Governo Conte: i giorni della fiducia
Alle 12 in Senato la discussione e il voto per dare il via all'azione del nuovo esecutivo Lega-Movimento 5 Stelle. Ancora aperta la partita delle nomine dei vice-ministri e dei sottosegretari
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si presenta questa mattina alle 12 in Senato per presentare il suo piano per il governo del Paese. Poi sarà la volta della Camera. E non appena i rue rami del parlamento avranno dato la loro fiducia il 65° governo della Repubblica italiana potrà finalmente iniziare a lavorare per realizzare i punti del contratto sottoscritto da Salvini e Di Maio per Lega e Movimento 5 Stelle.
Il nuovo esecutivo, e con questo anche la legislatura, finalmente inizieranno il loro percorso dopo le montagne russe di una crisi complicata, risolta, si potrebbe sintetizzare, “per sfinimento”, con una scoppiettante serie di colpi di scena, giusto alla vigilia della festa della Repubblica.
Per chiudere questo passaggio, il più lungo della storia italiana, restano alcuni appuntamenti da cui si potranno trarre ulteriori indicazioni relative al “cambiamento”, parola-chiave della comunicazione e dell’auto-definizione del governo Conte-Di Maio-Salvini Ottenuta la fiducia l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte dovrà procedere con le nomine di viceministri e sottosegretari, e, nei vari ministeri, i dirigenti per le posizioni che sono sottoposte, per legge, allo spoils-system. In Parlamento ci sarà la designazione delle presidenze delle Commissioni e poi, nel vastissimo para-Stato, centinaia di posti apicali, a partire dalla Rai e dalla Cassa depositi e prestiti.
Contemporaneamente si deve ovviamente metter mano ai vari dossier aperti e ai capitoli (soprattutto di spesa) del contratto di governo, dall’emigrazione alle pensioni, dal lavoro allo sviluppo.
È la sfida del governo necessario del Paese, che rappresenta il vero banco di prova. Se ne potrà riparlare, per un primo bilancio, in autunno, con la prima legge finanziaria.
Si potranno così valutare gli effetti della cosiddetta “luna di miele” che accompagna ogni nuovo governo, immediatamente chiamato in ogni caso a posizionarsi in Europa, nel mondo del G7 e in uno scacchiere globalizzato caratterizzato da molteplici tensioni.
Guardando a questo orizzonte di prima verifica si possono anche indicare alcune questioni “di sistema” che ci stanno dinanzi, appunto tra l’entusiasmo della nuova compagine e la prudente attesa con cui è stata accompagnata.
La prima è sulla maggioranza, che parte abbastanza limitata, ma anche sicura nei numeri: si tratta di una convergenza momentanea, appunto per realizzare il “cambiamento” e garantire ai due partner una posizione egemonica su due aree diverse e opposte, in vista di un futuro confronto elettorale, o di un fatto strutturale? E, corrispettivamente, quale proposta si potrà sviluppare a partire dalle forze politiche oggi all’opposizione?
Si parla di un possibile soggetto nuovo, civico-popolare, che traguardi le prossime elezioni europee e metta in campo energie e persone nuove. L’Italia si conferma un laboratorio politico, anche in prospettiva europea, un mondo dove le “famiglie politiche” tradizionali faticano molto. Nonostante alcune evidenti sgrammaticature su cui è necessario riflettere bene, dalla crisi è emersa la saldezza della nostra democrazia rappresentativa, così come gli effetti sociali e culturali della crisi del 2008, che ancora ci mette tutti alla prova, con la sua carica di grave malessere, che sembra spingere molti verso il basso ed accentuare quelle differenze e fratture sociali che è necessario invece pertinacemente rammendare. Su questi due versanti, proprio guardando al futuro immediato, i cattolici possono dire e fare molte cose buone e importanti, se si impegnano insieme con coerenza.