole scuole “permette anche il superamento del divario tra territori diversi, permettendo alle istituzioni di rispondere più facilmente alle istanze del territorio”.In tal modo “la scuola può dare un contributo nel rispondere anche alla sfida della denatalità, che colpisce tutto il territorio nazionale, con particolari ricadute sulle regioni del sud dell’Italia, che già da anni si trovano a dover rinunciare a scuole autonome per mancanza di un numero sufficiente di studenti”.
Autonomia scolastica e libertà di scelta educativa sono “due valori irrinunciabili per la crescita e la formazione dei bambini e dei ragazzi”. È necessario che “questi fondamenti siano valorizzati in tutti i segmenti del Sistema nazionale di istruzione, come espresso dalla legge 62 del 2000 in modo che anche la scuola paritaria che è parte integrante a pieno titolo del mondo scolastico e che, pur offrendo un servizio pubblico, vive un momento di notevole difficoltà, sia pienamente valorizzata in termini di risorse”.È anche necessario che “si realizzino percorsi di abilitazione che permettano anche alle scuole paritarie di offrire una continuità di lavoro per i loro studenti”. “Ritrovare il valore della scuola come luogo di formazione di ‘capitale umano’ attraverso forme di sapere disciplinari e interdisciplinari significa anche investire su di essa. La scuola non può essere ancora considerata una voce di spesa. Si tratta di un cambio di paradigma che apre alla possibilità di utilizzare i fondi di Pnrr per ridurre il numero di alunni per classe e per migliorare l’offerta formativa, a vantaggio di ogni studente, in particolare dei più fragili”, concludono le associazioni.