Informazione preziosa in tempi di crisi
Intervista al sottosegretario Martella, titolare della delega all'Editoria, che parla dell'importante ruolo che l'informazione in genere, e realtà come i settimanali diocesani, stanno avendo nel comunicare in modo corretto un tempo difficile come quello del coronavirus
Non è un caso se tra le attivtà essenziali che "restano aperte", il governo ha inserito nell'ultimo decreto, quello del 22 marzo scorso, c'è anche la filiera dell'informazione. In tempi in cui i social sembrano prestarsi al gioco al massacro della confusione e della bufale, a giornali, radio e televisioni è chiesto un di più di responsabilità per supportare con un'informazione puntuale, precisa e corretta (anche se gli scivoloni e la riconcorsa al sensazionalismo non mancano) per supportare chi sta cercando di arginare la diffusione del contagio. Sono concetti che ha ribadito anche Andrea Martella. sottosegretario con delega all'Editoria, in questa intervista concessa in esclusiva ai settimanali della Fisc.
Come titolare della delega governativo all’Editoria, ha partecipato nel novembre 2019 a Roma all'assemblea dei settimanali cattolici italiani (Fisc), in quell’occasione li ha definiti una realtà significativa che rappresentano o sono la testimonianza di un’editoria di prossimità. Vale ancora oggi questo giudizio?
Ricordo perfettamente e, oggi più che mai, vedo conferme della straordinaria funzione di testimonianza dei giornali cattolici. In questa emergenza si sta manifestando con forza una domanda di buona informazione da parte dei cittadini e la vostra realtà costituisce un segmento prezioso di quella rete informativa che sta accompagnando gli italiani in questi giorni difficili con il valore della prossimità e la ricchezza del pluralismo. Voci importanti che fanno sentire tante persone meno sole.
L’emergenza ha invaso anche le redazioni dei settimanali diocesani, l’impegno è massimo per garantire un servizio puntuale, sia con i giornali di carta che con le edizioni online e via social. Ma per arrivare ai lettori e agli abbonati serve che la filiera dalla tipografia, alle edicole e alla consegna postale possa funzionare. Si riuscirà a mantenere attivo tutto questo?
È stato un impegno assunto dal governo con convinzione, fin dall’inizio dell’emergenza. In tutti i Dpcm che si sono susseguiti, le attività della filiera dell'informazione sono state preservate dalle restrizioni. La stampa è sempre un bene pubblico essenziale, a maggior ragione in circostanze emergenziali. Mentre per necessità si restringono gli spazi di movimento dei cittadini, è la stampa ad offrire margini di vera libertà.
Numerose testate diocesane stanno offrendo gratuitamente l’edizione digitale, come valuta questa scelta?
Sono scelte molto apprezzabili che denotano attenzione verso i cittadini, proprio per le ragioni prima richiamate. Vedo che tantissime testate stanno adottando iniziative per avvicinare i lettori, anche con politiche di forte scontistica. È cresciuta la domanda di informazione ed è bene che i prodotti editoriali rispondano con professionalità e qualità a questa sfida. Noto con piacere che questo sta accadendo ed è un aspetto importante anche per il contrasto alle fake news. L’informazione oggi più che mai e un bene pubblico, lo ha ribadito più volte.
Che cosa sta mettendo in campo il governo per salvaguardare questo
Prima di questa emergenza, con la legge di bilancio abbiamo messo in sicurezza il settore fino al 2022, sterilizzando i tagli previsti in passato; abbiamo stanziato 20 mln di euro per la promozione della lettura nelle scuole di ogni ordine e grado, comprese le paritarie; abbiamo prorogato le agevolazioni postali per la spedizione dei giornali; abbiamo dato sostegno alle edicole. Anche con il DL Cura Italia abbiamo dato un segnale di attenzione al settore con il raddoppio del credito di imposta per le edicole e l’estensione del beneficio anche ai distributori che raggiungono i piccoli comuni. Abbiamo rivisto il credito di imposta per le imprese che investono in pubblicità sui giornali, indirizzandolo al 30% dell'investimento complessivo e non più sulla parte incrementale. Stiamo lavorando per migliorare ulteriormente le misure a sostegno dell’intera filiera.
Prima del coronavirus lei era impegnato in una riforma completa del settore informativo, una riforma 5.0 L’esperienza che stiamo vivendo in questo periodo cambierà i programmi di rinnovamento del settore?
Non vi è dubbio che questa emergenza provocherà dei cambiamenti. Lo sta già facendo. Però le ragioni di una riforma che io ho chiamato Editoria 5.0 rimangono tutte e nonostante l’oggettivo rallentamento imposto dall’emergenza stiamo continuando lavorarci. Quando questa emergenza finirà dovremo farci trovare pronti a rilanciare questo settore che è strategico per la qualità stessa della nostra democrazia.
Da tanti viene ribadito il ruolo indispensabile dei giornalisti delle grandi testate, si parla meno del lavoro prezioso di chi opera nelle realtà locali. Lo rileva anche lei? Come si può intervenire?
Il lavoro della e nella informazione è preziosissimo ovunque. Io vedo che il professionista dell’informazione anche a livello locale esprime un valore aggiunto ed è punto di riferimento per i lettori e le comunità a cui si rivolge con il proprio lavoro. Il recupero della autorevolezza della stampa che sta accompagnando questa emergenza sarà indubbiamente utile anche per valorizzare questo segmento della filiera ad emergenza finita.