Ddl Zan, Senato, discriminazione e intolleranza
L'assemblea di Palazzo Madama ha accolto la proposta di non passaggio al voto degli articoli del provvedimento, il cui iter, dopo l'approvazione in prima lettura dalla Camera nel novembre 2020 e dibattito politico, giuridico e culturale molto acceso, si interrompe. Il commento del card. Bassetti: "Serve un dialogo aperto e non pregiudiziale"
Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, l’assemblea del Senato ha accolto la proposta di non passaggio al voto degli articoli presentata da Lega (Roberto Calderoli) e FdI (Ignazio La Russa) in relazione al disegno di legge “recante misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, meglio noto come ddl Zan. A questo punto l’iter del controverso provvedimento, approvato in prima lettura dalla Camera nel novembre 2020 e al centro di un dibattito politico, giuridico e culturale molto acceso, si interrompe: si tornerà a discuterne in commissione tra non meno di sei mesi. La decisione di Palazzo Madama è stata presa a scrutinio segreto, chiesto – come ha spiegato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati – “dal prescritto numero di senatori e dal presidente del Gruppo Fratelli d’Italia”.
“L’esito del voto al Senato sul ddl Zan conferma quanto sottolineato più volte: la necessità di un dialogo aperto e non pregiudiziale, in cui anche la voce dei cattolici italiani possa contribuire all’edificazione di una società più giusta e solidale”. Così il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, commenta lo stop dell’Aula del Senato al testo del ddl Zan in materia di violenza e discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. La Presidenza della Cei aveva espresso perplessità sul testo con due note, diffuse il 10 giugno 2020 e il 28 aprile 2021. Testi, peraltro, condivisi da tante voci di diversa sensibilità. In modo particolare, la controversa nozione di identità di genere poneva e pone tuttora una questione etica e culturale seria che non può risolversi in banalizzazioni ideologiche. “Il voto del Senato – sottolinea il cardinale – offre un’ulteriore considerazione nel segno del concetto stesso di democrazia: una legge che intende combattere la discriminazione non può e non deve perseguire l’obiettivo con l’intolleranza. Tra l’approvazione di una normativa ambigua e la possibilità di una riflessione diretta a un confronto franco, la Chiesa sarà sempre a fianco del dialogo e della costruzione di un diritto che garantisca ogni cittadino nell’obiettivo del rispetto reciproco”.