Ghedi: no alle bombe atomiche
Le recenti esercitazioni con l'impiego di aerei atti al trasporto delle armi nucleari di stanza a Ghedi non sono passate inosservate.
Nell'ambito della campagna "Italia, ripensaci", nata per chiedere la ratifica del trattato ONU per l'eliminazione totale delle armi nucleari, un gruppo di associazioni bresciane ha inoltrato al Prefetto Attilio Visconti una lettera aperta con la quale si chiede di informare il Governo "della nostra netta contrarietà alla presenza sul suolo italiano, ed in particolare bresciano, di tali armi di distruzione di massa che contrastano gravemente con lo spirito della Costituzione e con il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari sottoscritto anche dallo stato italiano ne 1975".
Non possono essere queste le priorità del Paese. "In un periodo peraltro caratterizzato da ben altre emergenze sanitarie, sociali, ambientali, risulta scandaloso - continuano i promotori - questo enorme spreco di risorse destinate, anziché ad alleviare queste sofferenze, al mantenimento, anzi al potenziamento, dell'apparato militare: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza avrebbe potuto (e, vorremmo pensare, potrebbe ancora) essere una ottima occasione per ripensare ad un diverso sistema di sviluppo e di convivenza".
Tra i firmatari della lettera ci sono diverse associazioni, movimenti e istituzioni come l'Ufficio per l'impegno sociale della Diocesi di Brescia: Acli, Agesci Brescia 5, Agesci Brescia, Azione Cattolica, Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura, Missione Oggi, Movimento dei Focolari, Movimento Nonviolento, Pax Christi Brescia, Rosa Biancia e l'Ufficio per l'impegno sociale della Diocesi di Brescia.
Ecco il testo della lettera aperta al Prefetto
Nei giorni scorsi si sono svolte nei cieli della nostra provincia esercitazioni militari NATO con l'impiego di aerei adibiti al trasporto di ordigni nucleari che hanno avuto come base l’aeroporto militare di Ghedi. Analoga operazione si è svolta con gli aerei dislocati nella base di Aviano (Pn).
Semmai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima conferma della presenza di bombe atomiche sul suolo dello Stato italiano e, in particolare, sul nostro territorio provinciale.
Siamo fermamente convinti che non solo l’uso degli ordigni atomici, ma anche il loro possesso sia fortemente immorale. Inoltre riteniamo che la presenza di ordigni atomici in Italia confligga pesantemente con l'articolo 11 della nostra Costituzione e con il Trattato ONU contro la proliferazione nucleare (art. 2) ratificato dall'Italia il 2 maggio 1975.
Le armi nucleari sono armi di distruzione di massa, che nulla hanno a che vedere con la difesa della patria, che avrebbe bisogno di implementare ben altri sistemi di difesa (sociale, sanitaria, ambientale…; a questo proposito rammentiamo che dal 2017 giace in Parlamento la Proposta di legge di iniziativa popolare per una difesa civile non armata e nonviolenta). Invece, queste reali e gravi emergenze sono pregiudicate anche dall’ingente spreco di risorse economiche destinate alle spese militari.
Con la presente vogliamo ribadire la nostra netta contrarietà alla presenza di armi di distruzione di massa ed alle esercitazioni nucleari nella nostra provincia, nel nostro Paese e nel mondo intero.
Contrarietà peraltro ampiamente diffusa nella società bresciana che vede 56 enti locali, 170 associazioni, gruppi, parrocchie, e migliaia di cittadini e cittadine a sostegno della Campagna “Italia, ripensaci” perché anche il nostro Paese ratifichi il Trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari.
Richiesta condivisa anche dalla stragrande maggioranza della società italiana, e confermata da un sondaggio YouGov del novembre 2020, che rileva come l'87% della popolazione sia favorevole alla ratifica del Trattato da parte dello Stato Italiano.
Le chiediamo di trasmettere al Governo queste nostre considerazioni, auspicando che, anche attraverso una rivisitazione delle destinazioni economiche del PNRR, possano prevalere scelte e strategie orientate al “bene comune” e non agli interessi strategici delle grandi potenze, alle quali si è posta al servizio l’industria bellica.