Il nuovo volto della famiglia italiana
L'Istat ha presentato ieri i dati di una ricerca sui cambiamenti intercorsi tra il censimento del 2011 e quello del 2021. In Italia diminuiscono le coppie con figli e aumentano, invece, i nuclei monogenitore
Diminuiscono le coppie con figli e aumentano, invece, i nuclei monogenitore. E' questa la fotografia che arriva dagli ultimi dati dell'Istat, resi noti ieri. Dal 2011 al 2021, sulla base dei censimenti effettuatil si riducono di oltre un milione e 200mila le coppie con figli, con una tendenza al calo ancora più forte rispetto all'inizio del nuovo millennio (dal 2001 al 2011 si era registrato un -507 mila).
Aumentano, invece, i nuclei monogenitore che passano dai circa 2 milioni 650mila a più di 3,8 milioni in dieci anni (+44%). Sfiorano quota tre milioni le madri sole, mostrando un incremento del 35,5%, mentre di padri soli sono circa 855mila con una variazione dell'85% circa (erano 462.626 nel 2011).
In Italia al Censimento permanente del 2021 si contano 26.206.246 famiglie con un incremento del6,5% rispetto al 2011 (erano 24.611.766). All’interno delle famiglie è possibile individuare i nuclei familiari, costituti dalle persone che vivono in coppia, con figli e senza figli, o dai genitori soli con figli. La maggior parte delle famiglie è composta da un solo nucleo (il 59,7% del totale), una quota piuttosto esigua (pari a 1,5%) da due o più nuclei, mentre il 38,8% non ha nucleo, come le famiglie unipersonali e quelle formate da più persone senza legami di coppia o di tipo genitore-figlio.
Nel complesso, nel 2021, i nuclei familiari censiti sono 16.438.655, in calo rispetto al Censimento del decennio precedente (erano 16.648.813) e di circa 300mila unità in più rispetto al Censimento del 2001. Ciò che cambia negli ultimi decenni non è tanto la consistenza, quanto le modalità con cui si vive in famiglia: alcune forme si consolidano, altre mostrano un declino e altre ancora aumentano, come le coppie dello stesso sesso. Infatti, osservando le principali tipologie di nuclei, diminuiscono in modo significativo le coppie con figli, in misura minore quelle senza figli e crescono i nuclei monogenitore(padri e madri soli con uno o più figli).
I mutamenti nelle forme di vita familiare riflettono le trasformazioni demografiche e sociali in atto ancora oggi nel nostro Paese. I cambiamenti degli stili di vita, la contrazione della fecondità, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la crescente instabilità delle relazioni di coppia, il prolungamento della durata di vita favoriscono la formazione di nuclei familiari sempre più piccoli e di strutture familiari più flessibili che si allontanano dal modello tradizionale.
Diminuiscono di oltre 1 milione e 200mila le coppie con figli, che passano dagli 8.766.690 del Censimento 2011 ai 7.537.874 del 2021, confermando la tendenza al calo già evidenziata all’inizio del nuovo millennio (erano oltre 9 milioni e 200mila); tuttavia, costituiscono ancora il tipo di nucleo prevalente e rappresentano il 45,8% del totale dei nuclei familiari (erano il 52,7% nel 2011 e il 57,5% nel 2001). Con il Censimento 2021 sono state rilevate 5.078.312 coppie senza figli (30,9% del totale dei nuclei familiari), con un decremento del 3,0% circa rispetto a 10 anni prima (5.230.296).
I nuclei monogenitoriali ammontano a 3.822.469 e sono costituiti per la gran parte (77,6%) da madri sole che vivono con i propri figli; queste rappresentano il 18,1% del totale dei nuclei familiari, mentre i padri con figlio/i costituiscono il 5,2%. Nel corso dell’ultimo decennio intercensuario sono aumentati sia i monogenitori di sesso femminile che quelli di sesso maschile, compensando in parte la riduzione delle coppie. Le madri sole nel 2021 sono 2.967.420, mostrando un incremento del 35,5% rispetto al Censimento 2011 (erano 2.189.201), il numero di padri soli è pari a 855.049 con una variazione dell’85,0% circa (462.626 nel 2011).
