Povertà educativa: via il fondo dalla finanziaria
Le legge di bilancio varata dal Governo non contempla il rinnovo di una misura che ha generato negli anni un forte impatto sociale. La protesta del Terzo settore
Il governo, nella legge di bilancio, non ha rinnovato il fondo di contrasto alla povertà educativa. Si tratta di una formula messa in campo negli ultimi otto danni in tutto il Paese, con più di 800 progetti finanziati e mezzo milione di minori coinvolti. A lanciare l’allarme sono le realtà del Terzo settore, che protestano per la mancanza di uno strumento che ha generato un forte impatto sociale, alimentato finora dalle fondazioni di origine bancaria attraverso un meccanismo per cui il governo riconosce loro un credito di imposta: in questi anni il fondo ha raccolto 800 milioni di euro e coinvolto 9.500 enti del Terzo Settore, che oggi protestano per la mancanza di uno strumento che ha generato un forte impatto sociale raggiungendo quasi 600mila minori.
Il mancato rinnovo del fondo di contrasto alla povertà educativa mette a rischio la prosecuzione di azioni molteplici e multiformi per contrastare la dispersione scolastica, le disparità nelle opportunità educative, per garantire l’accesso allo sport, alla cultura, al benessere psicologico, il sostegno della genitorialità, la costruzione e il la manutenzione delle comunità educanti e pure la definizione di modelli innovativi per affrontare temi specifici e spinosi come la presa in carico degli orfani di femminicidio
Secondo i tecnici, la formula del fondo ormai non si può più rinnovare, ma non è detta l’ultima parola nella possibilità di proseguire l’esperienza: occorre verificare se nelle norme applicative della legge di bilancio c’è margine per recuperare. A gestire i finanziamenti è stato finora un ente attuatore creato appositamente, l’impresa sociale “Con i bambini”. I progetti non hanno riguardato solo il meridione, ma tutta Italia, da Milano a Palermo, toccando diversi ambiti: dal contrasto alla dispersione scolastica a corsi contro il bullismo e per la digitalizzazione degli adolescenti. Inevitabile la protesta delle associazioni e degli altri enti del Terzo Settore, che negli anni sono riusciti a sviluppare progettualità. Comunicati, dichiarazioni e lettere aperte al presidente del Consiglio per chiedere di non disperdere l’esperienza del fondo sono stati diffusi. La partita non sembra chiusa. Nei prossimi giorni, ci sia aspetta una mossa del governo.