Governo e autonomia: terreno scivoloso
Polemica a distanza tra il premier Conte e i governatori di Lombardia e Veneto, non disposti ad accettare sul tema delle autonomie operazioni al ribasso. Da Adro Salvini ribadisce che dal sì a questo tema, alla Tav e alla Flat Tax dipende la sopravvivenza dell'esecutivo
Tensione alta tra Milano e Roma sul tema dell’autonomia. Il fine settimana appena concluso, infatti, è stato segnato da forti polemiche tra i governatori di Lombardia e Veneto e palazzo Chigi. A dare fuoco alle polveri, nei giorni scorsi, era stato il presidente della Lombardia Attilio Fontana. “Il Paese – aveva dichiarato il presidente in un post su Facebook- è nelle mani di cialtroni che per un pugno di voti soffocano un volano di crescita come l'autonomia e contrabbandano il tutto come una battaglia nord contro sud''. Un’accusa a cui il premier aveva prontamente risposto con una lettera indirizzata sabato scorso al Corriere della Sera: “Basta con gli insulti – scriveva il Presidente del Consiglio -, serve rispetto, ed è ingeneroso sostenere che il governo è poco attento alle richieste delle Regioni”.
Ad alimentare ulteriormente la polemica, poi, la lettera aperta che lo stesso Fontana e il “collega” veneto Luca Zaia hanno spedito a Conte per ribadire le ragioni delle loro prese di posizioni. I contenuti, pur con toni meno aspri, non sono teneri.
“Vogliamo – si legge nella lettera che si apre con un elenco di ragioni che hanno spinto le due regioni al referendum dell’ottobre 2017 - una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai. L'autonomia, come scrissero i padri costituenti e i grandi maestri del diritto, è soprattutto responsabilità: chi non la vuole non ama rispondere davanti ai propri cittadini delle azioni politiche e amministrative messe in campo”.
Abbiamo lavorato non centinaia ma migliaia di ore, abbiamo organizzato referendum popolari (quello veneto autorizzato addirittura dalla Corte Costituzionale), abbiamo discusso su ogni tavolo ministeriale e tecnico, non ci stiamo ad essere presi in giro con una discussione che sembra il gioco dell'oca per cui si torna sempre alla casella di partenza.
“La nostra autonomia – si legge ancora nella lettera aperta che i presidenti di Lombardia e Veneto hanno spedito a Conte - si basa su quanto dice la Costituzione, siamo perfettamente in linea con la legge fondamentale dello Stato, la nostra richiesta di avere competenza rispettivamente su 20 e su 23 materie, si basa su quanto recita l'articolo 116, terzo comma. Chi afferma il contrario, o non conosce la Carta, o vuole evidentemente modificarne il testo vigente: sarebbe bene pertanto che presentasse un disegno di legge costituzionale per modificare di nuovo il titolo quinto. Tertium non datur. Avremmo voluto che il Presidente del Consiglio fosse davvero il garante della Costituzione vigente, denunciando le false notizie diffuse con malizia e cattiva fede da chi evidentemente la Carta l'ha letta soltanto sul Bignami. Favole come quella dei cattivi del Nord, ricchi ed ingordi, che vogliono rubare ai poveri del Sud”.
Di autonomia come sfida per la modernità, per l’efficienza del Paese intero parlano ancora Attilio Fontana, prima di un ultimo affondo su Conte. “Ci sentiamo tutti profondamente feriti – è l’ultimo passaggio della lettera – quando leggiamo le Sue esternazioni, Presidente Conte, soprattutto dopo colloqui diretti durante i quali abbiamo più volte sottolineato che non si chiedono più risorse, ma semplicemente la possibilità di spendere in autonomia quelle che ci sono già assegnate. Noi restiamo aperti al dialogo con Lei, Presidente Conte, e pronti a cambiare opinione se il testo delle intese sarà capace di rispondere alle esigenze della vita vera che abbiamo provato a descrivere. Ma se si continua con una farsa, come accaduto finora, è evidente che non firmeremo nulla. Signor Presidente, arrivi al più presto a trovare una intesa coi ministri, formuli una bozza di intesa seria da proporci, quindi con altrettanta velocità saremo in grado di replicare in modo costruttivo”.
Le ultime righe della lettera confermano il clima di tensione: “Al Presidente del Consiglio deve essere però chiaro che noi non firmeremo un accordo senza qualità come quello per ora che si sta profilando. Lei si assumerà la responsabilità quindi di aver negato quanto è stato chiesto da referendum, da milioni di elettori veneti e lombardi, da risoluzioni dei consigli regionali approvati all'unanimità”.
Anche il vicepremier Matteo Salvini da Adro, dove è stato ospite ieri della festa della Lega, ha ribadito a Conte e al “collega” Di Maio che l’autonomia, insieme a Tav e Flat Tax, è una delle partite su cui, nell’immediato, si gioca la sopravvivenza del governo.