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Lampedusa
di REDATTORESOCIALE.IT 03 ott 2023 07:33

Lampedusa 3 ottobre 2013: la notte senza luna

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Dieci anni fa, in un naufragio al lago dell'isola, morirono 368 persone, tra cui molti bambini. A dieci anni di distanza un podcast fa memoria della tragedia; Uchnur e Unicef ricordano i numeri di una tragedia senza fine

All’alba del 3 ottobre del 2013 al largo di Lampedusa un peschereccio stracarico di migranti eritrei, partito dal porto di Misurata (Libia), si capovolge. Muoiono 368 persone: donne, uomini e bambini. I superstiti sono 155. È una delle più gravi catastrofi avvenute nel Mediterraneo. Non è l’unica né l’ultima, ma scuote le coscienze più delle altre, tanto che il Parlamento italiano ha istituito per il 3 ottobre la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”. La ricostruzione di quella tragedia è oggi oggetto del podcast “Quella notte senza Luna. 3 ottobre Lampedusa”, prodotto da Intreccimedia, in collaborazione con Terre di mezzo Editore e Irpimedia. “Ho cercato di ricostruire cosa è successo in questi dieci anni– afferma l’autore Dario Paladini –. Ne esce un quadro, secondo me, sconfortante, perché la commozione per quella tragedia è ben presto finita e si è cercato solo di respingere i barconi e fare accordi con governi impresentabili come quelli che si sono succeduti in Libia e ora con il presidente della Tunisia”.

Il podcast raccoglie, tra le altre, la voce del pescatore Vito Fiorino che, con la sua barca, salvò 47 persone, di Asefa Solomon sopravvissuto al naufragio, di Adal Neguse che perse il fratello Abraham. Con la loro testimonianza e l’analisi degli esperti, il podcast cerca di rispondere a una domanda: perché simili tragedie si ripetono ancora con centinaia di morti, rimpalli di responsabilità e promesse non mantenute? “Quella notte senza luna” unisce i puntini di cosa è accaduto in questi 10 anni, ricostruendo le dinamiche dei fatti, a partire dalla decisione del governo italiano che, dopo la tragedia del 3 ottobre, per intercettare i barconi e salvare le vite, decide di dare il via all’Operazione Mare Nostrum. Quell’operazione dura però solo un anno, dopo di che l’Italia e l’Europa tornano a costruire “il grande muro” nel Mediterraneo per respingere i migranti, fino al naufragio di Steccato di Cutro, raccontato nel podcast attraverso la testimonianza di Alidad Shiri, scrittore afghano da 18 anni in Italia, che arriva nel piccolo paese affacciato sul Mar Jonio per cercare il cugino e finisce per fare da interprete per sopravvissuti e famiglie delle vittime.

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) commemorano la Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013 e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa. Pochi giorni dopo quel drammatico incidente, l’11 ottobre, un altro tragico episodio provocò quasi 300 vittime, tra cui molti bambini.

All’epoca, l’appello della comunità internazionale fu quello di impegnarsi a fondo per evitare il ripetersi delle tragedie di questo tipo. Eppure, nel corso degli ultimi 10 anni, il Mediterraneo è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 28mila morti, oltre 22.300 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2023, sono già oltre 2.000 i morti e dispersi lungo la rotta del Mediterraneo centrale e, sebbene la maggior parte di essi non sia stata identificata, secondo le recenti stime diffuse dall'Unicef sarebbero almeno 289 i minori, 11 ogni settimana.

In occasione del decimo anniversario del tragico naufragio del 3 ottobre Oim, Unhcr e Unicef sono presenti a Lampedusa per partecipare alle cerimonie di commemorazione organizzate dal “Comitato 3 ottobre”, a cui prenderanno parte organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali, nazionali ed europee, nonché giovani studenti provenienti da tutta Europa.

A distanza di dieci anni, i migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive, sottolineano le 3 organizzazioni in una nota. Tentano la traversata persone in fuga da povertà, cambiamenti climatici, guerre, persecuzioni e contesti pericolosi, siano essi nei loro paesi di origine, in quelli di transito o di prima destinazione, quali Libia e Tunisia. Si tratta di persone che cercano sicurezza, protezione e migliori opportunità per sé e per le loro famiglie.

A seguito della tragedia del 3 ottobre 2013, furono avviate operazioni di salvataggio coordinate fra le autorità italiane ed europee per prevenire ulteriori tragedie in mare, ricordano le organizzazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, anche in seguito alla fine di tali operazioni congiunte, e nonostante gli sforzi della Guardia Costiera e delle altre autorità competenti, il meccanismo di soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è diventato insufficiente. Il salvataggio di vite umane deve essere una priorità assoluta e l’Oim, l'Unhcr e l’Unicef sollecitano maggiori risorse europee a supporto di un’operazione di ricerca e salvataggio dedicata, proattiva e coordinata. In questo contesto – fanno notare – appare essenziale il sostegno fornito dalle organizzazioni non governative al fine di prevenire naufragi e perdite di vite umane.

Al contempo è fondamentale affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli – adottando un approccio che preveda interventi simultanei per sostenere i Paesi che si trovano lungo le rotte principali per garantire l'accesso alla protezione in tutte le fasi del viaggio – ma anche promuovere l’apertura di canali sicuri e regolari per fornire una risposta efficace e a lungo termine a una crisi umanitaria che in 10 anni non è mai stata risolta.

In questo specifico momento occorre considerare che il flusso migratorio attuale, pur non rappresentando una crisi numerica a livello nazionale ed europeo, quest’anno coinvolge in modo importante l’isola di Lampedusa, dove si sono concentrati circa il 70% degli sbarchi del 2023 e dove si sono quindi create enormi difficoltà operative e logistiche. Risulta necessario quindi garantire trasferimenti tempestivi verso strutture adeguate – si legge ancora nella nota – soprattutto per i minori, ragazze, donne e altre categorie con vulnerabilità specifiche.

La migrazione rappresenta uno degli eventi geopolitici più rilevanti del nostro secolo e richiede di essere affrontato con politiche lungimiranti che guardino al lungo termine, al fine di consentire a tutti gli Stati di trarre benefici da un fenomeno che rappresenta una risorsa per l’Europa così come per i Paesi di origine dei migranti. La cooperazione e la solidarietà tra Stati rimane fondamentale per affrontare questa complessa sfida umanitaria e politica, scrivono Oim, Unhcr e Unicef che dichiarano di continuare a collaborare con determinazione e impegno, insieme alla comunità internazionale, per cercare soluzioni sostenibili alla crisi umanitaria nel Mediterraneo con il comune obiettivo di salvare vite umane e garantire i diritti fondamentali delle persone.

Anche il parlamento europeo ricorderà oggi alle 12, con un intervento della presidente Roberta Metzola il drammatico naufragio di 10 anni fa  a cui farà seguito, su iniziativa dell’eurodeputato italiano Pietro Bartolo, un dibattito su un tema ancora oggi di stretta attualità.

REDATTORESOCIALE.IT 03 ott 2023 07:33