Minori non accompagnati: dramma in più
Ieri a Palazzo Madama, nel corso di un seminario promosso dalla Conferenza delle assemblee legislative regionali europei, il presidente del consiglio regionale lombardo Raffaele Cattaneo ha invitato l'Europa ad affrontare questo problema non secondario nella gestione dei flussi dei richiedenti protezione internazionale
“Quello dei minori non accompagnati è un tema europeo: i numeri ci dicono che questo è un fenomeno preoccupante e dai numeri in crescita. Tutte le istituzioni europee devono lavorare per proporre soluzioni concrete a questo problema". Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia e della Calre (la Conferenza delle assemblee legislative regionali europee) Raffaele Cattaneo, introducendo ieri a Palazzo Madama nella sede del Senato i lavori del seminario conclusivo del gruppo di lavoro della Calre "Immigrazione, politiche sociali e diritti umani". Il gruppo di lavoro è presieduto dal Presidente del Consiglio regionale del Molise Vincenzo Cotugno e in questi mesi ha lavorato con particolare attenzione proprio sulla problematica dei minori stranieri non accompagnati.
Relativamente al 2013, ultimo anno per cui sono disponibili i dati European Migration Network, nei Paesi dell’Unione europea i minori stranieri non accompagnati si concentrano prevalentemente in Italia (il 67%) e con numeri inferiori in Spagna e Belgio. Solo in altri 8 Paesi europei si registra la presenza di tale tipologia di minori, con numeri ridottissimi. Quest’anno in Italia finora sono arrivati via mare 153.450 migranti, il 10% in più rispetto allo scorso anno.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha censito al 31 agosto 2016 la presenza di oltre 16.800 minori stranieri non accompagnati giunti via mare, il 30% in più dello scorso anno, 11.583 nella fascia di età 16-17 anni, il 94% dei quali maschi.
I minori stranieri non accompagnati che approdano in Italia provengono prevalentemente da Egitto (19,2%), Gambia (12,3%), Albania (9,6%) ed Eritrea (7,8%). La regione italiana che ne accoglie di più è la Sicilia (41,4%), seguita dalla Calabria (7,9%), Emilia Romagna (6,2%) e Lombardia (6,1%). Le strutture di accoglienza italiane sono 1.050, di queste 268 in Sicilia e 111 in Lombardia. I minori irreperibili sono 5.315, prevalentemente egiziani, somali ed eritrei.
“Sono numeri che testimoniano anche un rischio che è quello dello sfruttamento e della criminalità organizzata – ha detto nel suo intervento il Presidente Cattaneo-. Nel febbraio scorso l'Europol ha lanciato l'allarme: 10mila minori non accompagnati entrati in Europa nel 2015 sono scomparsi nel nulla. Bisogna guardare in faccia ai problemi con serietà ed equilibrio, anche rinnovando un impegno etico verso questi ragazzi, attuando in primo luogo il piano di azione della Commissione Europea che ha delineato un approccio comune al fenomeno, fondato su accoglienza, garanzie procedurali, prevenzione della tratta e della migrazione a rischio. Questo –ha concluso Cattaneo- significa anche riformare il sistema europeo di asilo, con una banca dati chiara e nuove modalità di accompagnamento, che nel caso dei minori significa possibilità più agevoli di adozione e affido”.
Il coordinatore del gruppo di lavoro Vincenzo Cotugno ha annunciato la stesura di un documento con alcune proposte concrete da indirizzare al Parlamento europeo.
“La vera emergenza, oggi, è data dalla presenza sempre crescente di minori che fuggono dalle strutture di prima accoglienza, per andare ad incrementare il torbido mercato dell’illegalità - ha detto Cotugno -. È indubbio che l`integrazione dei minori non accompagnati nel tessuto della società di ciascun Stato, oltre che a determinare un risparmio in termini economici, comporterà un plusvalore sociale per l`intero Paese. Per questo ritengo soddisfacente il compito svolto dal gruppo di lavoro che ho avuto l'onore di coordinare, con la stesura di un documento che è riuscito a coniugare l’interesse superiore del minore, garantendogli l'accoglienza in una famiglia, con l’esigenza di sicurezza sociale e di economicità”.