Crisi di governo: la palla passa al Parlamento
Dopo la mancata partecipazione dei 5 Stelle al voto in Senato sul decreto aiuti il premier Draghi al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Mattarella, però, lo invita a un passaggio parlamentare
Il Movimento 5 Stelle non ha votato la fiducia sul decreto aiuti al Senato e, come più volte aveva lasciato intendere, Mario Draghi è salito al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni “Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica”. Questo è stato l’annuncio del premier Mario Draghi nel corso del Consiglio dei ministri dopo il voto a Palazzo Madama che, anche senza i voti del M5S, aveva ribadito la fiducia all’esecutivo “Le votazioni di oggi in Parlamento – ha spiegato Draghi con riferimento alla mancata partecipazione dal voto di fiducia sul decreto aiuti dei senatori del M5S – sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli italiani”.
Dopo pochi minuti il premier ha preso la strada del Quirinale, dove era già stato nel pomeriggio subito dopo il voto. Al termine del colloquio con Mattarella è stato diramato questo comunicato: “Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni e ha invitato il Presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica”. Le comunicazioni di Draghi alle Camere dovrebbero svolgersi mercoledì prossimo.
Dinnanzi al rischio di una nuova crisi di governo in un momento delicatissimo per il Paese diverse sono state le reazioni delle forze politiche.
“Non è scontato l'esito di mercoledì in aula, dipende dalla maturità", ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi, insieme ad altri parlamentari aveva lasciato i 5 Stelle proprio in disaccordo sul crescente atteggiamento di chiusura nei confronti dell’Esecutibo. "Serve un atto di maturità e non solo di responsabilità da parte delle forze politiche", ha aggiunto. "Spero che domani lo si possa già fare e che ci sia la volontà di farlo", ha precisato.
"La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l'Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del Partito democratico. La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi, condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l'Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani". Questo, invece, il testo di una nota diffusa dalla Lega..
"Ora solo al lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi". Così il Pd.
"Non accettiamo scherzi, per FdI questa legislatura è finita e daremo battaglia perché si restituisca ai cittadini quello che tutte le democrazie hanno e cioè la libertà di scegliere da chi farsi rappresentare per fare cosa". Così la leader di fratelli d'Italia, Giorgia Meloni sul palco della festa dei Patrioti a Palombara Sabina.
"Complimenti al M5S per aver fatto questo guaio mentre c'è una crisi in corso, c'è una guerra ai confini dell'Europa, già la Borsa oggi è crollata, lo Spread sale, c'è un'impennata dei prezzi di tutte le materie prime. E' da irresponsabili aver provocato questo caso, con un'arroganza e con dei ricatti che sono inaccettabili". Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani a margine della cerimonia per la festa del 14 luglio a Palazzo Farnese a Roma.
"Il M5s ha dato sostegno a questo governo sin dall'inizio con una votazione" e i con i "pilastri della transizione ecologica e della giustizia sociale. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c'entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti", ha detto nel pomeriggio il leader dei 5s Giuseppe Conte uscendo dalla sua abitazione. "Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L'introduzione" di quella pagina "è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto". "Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza? Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all'inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O ci sono risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti".
Con queste dichiarazioni la partita della sopravvivenza del governo Draghi sembra ancora tutta da giocare. L’importante è che in tutti i suoi attori prevalga il senso di responsabilità nei confronti del Paese perché a pagare il prezzo di alto non siano gli italiani, in un momento storico in cui di tutto c’era bisogno tranne che di una crisi di governo.