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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 20 feb 2017 08:31

Pd: imboccata la strada della scissione?

L'assemblea di ieri ha allargato le divisioni esistenti tra Renzi e la minoranza del Partito. Nel vuoto l'appello partito da Brescia

L’appello lombardo, nato però a Brescia, è rimasto inascoltato. Se il Pd andrà a congresso (la decisione ultima sarà presa dalla direzione nazionale in programma domani a Roma) non sarà certo per scongiurare la scissione. Anche la politica insegna che non c’è mai niente di certo e definitivo. Dopo l’assemblea di ieri sembra che la via della divisione sia ormai scontata. La minoranza (Emiliano, Rossi, Speranza e altri) non ha trovato nelle parole del segretario dimissionario Renzi qui passaggi e quelle rassicurazioni necessarie a evitare la scissione. Parole e rassicurazioni che per l’ex premier, è stato un passaggio del suo discorso, suonavano come un vero e proprio ricatto, “parola ancora più brutta – ha sottolineato – di scissione”.

E così chi sperava in una mediazione dell’ultima ora, sottoscrittori del documento partito da Brescia e sottoscritto da tutti i segretari regionali della Lombardia e nel Bresciano da 112 circoli, è andato deluso, nonostante nel corso dell’assemblea nazionale più volte siano stati evocati i rischio collegati alla separazione. Forti le parole di Valter Veltroni, tornato a parlare a un’assise del Pd dalle sue dimissioni da segretario. “Ogni volta che la sinistra si è divisa – ha ricordato – ha fatto del male a se stessa e al Paese” e non senza una stoccata polemica ha sottolineato come un Pd non dilaniato dalle divisioni e da giochi sotterranei di veti incrociati, avrebbe eletto nel 2013 Romano Prodi alla presidenza della Repubblica.

La strada della scissione sembra dunque intrapresa dalla minoranza che, al di là dell’intervento di Epifani che si è fatto portavoce del dissenso, ha rinunciato di fatto al dibattito assembleare, preferendo affidare a commenti e comunicati stampa la bocciatura della linea indicata da Renzi e accettata dall’assemblea.

Solo il governatore della Puglia Emiliano, uno dei tre antagonisti dell’ex premier nella corsa alla segreteria, ha lasciato aperto uno spiraglio per una possibile correzione di rotta, spiraglio per altro chiuso da Speranza, un altro dei candidati alla successione di Renzi, che ha ricordato come quella di Emiliano fosse una posizione personale.

Salvo sorprese, dunque, la direzione di domani dovrebbe sancire la rottura, con buona pace di chi dalla base si è affannato a pensare al bene del partito e del Paese mettendo a tema del confronto interno i tanti problemi che assillano l’Italia, piuttosto che le preclusioni personali, e del governo Gentiloni che, in caso di creazione di gruppi parlamentari autonomi fatti dagli scissionisti, potrebbe trovarsi senza una maggioranza.

MASSIMO VENTURELLI 20 feb 2017 08:31