Il futuro si costruisce soltanto insieme
Nel suo intervento al Meeting di Rimini il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incoraggiato i giovani “a mettersi in gioco per una speranza, per una passione, per una buona causa”. Leggi il suo intervento sui 70 anni della Repubblica e sulle sfide di oggi e di domani
“La nostra società sta invecchiando e ci sono rischi oggettivi che le potenzialità dei giovani vengono compresse. Dobbiamo scongiurare questo pericolo che minaccia la nostra, come altre, società. Anche per questo - in un tempo di cambiamenti epocali come il nostro - è necessario prestare attenzione e dar spazio alla visione dei giovani. Senza farci vincere dalle paure. Dalle paure antiche e da quelle inedite. Attenti a non cadere nell'errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento. Non ci difenderemo alzando muri verso l'esterno, o creando barriere divisorie al nostro interno. Al contrario".
(...)
"Viviamo oggi l'epoca dell’io. Intendiamoci:
nell'affermazione dell'individuo vi è una intrinseca verità, una crescita della
coscienza, una domanda positiva di diritti e di opportunità. Il primato della
persona, il riconoscimento della sua integrità e inviolabilità, il principio
stesso di uguaglianza tra gli esseri umani hanno tratto alimento da questo
percorso storico di affermazione della centralità dell'individuo o, meglio,
della persona. L'io non è soltanto identità. E' anche dignità, libertà. Libertà
che ci è stato ricordato - da Kant a Martin Luther King - trova il proprio
limite nella libertà degli altri, di tutti gli altri. Il punto cruciale è che
l'io non è autosufficiente. L'io ha bisogno del tu come l'aria per respirare.
L'io contiene l'esigenza di diventare un "noi" proprio per
fronteggiare e raggiungere quei traguardi che è stato capace di immaginare.
Perché il noi è la comunità. Il noi è anche la storia. Il noi è la democrazia. Andare
oltre l'io vuol dire realizzarsi in maniera autentica anche come singoli. Vuol
dire anche superare il limite del qui e ora, perché il futuro si costruisce
soltanto insieme. A volte sembra persino impossibile pensare oltre il
contingente. La discussione pubblica, compresa quella politica, è spesso
dominata dal presente. Passare dall'io al noi ci permette di guardare più
lontano”.
(…)
“L’altro ci conduce meglio al domani. Insieme si consente alla società di
pensarsi migliore domani. Naturalmente occorre sempre fare al meglio oggi ciò
che è possibile nelle condizioni date, ma al tempo stesso dobbiamo progettare
insieme un futuro migliore per noi, i nostri figli e i nostri nipoti: senza
questa dualità, senza questo duplice percorso, la politica diventa sterile o
ingannevole. Per spezzare la catena dell'autoreferenzialità, dell'egoismo e, in definitiva,
dell'impotenza della politica, e del tessuto sociale è necessario dare il giusto
valore all'altro. Dare valore al dialogo. Mettere insieme le speranze e
l'amicizia. L'amicizia è una leva della storia. Anche per questo è vero che ‘tu
sei un bene per me’. L'egoismo non genera riscatto civile. Può dare a qualcuno
l'illusione di farcela da solo, mentre altri soccombono in questi mesi abbiamo
assistito a un'esplosione di egoismo e abbiamo visto a cosa può condurre
l'egoismo senza limiti, con l'assassinio di tante donne. Atti compiuti da
coloro che pensano agli altri soltanto come appendici o dipendenza di sé. La tentazione dell'isolamento rischia di pregiudicare anche le grandi
opportunità di comunicazione che la scienza ci mette a disposizione,
sovvertendone la funzione. Basta pensare alla tendenza di molti di collegarsi
sul web soltanto a quelli che la pensano come loro, in circuiti ristretti e
chiusi. Ci si illude così che il mondo appartenga soltanto a chi la pensa come
noi, riversando spesso su chi la pensa diversamente soltanto astio e livore. Ne
risulta cancellato il confronto delle idee, lo scambio di conoscenza, il valore
delle esperienze altrui: in una parola la comunità e la sua tensione culturale. Quando l'io perde l'opportunità del noi, tutta la società diventa più debole e
meno creativa”. (…)
(…) “E' questa la prospettiva con cui affrontare il grande
tema politico dell'unità. Unità del nostro Paese. Unità dell'Europa. Unità del
genere umano intorno ai diritti fondamentali della persona. L'unità non è
soltanto una questione di ordinamento giuridico o di solidità istituzionale.
L'unità è anzitutto un fondamento etico e sociale comune, trasfuso in
sentimenti e comportamenti vissuti”.
(…)
“L’unità del Paese non è una conquista acquisita una volta per tutte. Passa
oggi dalla crescita del Meridione. Dalle concrete opportunità di lavoro per i
giovani. Dal contrasto alle povertà e alle diseguaglianze. Dall'occupazione
femminile. Dalla conciliazione dei tempi di cura e di lavoro. Da uno sviluppo
delle reti sociali e comunitarie, che possono rinnovare e consolidare il
welfare senza privarlo del suo carattere universalistico. L'unità del Paese è
anche investimento nella ricerca e nei settori strategici, giustizia più
efficiente, integrazione e non esclusione di chi è sfavorito dalle condizioni
di partenza. Dobbiamo tutti averne cura, avere cura dell'unità e della coesione
del nostro Paese. Nessuno può seriamente pensare di farcela da solo. Allargare
le divisioni ci rende più deboli. La Repubblica, di cui abbiamo celebrato i settant'anni, è stata una scelta di
popolo che ci ha consentito di risalire la china che avevamo percorso in
caduta, il baratro nel quale eravamo precipitati negli anni della dittatura,
con i lutti e la disperazione della guerra, con le macerie della distruzione”.