Il futuro del lavoro nelle imprese sociali?
Presentati i primi dati della 16esima edizione dell'Osservatorio Isnet, l’unica indagine continuativa in Italia dedicata all’impresa sociale. Questa è ancora capace di generare valore economico e sociale
Continua la tendenza positiva dell’economia italiana, malgrado la crisi energetica in atto: le imprese sociali interpellate stimano un +3,1% di aumento del volume delle entrate e un +5,3% dei posti di lavoro. Sono alcuni dei dati che emergono dalla sedicesima edizione dell’annuale Osservatorio Isnet, l’unica indagine continuativa in Italia dedicata all’impresa sociale, presentato nei giorni scorsi, che ha fotografato l’andamento economico, occupazionale e la capacità innovativa delle imprese ad impatto sociale, con un approfondimento dedicato all’utilizzo delle nuove tecnologie e al ricambio generazionale. Monitorati gli effetti della crisi energetica e la capacità delle imprese di attivare una dinamica trasformativa orientata alla sostenibilità dei consumi. I dati confermano la loro capacità di essere soggetti che generano valore economico e sociale: gli indicatori confermano una presenza superiore alla media nazionale delle donne (62,5% dei dipendenti) e degli under 30 (20,4% della forza lavoro). Assai significativa anche la presenza di lavoratori svantaggiati (42,2% nelle cooperative sociali di tipo B), un valore ben al di sopra al 30% previsto dall’obbligo di legge, che sale al 49,5% se si considerano anche le categorie di lavoratori svantaggiati extra Legge 381/91.
Anche sul versante della propensione all’ innovazione si confermano gli investimenti orientatati al miglioramento dei processi e dei servizi (74% di segnalazioni) e all’identificazione di nuove categorie di clienti (40%). Altri aspetti registrano un aumento importante, in particolare l’avvio di percorsi di ricambio generazionale (+5% rispetto alla scorsa edizione) e la partecipazione a corsi di formazione per il miglioramento e la ripresa (+10%).
In controtendenza il miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna, che fa registrare un decremento di 7 punti (da 67,5% a 60,5%). Un ambito che dovrà essere monitorato, perché l’Osservatorio rivela che lavorare sui processi e l’organizzazione interna è al secondo posto tra gli investimenti in innovazione che influiscono sulla performance economica: l’avvio o il rafforzamento di processi di trasformazione interni, di consapevolezza ed evoluzione permettono il raggiungimento di nuovi obiettivi di valore.
Gli innovatori sono il 48% del panel e presentano un miglior andamento occupazionale (+8,5% rispetto al campione complessivo) e un miglior andamento economico (+6,7%). Si conferma l’accelerazione dei processi di innovazione tecnologica, facendo registrare un +15% di innovatori tecnologici (41,5% contro il 26,5% dell’ultima edizione). L’analisi di dettaglio rivela però percentuali sempre molto basse di relazioni con i centri di ricerca e le Università (solo l’1,5%, lo scorso anno era l’1%) che andrebbero invece incrementate: l’impresa sociale non deve solo recepire il cambiamento ma anche influenzare i processi per una tecnologia ad impatto sociale.
Tra gli ambiti da potenziare anche il maggior coinvolgimento degli under 30 attraverso un miglioramento dei sistemi di ricerca e selezione (37,3% del Panel) e il raccordo con università e centri di formazione (non performanti per il 22,4%). In generale quasi 7 imprese su 10 dichiarano difficoltà nel reperimento di giovani under 30, un dato su cui riflettere per programmare interventi mirati.
La particolare congiuntura con la crisi energetica in atto ha impattato anche sull’impresa sociale, con il 78% delle organizzazioni che segnala ripercussioni su attività, scelte e decisioni. Tra i provvedimenti oltre alla riduzione dei costi per sostenere gli aumenti (76,9%) si prevedono investimenti su efficientamento energetico (45,5%) ed energie rinnovabili (35,3%). Oltre una impresa sociale su due (53% del campione) si è attivata per affrontare i bisogni della comunità sulla crisi energetica: contributi a soggetti fragili per calmierare i costi (41,5%) contributi ai dipendenti (54,7%) e iniziative per stimolare l’efficientamento energetico (45,3%) e l’autoproduzione, attraverso ad esempio le comunità energetiche (34%), sono tra i principali ambiti segnalati.