Armi e munizioni: tutti i numeri
L’Opal ha presentato nei giorni scorsi il rapporto 2016 sulle esportazioni nazionali e della provincia di Brescia. Preoccupa gli analisti l’incremento del commercio con i Paesi del Medio Oriente
Diminuisce, seppur di poco, l’export italiano di armi e munizioni, ma toccano record storici le forniture al Medio Oriente di munizionamento militare e di armi leggere, soprattutto di pistole. È questo, in sintesi, ciò che emerge dal “Rapporto sulle esportazioni nel 2016 di armi e munizioni dall’Italia e dalla provincia di Brescia” che gli analisti dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza e di Difesa (Opal) hanno presentato nei giorni scorsi.
Calo. Le esportazioni effettive dall’Italia di armi e munizioni, di tipo militare e comune, mostrano anche nel 2016 un leggero calo (-2,4%): dai 1.252.573.023 euro del 2015 si passa ai 1.222.438.632 euro dello scorso anno in contrazione anche rispetto ai 1.302.319.271 euro del 2014. Aumentano, invece, le forniture, soprattutto di munizionamento militare, ai paesi del Medio Oriente: si tratta di oltre 161 milioni di euro con un incremento del 63,0% rispetto al 2015. In particolare aumentano le esportazioni all’Arabia Saudita (40 milioni di euro), ma soprattutto verso la Giordania (52 milioni di euro). Si tratta di esportazioni che il Parlamento europeo ha chiesto, per ben tre volte, di fermare perché, in considerazione del coinvolgimento dell’Arabia Saudita “nelle gravi violazioni del diritto umanitario accertato dalle autorità competenti delle Nazioni Unite” nel conflitto in Yemen sono in violazione dei criteri stabiliti dalla Posizione Comune dell’Ue.
Anomalia. “C’è un altro dato, particolarmente strano – ha sottolineato Giorgio Beretta, analista dell’Opal presentando il rapporto – sul quale è stata posta l’attenzione. Nel 2016 sono state esportate alla Giordania armi e munizioni per oltre 52 milioni di euro, per l’esattezza 52.213.637 euro. L’anomalia sta nel fatto che, dato l’ammontare, è impensabile che si tratti di “armi comuni”, cioè di armi destinate alla popolazione civile e quindi non soggette alle prescrizioni della legge n. 185 del 1990”. “È logico – ha continuato Giorgio Beretta – pensare che si tratti di materiali militari, ma – ed è qui il punto – nelle Relazioni governative inviate negli anni recenti al Parlamento le autorizzazioni all’esportazione di armamenti alla Giordania non raggiungono i 28 milioni di euro. E quindi, all’appello, mancano 24 milioni di euro di “armi e munizioni”.
Incremento. Un altro forte incremento illustrato da Opal consiste nell’export di rivoltelle e pistole che nel 2016 è stato di 76.442.770 euro raggiungendo così la cifra record dal 1990. Un record ottenuto soprattutto all’aumento di esportazioni verso gli Stati Uniti (40.496.862 euro), ma anche verso diversi paesi del Medio Oriente (17.732.923 euro, cifra record dal 1990), tra cui principalmente l’Iraq (38.100 pistole per un ammontare di 14.820.131 euro), Giordania (8.332 pistole per un valore di 1.732.839 euro), all’Oman (3.500 pistole per 977.364 euro) ed Egitto. In lieve calo (-1,6%) invece le esportazioni di carabine e fucili (258.465.526 euro) che però vedono una ripresa soprattutto nei paesi dell’Ue (82.650.507 euro).
Brescia. La provincia di Brescia si conferma anche nel 2016 come la principale zona di esportazione di armi e munizioni sia di tipo militare che per armi comuni: con quasi 326 milioni di euro ricopre più di un quarto di tutte le esportazioni nazionali in questo settore e rispetto al 2015 il giro di affari nel 2016 è aumentato del 9,6%. In forte crescita sono soprattutto, anche in questo caso, le esportazioni di armi e munizioni verso il Medio Oriente che nel 2016, con oltre 31 milioni di euro, hanno raggiunto la cifra record degli ultimi venticinque anni. Gli Stati Uniti (131 milioni di euro) si confermano il principale acquirente di armi prodotte a Brescia, ma nel 2016 figurano consistenti spedizioni anche verso l’Iraq (16 milioni), la Turchia (12 milioni), gli Emirati Arabi Uniti (6 milioni), Singapore (5,6 milioni) e Messico (4,2 milioni).