Fidae: Le scuole cattoliche e lo stile della cura
Le scuole cattoliche, ognuna con la propria singolarità, “hanno tuttavia un volto comune” caratterizzato dallo “spirito di comunione, inteso come corresponsabilità educativa nella gestione del carisma tra ‘gestori storici’ e laici impegnati nelle nostre opere e carismaticamente fondati”; dallo “stile della cura, inteso come capacità di attenzione a quell’umanesimo integrale che privilegia il concetto cristiano di ‘persona’”; dal “comune orientamento alla Trascendenza”. È quanto si legge nel Manifesto conclusivo del Consiglio nazionale della Fidae che si è appena chiuso a Trento.
In questo orizzonte, prosegue il documento, la presenza pastorale delle scuole cattoliche Fidae si caratterizza per essere “un’esperienza dell’incontro”. La scuola cattolica “può essere protagonista di speranza se diventa l’ambiente nel quale la comunità educante sperimenta attenzione, ascolto, umiltà e cura”. Ma questa scuola è anche “una palestra di orienteering” e si propone “come un fedele compagno di viaggio nel rileggere le esperienze vissute alla luce della fede” guardando “a Gesù di Nazareth come alla luce che illumina i valori autentici dell’esistenza umana”. Altra sua caratteristica, si legge ancora nel Manifesto, essere “l’humus” della “civiltà dell’amore”. “Chi entra a far parte della scuola (allievi, docenti, personale scolastico, genitori), se non teme di aggregarsi, crea quella fecondità che fa crescere se stessi e gli altri. L’humus non è semplicemente il clima, è l’essenza della testimonianza di chi ha compreso che la propria storia (fatta anche di fallimenti e di errori) può diventare educativa perché trasformata dall’incontro con Gesù”, affermano gli estensori del documento.