Giornata dei disturbi alimentari
Si celebra il 2 giugno la ricorrenza istituita dalle Società scientifiche di tutto il mondo e dalle associazioni di famigliari ed ex pazienti. I disturbi alimentari hanno il tasso di mortalità più alto tra tutte le malattie mentali
Il 2 giugno è la Giornata Mondiale dei disturbi alimentari, quest’anno alla sua quinta edizione. Istituita dalle Società scientifiche di tutto il mondo e dalle associazioni di famigliari ed ex pazienti è un occasione importantissima per riflettere su una malattia che coinvolge più di 70 milioni di persone nel mondo. Il Coordinamento nazionale disturbi alimentari aderisce a questa iniziativa: “Il fatto che sia stata istituita una giornata mondiale, unendo consapevolezza scientifica e sforzi globali nella lotta ai disturbi alimentari, è altamente significativo di come tali disturbi siano diffusi a livello internazionale, non conoscendo distinzioni geografiche, di cultura o di ceto sociale; in questo senso, potremmo dire che le malattie alimentari sono altamente e tristemente 'democratiche' – scrive il coordinamento - Hanno il tasso di mortalità più alto tra tutte le malattie mentali – ricorda - sono disturbi complessi che involgono varie sfere delle persone che ne sono colpite, da quelle mentali, a quelle psicologiche e del funzionamento sociale, oltre a quelle fisiche ed organiche, e se non hanno una diagnosi precoce ed una rapida presa in carico da parte dei servizi pubblici (o privati convenzionati) specializzati e operanti in team multidisciplinare possono diventare croniche”.
Purtroppo, riferisce il coordinamento “c’è ancora troppa sottovalutazione di tali patologie, sia da un punto di vista culturale sia sotto il profilo sanitario anche da parte delle istituzioni, mentre dovrebbero essere iscritte tra le emergenze socio sanitarie, anche perché colpiscono mediamente giovani e giovanissimi, e l’età di esordio della malattia si è ulteriormente abbassata negli ultimi anni. Senza voler banalizzare, possiamo affermare tranquillamente che queste malattie sono spesso il sintomo di un disagio profondo, di un vuoto interiore, di una autostima scarsa o addirittura assente, ma dipendono anche da fattori genetici e risentono molto delle situazioni ambientali, delle sollecitazioni del mondo esterno, dell’opera dei mass media, della cultura dell’apparire, dell’ideale di bellezza che viene fatto coincidere con quello di magrezza, dell’omologazione, della necessità di aderire ad un modello estetico ideale e 'perfetto' che quasi mai coincide con la vera essenza della persona. Nel tempo, si è sfatato il mito che sia la famiglia e il rapporto con la stessa la vera causa dei disturbi alimentari, ma c’è ancora molto da fare. La necessità di creare una reale ed efficace rete di cura, per facilitare e motivare al percorso di guarigione, è una delle priorità condivise tra società scientifiche e associazioni di persone - familiari, operatori, ex pazienti”.
Il coordinamento condivide dunque l’esigenza di “sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, al fine di renderle consapevoli che i disturbi alimentari richiedono un’attenzione ed un intervento organizzato e sistemico, un convogliamento di risorse anche economiche che consenta l’ istituzione di una rete assistenziale in ogni regione, per evitare la migrazione da una regione all'altra. Tale rete assistenziale deve prevedere tutti e cinque i livelli di cura, a partire da quello ambulatoriale, con il coinvolgimento attivo dei familiari che possono e devono essere ingaggiati come risorse nella cura, e, sia pure con ruoli e competenze diverse, dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta”.
In quest’ottica, attraverso il Comitato scientifico ha elaborato e realizzato l'opuscolo “Abbi cura di te”, rivolto in particolare a tali figure di operatori, spesso trascurate o non sufficientemente valorizzate ma che possono ricoprire un ruolo fondamentale per il riconoscimento precoce dei disturbi e nella motivazione e sostegno alla cura. In occasione della prima giornata mondiale venne lanciato un rivoluzionario decalogo “Nove Verità sui disturbi alimentari”, per richiamare l’attenzione su queste malattie devastanti, ma curabili. Secondo Amy Cunningham, co-fondatrice di International Eating Disorders Action, “la Giornata mondiale manda un messaggio forte ai responsabili politici di tutto il mondo sulla necessità di un'azione, sottolineando il fatto che i disturbi alimentari non possono diventare causa di discriminazione e che, anzi, occorre diffondere la speranza per interventi di successo”. Conclude il coordinamento: “Noi vogliamo coltivare questa speranza, che per crescere e concretizzarsi ha bisogno dell'impegno di tutti. Ognuno, secondo il proprio ruolo deve fare la sua parte, ognuno deve sentirsi parte di un tutto, deve essere la goccia che fa la differenza”.