Mons. Pompili: serve nuovo rapporto con l'ambiente
Ieri ad Amatrice le celebrazioni a cinque anni dal sisma che nella notte del 24 agosto 2016 provocò la morte di quasi 300 persone
“Ora che la ricostruzione è partita, ci si accorge che non basta ‘ri-costruire’. Occorre, ancor prima, ‘costruire’ un nuovo rapporto tra l’uomo e l’ambiente: non limitarsi, cioè, a riprodurre le forme del passato, ma lasciarsi provocare dalla natura, che è creativa e aperta al futuro. Non un nostalgico recupero della dimensione bucolica, ma un progetto di investimento economico e di sviluppo demografico, rivolto ad una parte dimenticata del nostro Paese, che era tale ben prima del terremoto del 2016. Non abbiamo bisogno di nuovi presepi ma di piccoli centri attivi”. Lo ha detto mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, che ieri ad Amatrice ha celebrato la messa per il quinto anniversario del sisma del 2016. Per il presule i borghi di queste “terre mosse” dell’Appennino “vanno ripensati perché sono oggi luoghi di grandi potenzialità”. Serve, ha spiegato mons. Pompili, stipulare “un vero e proprio ‘contratto’ tra la città e la montagna. C’è un enorme debito – pensiamo all’acqua potabile, all’aria pulita, al cibo di qualità, al legno degli arredi – che le città hanno maturato verso le aree interne e i loro piccoli insediamenti. È arrivato il momento di onorare questo ‘debito’ con un progetto di reciprocità economica”.
“È necessario alla transizione ecologica vedere riconosciuto il debito straordinario che avremo verso chi, riabitando i piccoli centri e i borghi, si prenderà cura di un’agricoltura di qualità, dei boschi, del mare, dei laghi, delle coste, del paesaggio ancora bellissimo dell’Italia. Non abbiamo bisogno di nuovi presepi – ha rimarcato il vescovo di Rieti – ma di piccoli centri attivi, a presidio di un territorio ancora straordinario e attraente per l’autenticità dei luoghi”. Mons. Pompili ha parlato dell’Italia centrale come “il ponte più urgente da costruire” e, citando una recente indagine di Bankitalia che documenta il ritardo che patisce proprio il Centro-Italia “per l’incomprensibile arretratezza delle sue infrastrutture”, ha proposto la “Ferrovia dei due mari” per collegare l’Adriatico al Tirreno. “Lasciare che qualche centinaio di chilometri tenga ancora oggi separati l’Adriatico e il Tirreno – al netto di una Salaria in via di definizione – è un’imperdonabile leggerezza”, ha ribadito il presule.
La celebrazione presieduta da mons. Pompilli era stata preceduta dall’omaggio del premier Maio Draghi al monumento delle vittime del terremoto di Amatrice, nel parco don Minozzi della cittadina laziale che fu distrutta dalla scossa di magnitudo 6 la notte del 24 agosto 2016. Come ricorda la lapide sotto il monumento di travertino, le vittime di Amatrice sono state 237 sulle 299 complessive.
“Se oggi sono qui è perché lo Stato vi è vicino. In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente. Sono oggi qui a portarvi fiducia e l'impegno del Governo". Queste le parole che il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha rivolto alla delegazione di familiari delle vittime del terremoto di Amatrice, prima di prendere parte, insieme a rappresentanti delle istituzioni tra cui il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, alla Messa nel campo sportivo vicino.