Le coppie con figli sono maggiormente rappresentate nel Mezzogiorno, con valori superiori a quello nazionale (45,8%) e massimi al Sud (il 50,5% del totale dei nuclei); al contrario, la percentuale di coppie senza figli è più elevata nel Nord Italia, il picco è nel Nord-ovest con una quota (34,5%) che supera di circa 4 punti percentuali quella italiana (30,9%). Nel decennio preso in considerazioni dall’Istat il calo delle coppie, e in particolare di quelle con figli, ha coinvolto indistintamente tutto il territorio italiano, seppure con intensità differente. Anche nel caso dei nuclei monogenitoriali la variazione rispetto al passato è generalizzata sul territorio, con un aumento tra i Censimenti 2011 e 2021 che riguarda tutte le ripartizioni e le regioni italiane.
Secondo l’Istat, poi, nel decennio 2011-2021 è aumentato in modo considerevole il numero dei figli maggiorenni che vivono con i genitori. La forte presenza di maggiorenni che vivono con entrambi i genitori o solo con uno di essi sta ad indicare un’evoluzione dei ruoli intergenerazionali e delle forme familiari. La permanenza dei giovani nella famiglia di origine spesso dipende dalle difficoltà economiche, occupazionali e abitative che rendono difficile raggiungere l’indipendenza. La co-residenza tra genitori e figli adulti potrebbe essere anche motivata dalla crescente necessità di cure e assistenza per gli anziani, conseguente alla riduzione della mortalità. La coabitazione, quindi, diventa in qualche modo una forma di sostegno familiare reciproco. Inoltre, la crescente instabilità delle relazioni di coppia contribuisce a consolidare questa situazione, poiché molti giovani, dopo una separazione, tendono a tornare a vivere con i genitori per ricevere supporto morale e materiale.
Nel decennio preso in esame sono aumentate anche le coppie anziane, formate da over 65 per effetto dell’allungamento della speranza di vita che rende più facile che una coppia rimanga intatta nell’ultima parte del ciclo di vita. Tra il Censimento del 2011 e quello del 2021, nonostante il calo del numero complessivo di coppie, quelle composte da due individui con più di 65 anni aumentano da 2.911.943 a 3.413.922 e rappresentano, rispettivamente, il 20,8% e il 27,1% del totale.
Tra le forme di vita in coppia che emergono nel panorama dei modelli familiari vi sono quelle costituite da persone dello stesso sesso. Queste coppie sono state rilevate per la prima volta in occasione del censimento del 2011 e, a seguito all’entrata in vigore della legge che disciplina le unioni civili (n.76 del 20 maggio 2016), con il nuovo Censimento permanente sono state registrate, oltre alle coppie di fatto costituite da partner dello stesso sesso in unione consensuale, anche quelle unite civilmente. Al 2021 il loro numero complessivo, al netto degli scioglimenti intercorsi negli anni, è pari a 9.795, in aumento rispetto al decennio precedente (erano 7.513).
Infine, rispetto alle famiglie monogenitoriali, la ricerca dell’Istat certifica il passaggio da una ‘vecchia’ forma di monogenitorialità, originata specialmente dalla vedovanza, a una nuova forma, derivante, soprattutto, dallo scioglimento volontario dei matrimoni, dalle nascite fuori dai matrimoni e dai genitori single. Come confermato dai risultati del Censimento 2021, ciò che maggiormente impatta su questo fenomeno è la crescente instabilità coniugale; sono infatti separati (di fatto o legalmente) o divorziati circa la metà dei genitori soli (per un totale di 1.759.628), vedovi il 30,7% (1.174.425), mentre il 22,0% dei monogenitori non si è mai sposato anche se non è escluso che abbia sperimentato una precedente convivenza in coppia. Al 2011, in occasione dell’ultima rilevazione censuaria decennale, si registrava, al contrario, una maggior incidenza di vedove/i (il 36,5%) e un minor peso di separate/i e divorziate/i pari al 30,4%. La condizione di ‘genitore solo’ è quasi una prerogativa femminile (otto casi su 10): le donne continuano a vivere con i figli a seguito di una separazione o di un divorzio non solo perché nelle separazioni giudiziali si tende a privilegiare fortemente l’affidamento materno, ma anche perché in tal senso si accordano la maggior parte degli ex coniugi quando ricorrono alla separazione consensuale. Inoltre, gli uomini si trovano più frequentemente a costituire una nuova unione anche in seguito ad un evento di vedovanza. Il 45,2% dei genitori soli con figli ha tra i 45 e i 64 anni, il 25,3% ne ha meno di 45 e il rimanente 29,5% è ultrasessantacinquenne. Gli over-ottantacinque rappresentano il 7,1% dei monogenitori e sono più che raddoppiati nell’arco dell’ultimo decennio intercensuario (da 125.920 a 272.747), segno del progressivo invecchiamento della popolazione e della necessità di cure agli anziani da parte dei figli.