Lombardia: è lockdown, ma morbido...
Presentato il nuovo Dpcm che divide il Paese in tre zone a seconda della gravità della situazione sanitaria. La regione, con Piemonte, Calabria e Valle d'Aosta fra le zone di massimo rischio in cui, da domani, saranno in vigore le misure più stringenti.
Un Paese diviso in zone, a seconda della gravità dell’emergenza sanitaria, con una serie di limitazioni valide da nord a sud e altre, ancora più restrittive, da mettere in atto in quei territori in cui il Covd-19 circola con maggiore velocità, con pesanti ricadute sul sistema sanitario locale. È questo, in sostanza, il contenuto del nuovo Dpcm formato dal premier Conte in vigore da domani al 3 dicembre (con un “tagliando” fra 15 giorni nelle zone più calde del Paese). Il nuovo decreto, particolarmente sofferto nella sua formulazione definitiva per via della discordanza di opinione (nella maggioranza ma anche nella conferenza delle Regioni) tra chi chiedeva che l’Italia tornasse a essere, come nella primavera scorsa, un’unica zona rossa e chi, invece, chiedeva di tarare il provvedimento sulle condizioni effettive dei diversi territori. Come già era capitato con la prima ondata, infatti, non in tutte le regioni del Paese il Covid-19 è tornato a colpire con la stessa intensità. Di qui la richiesta di prevedere l’elasticità del provvedimento.
Questa, alla fine, è stata la scelta operata dal premier Conte che ha preferito evitare, almeno per il momento, un lockdown generalizzato. Questi, a meno di sorprese dell’ultima ora, gli scenari italiani dal 5 novembre. In tutto il Paese restano in vigore le misure introdotte dal Dpcm del 24 ottobre scorso, con l’aggiunta del coprifuoco dalle 22 alle 5 e la chiusura, come già decretato per la Lombardia, dei centri commerciali (ad eccezione dei negozi di generi alimentari e di altri beni di prima necessità) il sabato e la domenica, la capienza dei mezzi del trasporto pubblico ridotta al 50% e la didattica a distanza per le scuole superiori.
Scenari. Un po’ più penalizzanti sono le condizioni previste per quelle zone del Paese che il Dpcm definisce caratterizate “da uno scenario di elevata gravità e da un livello di alto rischio”, le zone arancio. Per gli abitanti di queste aree c’è il divieto di spostamento in entrata e in uscita dalle stesse, salvo che per comprovati motivi. Il Dpcm prevede la chiusura di bar, ristoranti, pasticcerie, fatta salva la consegna a domicilio e quella da asporto possibile sino alle 22.
Ancora più stringenti, infine, sono le misure che il decreto prevede per quelle parti del Paese (Lombardia compresa) “caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello alto di rischio”. Qui, si tratta della zona rossa i limiti introdotti sono particolarmente severi. Divieto di spostamento non solo in entrata e in uscita dalle zone, ma addirittura tra Comuni limitrofi se non per valide e comprovate ragioni da documentare con il ritorno dell’autocertificazione; sospensione di ogni attività commerciale al dettaglio, fatta eccezione per la vendita dei generi alimentari e degli altri di prima necessità. Stop anche a ogni tipologia di mercato all’aperto, salvo quelli dei generi alimentari. Restano, invece, aperti edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie. L’obbligo della didattica a distanza viene in queste zone esteso anche al secondo e terzo anno della scuola media.
Per decreto della presidenza del consiglio dei ministri, dunque, l’Italia si trova tre fasce: gialla, arancione e rossa. La collocazione delle regioni nelle varie fasce sarà decisa dal ministro della Salute, sentiti i governatori, sulla base di 21 parametri tra cui il numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità. In zona rossa con la Lombardia ci sarebbero anche Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta, zona arancio per Sicilia e Puglia, mentre il resto del Paese è in zona gialla.
La suddivisione in diverse zone del Paese, però, ha suscitato parecchie critiche che non sono mancante nemmeno in Lombardia dove, da più parti, sono giunte richieste al presidente del Consiglio Conte e al ministro della salute Roberto Speranza perché tengano in considerazione la variegata situazione sanitaria in atto sul territorio regionale. Al premier, pur senza sottovalutare la situazione di Milano e dell’area della città metropolitana, si chiede di prevedere un allentamento delle restrizioni per province come Brescia e Bergamo.