Fulvio Aviani: l'amore per Brescia e la storia
Se lo si ascolta raccontare la storia della Grande guerra o le vicende della Seconda guerra mondiale c’è il rischio di rimanere incantati: per i dettagli, per la preparazione, ma soprattutto per la passione con cui narra gli avvenimenti. Nell'ultimo periodo, è spesso ospite, nel nostro territorio, di gruppi alpini bresciani che lo invitano per serate culturali dove sovente vengono coinvolte anche le scuole. I racconti sono conditi di aneddoti e particolari che si possono conoscere solo se il lavoro fatto è stato accurato e approfondito. In effetti, Fulvio Aviani, sin da bambino, amava farsi raccontare dalle persone della sua terra, il Friuli, la guerra da chi l’aveva vissuta sulla propria pelle. Classe 1966, di professione è tipografo, scrittore e, oltre ad essere stato un tenente delle penne nere, oggi è anche responsabile del museo degli alpini, situato in un paese del Friuli, dove lo troviamo per questa piacevole chiacchierata. Possiede un materiale di un valore storico inestimabile, fatto di racconti scritti e orali, che hanno ispirato i suoi diciassette libri pubblicati.
Aviani, molto di frequente la si vede a Brescia: come nasce questo legame con la terra bresciana?
Ho conosciuto, per primi, i gruppi alpini di Lumezzane, con cui ho instaurato un rapporto bellissimo. Con parecchi di loro ho fatto numerosi viaggi della memoria sul fronte greco albanese. Vista poi la mia passione per la storia mi invitavano per cicli di conferenze sul territorio coinvolgendo anche le scuole. Sono legatissimo a Forlani, già presidente della sezione di Brescia e grande appassionato di storia. Di recente, sono stato a Borgo Poncarale per l'anniversario della sezione locale e a Polaveno.
Racconta le vicende di guerra in modo molto analitico appassionando l’ascoltatore e il lettore. Questa passione da dove nasce?
Vivendo in Friuli, dove ogni zona evoca o porta tracce della Grande guerra e che per la Seconda fu territorio di massiccio reclutamento per la campagna di Russia e per quella greco albanese, sei avvantaggiato. Da bambino, ero affascinato dai racconti dei reduci: questo mi ha fatto avvicinare alla lettura e spinto ad approfondire la storia della specialità, ovvero degli alpini.
Lei è stato uno dei fortunati ad essere ricevuto nella Biblioteca del “Sergente nella neve", Mario Rigoni Stern. Mi racconta quell’incontro?
Fu molto emozionante, anche se all’epoca avevo solo venticinque anni, quindi non avevo capito a pieno la grandezza di quell’incontro. A scuola, avevo letto parecchia narrativa di Rigoni Stern, tuttavia fu un privilegio essere ricevuto nel suo studio in qualità di direttore del museo e sentire la storia da uno dei protagonisti di quel periodo.
Di reduci della Grande guerra non ce ne sono più e così pochi anche della Seconda. La sua raccolta di testimonianze assume un valore inestimabile…
Negli anni Novanta, in tempi non sospetti, decisi di intervistare il maggior numero di superstiti del fronte greco e russo. All’inizio, c’è stata un po’ di freddezza, qualche problema di incomunicabilità: non volevano parlare, tuttavia, toccando le giuste corde, siamo riusciti a registrare 300 ore di testimonianze. Da queste, ho ricavato almeno 5 libri.
Cosa la colpì di più ascoltando questi racconti?
Queste testimonianze mi hanno fatto capire che mentre tutti consideravamo la campagna di Russia come la più crudele, difficile e sofferta, ho dovuto ricredermi. La campagna di Grecia e Albania fu più struggente, ma purtroppo quasi dimenticata. La guerra di Russia ha avuto più testimonianze scritte e questo l’ha resa più celebre alla memoria dei più.
Il Generale Giantin Nereo, intervistato dal nostro giornale in occasione del 45° anniversario del terremoto del 1976, spese parole piene di riconoscenza e stima per i bresciani che si prodigarono per quell’emergenza…
Tutti i friulani ricordano con grande commozione l’impegno disinteressato di tutti gli alpini d’Italia che ci aiutarono a rialzaci, dopo il disastro nel 1976. Mai e poi mai, nella nostra terra, verrà offuscata l’immagine degli alpini e di quegli uomini. Il Friuli aspetta con ansia l’Adunata del prossimo anno per riabbracciare gli amici Bresciani.
Il servizio di Leva è stato sospeso da parecchi anni, riducendo cosi il bacino di utenza dell’Associazione. Come vede il futuro della preziosa A.N.A.?
In futuro ci saranno sicuramente un calo di associati, ma la cosa che non calerà sarà l’impegno e la qualità dei soci nello spendersi per gli altri.