Migranti: l'ex Prefetto Valenti commissario
Valerio Valenti, a Brescia tra il 2015 e il 2017, nominato commissario delegato per gestire quanto previsto dall'ordinanza con cui il Governo ha introdotto lo stato di emergenza per le nuove ondate di arrivi dal Mediterraneo
Il capo del Dipartimento della protezione del Fabrizio Curcio ha firmato nei giorni l’ordinanza numero 984 per fronteggiare “lo stato di emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo”.
Le misure, si legge, riguardano le regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano. Sono escluse Toscana, Emilia Romagna, Campania e Puglia non hanno dato il loro ok all’intesa. Nella ordinanza si nomina il Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del medesimo Ministero Valerio Valenti, commissario delegato.
Il nuovo commissario, già prefetto di Brescia per quasi i due anni tra il 22 giugno 2015 e il 28 maggio 2017 nel corso dei quali aveva affrontato diverse vicende legate proprio al tema dell’immigrazione, si avvarrà di una struttura di supporto, composta da un massimo di 15 unità di personale già in servizio presso il ministero dell'Interno e dovrà coordinare le attività volte all'ampliamento della capacità del sistema di accoglienza, con particolare riferimento agli hotspot e ai centri previsti dal Sistema di accoglienza e integrazione, coinvolgendo i territori interessati, e coordinare l'attività per l'accoglienza dei migranti in strutture provvisorie, nelle quali siano assicurati il vitto, l'alloggio, il vestiario, l'assistenza sanitaria e la mediazione linguistico-culturale. Ma Valenti è anche chiamato ad individuare le migliori soluzioni per assicurare un servizio continuativo di trasporto marittimo e aereo, dagli hotspot ai territori dove saranno individuati i centri e le strutture di accoglienza.
“Come sindaci, come amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre Comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia. La preoccupazione delle città è massima a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al DL 591 dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni. Non bisogna ragionare in ottica emergenziale ed è secondo noi sbagliato immaginare l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sai, precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità”. È quanto si legge in un documento congiunto firmato dai sindaci di Roma Roberto Gualtieri, di Milano Beppe Sala, di Napoli Gaetano Manfredi, di Torino Stefano Lo Russo, di Bologna Matteo Lepore, di Firenze Dario Nardella.
“Non condividiamo la cancellazione della protezione speciale, misura presente in quasi tutti i Paesi dell’Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari. Queste scelte- spiegano i sindaci- qualora adottate, non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all’invisibilità. Tutto questo mentre il sistema dei Cas, mai uscito da un assetto emergenziale, è saturo e purtroppo inadeguato ad accogliere già oggi chi proviene dai flussi della rotta mediterranea come da quella balcanica. Insufficiente, sia per numeri sia per le modalità d’accoglienza sia per i servizi di accompagnamento, protezione ed inclusione, assenti. E in questo quadro occorre ripensare anche il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati cui occorre applicare logiche distributive che evitino la concentrazione nelle sole grandi città”.