Antonio Lo Vasco, lo scrittore porta a porta
Sono ormai anni che Antonio Lo Vasco, dopo aver svernato nell’amata ma non natia Palermo, raggiunge l’isola di Lampedusa. Qui ci rimane per tutta l’estate affittando una casa nella zona del cimitero vicino a Cala Creta, trascorrendo le giornate in maniera originale. La mattina sceglie una delle tante calette di cui questa splendida isola è fornita per recarsi a vendere i suoi libri.
La sera invece, lo si trova nella centralissima via Roma, vento di maestrale permettendo, dove tiene un banchetto, regolarmente autorizzato dal Comune, accanto a un pittore, dove ripropone i suoi lavori. Non rinuncia a qualche chiacchierata e a uno scambio di opinione con i lettori, raccontando la genesi di ogni storia. Lo Vasco ha ottant’anni, di professione è stato direttore di posta di alcuni paesi dell’entroterra palermitano e vanta nella sua bibliografia ben sette libri. Ha un fratello (ora defunto, Domenico Mimmo) e una sorella suora (Caterina) nati a Brescia quando il padre, per motivi di lavoro, negli anni venti del secolo scorso era brigadiere al carcere di Brescia.
Antonio, da quanti anni fa questo tipo di vita?
A Lampedusa da sedici anni, prima andavo in altri posti di villeggiatura, anche al nord. Ho fatto San Vito lo Capo e poi mi è venuta l’idea di venire a Lampedusa. Quando arrivai, non c’era nemmeno una libreria sull’isola.
Non male l'idea di proporre i libri sulla spiaggia, ombrellone per ombrellone?
Non mi fermo da tutti, vedo chi può essere interessato, magari cerco di parlare con la gente che sta già leggendo qualcosa, mi avvicino, racconto la mai storia e propongo il libro. Diciamo che, per ora, questa modalità mi ha sempre premiato.
A cosa sono ispirati i suoi romanzi?
Sono storie di vita vissuta, romanzate ovviamente. Ho cominciato a scrivere dopo la pensione ma era una passione che cullavo latente da tempo. Quando ne ho avuto la possibilità, ho dato libero sfogo alla mia creatività e immaginazione.
Ha due fratelli nati quasi cent’anni fa a Brescia...
Mio fratello, ora deceduto, nacque a Brescia come mia sorella che invece è ancora in vita ed è una religiosa. Papà lavorava al carcere di Brescia poi lo trasferirono a Patti dove sono nato e infine a Palermo dove vivo da circa settant'anni. Mio fratello fu anche sindaco di Palermo.
La carta stampata è in crisi, la gente non legge più: chi compra i suo libri?
Solo persone anziane, ma oggi mi sono fermato davanti a tre ragazze che, stranamente, erano interessate alla mia storia e ai miei lavori. Una soddisfazione.
Quindi appuntamento all’anno prossimo per la nuova uscita?
Penso sia l’ultimo anno, mi sento stanco e girare per le spiagge con il caldo non è semplice: l’anno scorso ho avuto un malore. L’idea è di scrivere a Palermo e di cercare un modo per vendere ai miei lettori. Attendiamo il riscontro di una Casa Editrice.
Antonio, quindi ha ancora dei sogni?
Certo, per chi ha immaginazione e creatività il sogno non ha età. Non ti nego che ora sogno la nave che mi porterà da Porto Empedocle ad Agrigento per il ritorno a casa, perché la stanchezza si fa sentire.