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Roma
di REDAZIONE 12 set 2019 08:19

Riparte la scuola, tra problemi e attese

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Prima campanella del nuovo scolastico per i quasi 200mila studenti bresciani. La ripresa della scuola coincide, quest'anno, anche con l'insediamento del nuovo ministro dell'istruzione Fioramonti che, nelle sue prime dichiarazioni, ha ricordato come la scuola abbia bisogno di risorse

Questa mattina (pochissime le realtà che hanno anticipato a ieri) la campanella che segna il ritorno in classe è suonata in tutte le 1086 (tra pubbliche e paritarie) scuole del Bresciano, richiamando sui banchi quasi 200mila studenti. Il ritorno in classe è segnato dai problemi di sempre (a partire dalla difficoltà nella copertura delle classi, per arrivare, notizia di questa mattina, al rinvio della reintroduzione come materia curricolare dell’educazione civica) nonostante l’impegno e la buona volontà di tanti dirigenti e di tanti insegnati che, pensando al benessere scolastico di studenti piccoli e grandi, da giorni stanno facendo i salti mortali perché l’anno possa iniziare nel modo più normale possibile.

La campanella, comunque, è suonata e tra un ponte e l’altro, tra vacanze attese e agognate, scandirà le settimane di studenti e famiglie bresciane sino all’8 giugno 2020.

In questo avvio di anno scolastico c’è, però, anche una curiosa coincidenza: la prima campanella è suonata quasi in coincidenza con quella che nelle scorse ore il premier Conte ha fatto risuonare nel primo consiglio dei ministri a trazione M5S-Pd. Tra le tante facce nuove attorno al premier anche quella del nuovo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Il nuovo ministro è partito subito con le dichiarazioni: “Ci vogliono investimenti subito, nella legge di Bilancio: due miliardi per la scuola e uno almeno per l’università. Lo dico da ora: se non ci saranno, mi dimetto”. Certamente il Ministro ha ragione quando afferma che “non c’è tempo da perdere, per cambiare servono fondi, siamo uno dei Paesi europei che spende di meno per la scuola. Non possiamo continuare ad avere ricercatori precari di 45 anni, o professori non di ruolo che cambiano ogni due mesi. Ci vuole prospettiva e continuità”. Sicuramente, con questo pensiero ben chiaro davanti, dovrà comunque prima dedicarsi a far partire al meglio l’anno scolastico, risolvendo il nodo del selva-precari e poi di volta in volta tutte le piccole e grandi magagne che si annidano tra i muri del mondo scolastico.

E parlando di muri, perché non ricordarsi che anche questi vanno monitorati? Poiché la situazione dell’edilizia scolastica è un’altra emergenza del nostro sistema. Il nuovo ministro sa che la scuola italiana ha bisogno di risorse: questo è davvero il primo problema da affrontare. La logica delle pezze qua e là, a volte inevitabile, non può pagare troppo a lungo: la scuola italiana ha bisogno di una visione strategica che non va confusa con le innumerevoli riforme e controriforme, piccole e grandi, succedutesi di ministro in ministro. Prima di tutto servono i soldi, cioè la determinazione dell’intero Governo (e del Paese) che quello dell’Istruzione è un comparto decisivo per la nostra società, per i giovani, per il futuro.
Ecco la scommessa che tutti, dentro e fuori la scuola, si augurano possa essere affrontata: (ri)dare centralità alla scuola e agli insegnanti, al sistema scolastico e universitario.

REDAZIONE 12 set 2019 08:19