lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Gemona
di UMBERTO ZILIANI 06 mag 2021 08:09

45 anni fa il terremoto in Friuli

Il 6 maggio ricorre il 45° anniversario del terremoto che devastò il Friuli, provocando lutti e distruzioni. Quella fatale sera del 1976, una potente scossa di magnitudo 6,5 della scala Richter, con epicentro Gemona, Venzone e Artegna, devastò una vasta area del Friuli. La scossa fu avvertita in tutto il nord-Italia e anche a Brescia dove in tantissimi si riversarono in strada. I bresciani sostennero una raccolta fondi, tramite sottoscrizione promossa da un giornale locale, esprimendo così a pieno la loro concreta solidarietà ai fratelli friulani. Numerosissimi furono gli alpini della sezione di Brescia che partirono per il Friuli, per offrire aiuto e assistenza. Questo il tragico bilancio del terremoto: 990 morti, migliaia di feriti, 100mila sfollati, 18mila case distrutte, 75mila case e insediamenti produttivi danneggiati, 45 Comuni rasi al suolo, 40 gravemente danneggiati, 52 danneggiati, flagellate con particolare violenza le province di Udine e Pordenone.

Nell’Operazione Friuli si alternarono 15mila volontari, non solo alpini, ma anche studenti, professionisti, operai, impiegati, promossi alpini sul “campo”. I giornali definirono l’intervento “ la più bella Adunata”. In 100 giorni di duro lavoro furono ripristinati e messi in sicurezza 76 edifici pubblici, riparate 3280 case, rifatti 63mila mq di tetti, bonificate pareti rocciose, ripuliti e riattati letti di fiumi e numerosi altre opere. I cantieri erano coordinati dal Centro Base di Torreano (Udine), che provvedeva a rifornire attrezzature, materiali e viveri provenienti da ogni parte d’Italia, per il sostentamento dei volontari.

Nereo Giantin, lei friulano e Generale degli alpini ora in pensione, fu testimone di quel dramma…

Nel 1976 ero tenente a Venzone nella caserma “Feruglio”, sede del battaglione “Tolmezzo”. Per fortuna la caserma fu solo danneggiata. Degli 11 cantieri di lavoro il numero 4 si trovava proprio a Gemona. Cantiere formato da alpini delle sezioni di Bergamo, Brescia, Salò e Valcamonica, all’interno del quale io svolgevo la funzione di ufficiale di collegamento. È stata un’esperienza incancellabile, nel corso della quale ho conosciuto persone meravigliose, dalla forte tempra morale e dalle grandi operosità e generosità. Organizzati in maniera impeccabile, concreti e infaticabili lavoratori, furono capaci di trasmettere alla popolazione duramente colpita sentimenti di fiducia e speranza nel futuro. Un’esperienza che ha arricchito la mia vita professionale. Il ricordo degli alpini bresciani, bergamaschi, camuni e salodiani è vivo nella memoria dei gemonesi, che hanno avuto la fortuna di poter contare sulla fattiva solidarietà dei fratelli lombardi.

Cosa ricorda di quei giorni?

Abitavo a Gemona: la sera del 6 maggio alle 21, preceduta da una lieve scossa, si scatenò l’inferno. Nessuno quella notte comprese la portata del disastro. Solo la mattina del 7 maggio si cominciò a intuire l’ampiezza della tragedia. Gemona si presentò agli occhi dei suoi abitanti come un cumulo di macerie e dovette contare 400 morti e centinaia di feriti. Nella caserma “Goi-Pantanali” il crollo di molte palazzine provocò la morte di 29 tra artiglieri, genieri e alpini della Brigata “Julia.” Nonostante ciò, i genieri acquartierati nella caserma distrutta portarono i primi immediati soccorsi alla popolazione gemonese. Lo stesso avvenne a Venzone, dove gli alpini del battaglione “Tolmezzo” si prodigarono per dare aiuto agli abitanti. Nei giorni seguenti, intervennero massicciamente Vigili del Fuoco, Forze Armate (la “Julia” in particolare), radioamatori e volontari da tutta Italia. Successivamente accorsero anche reparti militari stranieri.

E la ricostruzione?

A settembre dello stesso anno ci fu una nuova potente replica del terremoto che produsse ancora lutti e rovine. Il Governo nel frattempo aveva già nominato l’on. Giuseppe Zamberletti commissario straordinario per i soccorsi e la ricostruzione. La nomina fu decisiva per la rinascita del Friuli terremotato. Personalità autorevole e lungimirante coordinò in maniera egregia tutte le forze in campo, in perfetta sinergia con la Regione Friuli Venezia-Giulia e gli amministratori locali, gestendo i fondi in piena autonomia. Zamberletti riusciva a mettere d’accordo tutti, mosso da una chiara visione sul futuro della Regione e da rara progettualità. Il motto era: “Prima i prefabbricati, poi le fabbriche, le case e, infine, le chiese”. E così fu! Un modello vincente, da cui prenderà vita la Protezione civile italiana. Zamberletti era un politico che ai giorni nostri avrebbe potuto dare molto all’Italia nelle emergenze! Nel 1977 si riaprirono i cantieri con interventi mirati e selettivi, grazie a personale specializzato (due i cantieri: Venzone e Villa Santina), furono progettate e costruite 10 palazzine di quattro appartamenti ciascuna a Villa Santina, Venzone e Gemona. E sette case unifamiliari a S. Francesco di Vito d’Asio, Pielungo, Tramonti e Taipana. Costruzioni confortevoli, antisismiche, tuttora abitate. Da ricordare anche le grandiose opere di contenimento idrogeologico realizzate a Venzone e Tolmezzo. Oggi chi visita Gemona, oltre a stupirsi e ad ammirare i risultati di una completa ricostruzione avvenuta nell’arco di appena 10 anni, nel museo dedicato al terremoto ha l’occasione di osservare il pannello commemorativo dedicato al cantiere n° 4, collocato nel 2013 su mia iniziativa dalla sezione Ana di Gemona in occasione del 2° raduno del battaglione “Gemona”, a ricordo delle migliaia di penne nere che hanno lavorato sodo e in silenzio. Come noi alpini sappiamo fare!

Anche gli Stati Uniti sposarono la causa del Friuli…

L’intervento dell’Ana fu un vero miracolo che ebbe risonanza nel mondo, tanto da convincere la Casa Bianca e il Congresso a consegnare nelle mani del presidente Bertagnolli 43 milioni di dollari (52 miliardi di lire) destinati a ulteriori interventi in Friuli. Furono costruiti: centri per anziani a Osoppo, Majano, Magnano in Riviera, S. Daniele del Friuli, Villa Santina, Buia, Pordenone; scuole a Maniago, Sacile, Spilimbergo, Aviano, Cividale, S. Pietro al Natisone, Osoppo, Gemona del Friuli, Faedis, Majano e Buia. Opere tuttora utilizzate e perfettamente funzionanti.

UMBERTO ZILIANI 06 mag 2021 08:09