Fondo editoria: no a colpi di spugna
Alessandro Morelli, il leghista presidente della Commissione Trasporti della Camera, che nel partito di Salvini si occupa anche di questioni legate all’editoria e alle telecomunicazioni, replica alle dichiarazioni del sottosegretario Vito Crimi sul progressivo azzeramento del fondo. Nelle sue parole una risposta e una rassicurazione alle preoccupazioni espresse da don Bianchi, presidente della Fis
Le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi, insieme gli inviti per una pacata riflessione, dal nostro direttore Adriano Bianchi in qualità di presidente della Fisc, la federeazione dei settimanali diocesani in merito all'annuncio dato al Sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri con delega all'editoria Vito Crimi, di voler dare attuazione al disegno di azzerare nel corso di un biennio il fondo straordinario per l'editoria, hanno trovato una risposta da parte di Alessandro Morelli, Lega Nord) presidente della Commissione Trasporti della Camera, che nel partito di Salvini si occupa anche di questioni legate all’editoria e alle telecomunicazioni.
In un'intervista concessa al Sir, il parlamentare ha sottolineato come i giornali appartengano al patrimonio culturale e all’identità della nazione. Nessuno pensi di cancellarli con un colpo di spugna, ha sottolineato: “Con le aziende non si scherza. E quando si parla di posti di lavoro, prima di parlare con spot e slide dobbiamo tutti riflettere bene. Anche condividendo alcuni principi, la Lega lavorerà prima di tutto per non creare una nuova categoria di esodati, dopodiché è disponibile a trovare formule per una nuova gestione del sostegno pubblico all’editoria. Quella sana. Che appartiene al patrimonio culturale e all’identità della nostra nazione”.
La diversità rispetto alle posizioni espresse qualche giorno da Crimi lascia sperare che in seno alla maggioranza che sostiene il governo Conte ci sia ancora spazio per un confronto sulla questione.
“Rispetto per le posizioni del M5S - ha continuato Morelli - ma la precondizione per trovare una sintesi passa per la certezza che nell’immediato e in futuro nessuno dei lavoratori perda il proprio posto di lavoro per l’azzeramento del fondo. Nella stragrande maggioranza dei casi abbiamo a che fare con cooperative no-profit di giornalisti che svolgono un lavoro attento e scrupoloso su tanti territori del paese. Non possiamo legare l’esperienza del governo del cambiamento a una “ghigliottina” che tagli le loro speranze, che azzeri il futuro di tante famiglie. Discutiamo su tutto. Ma per riformare un settore importante come quello editoriale occorre dialogo e condivisione”
Si calcola che tra i lavoratori diretti e quelli dell’indotto il fondo per il Pluralismo “regga” un settore con quasi diecimila occupati… “Non bisogna assolutamente trascurare l’effetto moltiplicatore che il Fondo riesce oggi a produrre. E nemmeno sottovalutare di quanto si sia già ridotto negli anni. Infine bisogna valutare quanto costerebbe dal punto di vista degli ammortizzatori sociali l’esodo di massa che una norma radicale potrebbe comportare. Infine sono altrettanto sicuro che, al di la degli slogan propagandistici, anche Crimi e il M5S abbiano a cuore i tanti giornali locali senza padroni”
Tra l’altro in base alle norme incentivanti della legge vigente molte aziende hanno fatto importanti investimenti sul digitale… “Credo che le regole del gioco non vadano mai cambiate in corsa. Dietro il settore editoriale, superate le esagerazioni del passato, ci sono tante storie di professionalità, impegno, dedizione e coraggio. Che non possono essere cancellate con un colpo di spugna”