Carcere: 2024 anno dei record... negativi
In occasione dell'apertura della Porta Santa a Rebibbia il report dell'associazione Antigone
“Il 2024 delle carceri sta lasciando drammatici record, quello dei suicidi, quello delle morti in carcere, e una crescita della popolazione detenuta così sostenuta da provocare, già oggi, una situazione di reali trattamenti inumani e degradanti generalizzati. Condizione che abbiamo raccolto dell’apertira della Porta santa voluta da papa Francesco nel carcere di Rebibbia”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in occasione della pubblicazione di un report (presentato nel dettaglio su Redattoresociale.it) con i dati principali che l'associazione ha raccolto durante l'anno. "Ci auguriamo– prosegue Gonnella – che la presenza del Papa in carcere e ci auguriamo possa riaccendere l’attenzione e la speranza nelle carceri italiane. Speranza che il Governo faccia marcia indietro nei propositi più repressivi e duri. Speranza che si investa in percorsi di reinserimento sociale senza trasformare il carcere in luoghi di vendetta. Speranza che le condizioni drammatiche di detenzione siano superate da politiche attente, che guardino alla dignità della persona e ad una pena che poggi pienamente sul dettato costituzionale. Papa Francesco ha scritto nel 2014 sulle carceri parole importanti. Su quelle parole andrebbe costruito un programma di governo. Non sulla criminalizzazione dei più vulnerabili".
La popolazione detenuta continua a crescere, si legge nel report. Al 16 dicembre 2024, in Italia erano 62.153 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.320 posti. Di questi posti, però, 4.462 in effetti non erano disponibili, per inagibilità o manutenzioni, e dunque la capienza effettiva scende a circa 47mila posti, eil tasso di affollamento effettivo arriva al 132,6%. Il tasso di crescita della popolazione detenuta è ormai insostenibile. Un anno fa, alla fine del 2023, i detenuti erano 60.166, circa 2.000 in meno di oggi e da allora i posti detentivi effettivamente disponibili sono diminuiti significativamente. Come detto il tasso di affollamento medio è arrivato ormai al 132,6%, ma si tratta appunto di un dato diaffollamento medio. A San Vittore a Milano l’affollamento effettivo ha raggiunto il 225%, a Brescia Canton Monbello il 205%, a Como e a Lucca il 200%, a Taranto il 195% e a Varese il 194%. Sono ormai 59 gli istituti con un tasso di affollamento superiore al 150%, prevalentemente le grandi case circondariali metropolitane, quelle in cui si registra il numero più alto di ingressi e le maggiori tensioni. Strutture in cui l’usura dei luoghi e delle persone rende la situazione più critica ogni giorno che passa. Al sovraffollamento da sempre i Governi hanno risposto ventilando la costruzione di nuove carceri. Ma gli spazi detentivi ufficialmente disponibili sono sempre gli stessi: erano 50.228 della fine del 2016, sono 51.320 al 16 dicembre 2024. Circa 1.000 in più, ma intanto i detenuti sono circa 8.000 in più di allora. Da quando poi è entrato in carica questo governo, la capienza è ulteriormente diminuita. Non tanto quella ufficiale, che è rimasta sostanzialmente invariata, quanto quella effettiva, a cui vanno sottratti i posti detentivi non disponibili. Questi a luglio del 2022 erano 3.665. Oggi sono, come detto sopra, 4.462.
L’incuria, il sovraffollamento e gli incidenti che si registrano in continuazione rendono gli spazi sempre più invivibili, come abbiamo avuto modo di osservare anche durante molte delle nostre visite. Nelle 87 carceri visitate dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi in 28 istituti, il 32%, c’erano celle in cui non erano garantiti 3 mq calpestabili per ogni persona detenuta. Non a caso il numero di ricorsi da parte di persone che lamentavano di essere state detenute in condizioni che violano l’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e che vengono accolti dai tribunali di sorveglianza italiani, è in costante aumento dalla fine della pandemia. Sono stati 3.382 nel 2020, 4.212 nel 2021 e 4.514 nel 2022, 4.731 nel 2023.
Tra le 87 carceri visitate da Antigone negli ultimi 12 mesi il 35,6% è stato costruito prima del 1950 e la maggior parte di queste, il 23% del totale, addirittura prima del 1900. Nel 10,3% degli istituti visitati non tutte le celle erano riscaldate. Nel 48,3% c’erano celle dove non era garantita l’acqua calda per tutto il giorno e in ogni periodo dell'anno. Nel 55,2% degli istituti visitati c’erano celle senza doccia. Nel 25,3% degli istituti visitati non ci sono spazi per lavorazioni. Ma se non aumenta lo spazio, aumentano quantomeno le altre risorse necessarie per gestire il carcere si domandano i curatori del report? Confrontando i dati raccolti da Antigone parrebbe di sì se si guarda ai funzionari giuridico pedagogici (educatori). Erano in media uno ogni 87 detenuti nel 2022, sono diventati uno ogni 76 detenuti nel 2023, e uno ogni 68 nel 2024. Ma restano, come è intuibile, numeri del tutto inadeguati per garantire percorsi di reinserimento sociale efficaci. Se si guarda invece al personale di polizia penitenziaria si registra al contrario un calo in rapporto alle presenze. C’era in media un agente ogni 1,7 detenuti nel 2022, uno ogni 1,9 detenuti nel 2023 e uno ogni 2 detenuti nel 2024.
Cresce leggermente il numero delle persone che lavorano in carcere alle dipendenze del carcere stesso. Erano16.305 al 30 giugno 2023 e sono salite a 17.096 alla stessa data del 2024. Aumentano invece significativamente quanti lavorano per altri datori di lavoro, che sono passati da 2.848 al 30 giugno 2023 a 3.144 al 30 giugno 2024. Sono cresciuti sia i semiliberi (+84), sia le persone in art. 21 (+117), sia le persone che in carcere lavorano per datori privati, siano queste cooperative sociali (+62) o imprese profit (+29). Il numero di quanti lavorano per queste ultime resta comunque molto basso. Al 30 giugno 2024 i detenuti che lavoravano per imprese private tradizionali erano solo 213, mentre erano 899 quelli che lavoravano per cooperative sociali. Continua anche la crescita delle opportunità di formazione professionale. Gli iscritti ai corsi sono stati 2.248 del primo semestre del 2022, 3.359 nel primo semestre del 2023 e 3.716 nel primo semestre del 2024. Restano però impressionanti le disparità per regione. A fronte di una media nazionale del 6% dei presenti, in Lombardia gli iscritti a questi corsi erano il 30 giugno il 14% dei presenti, in Umbria, Puglia, Sardegna e Basilicata non si arrivava all’1%. In crescita anche le persone coinvolte nei percorsi di istruzione. Erano 19.372 nell’anno scolastico 2022- 2023, e i promossi 3.946, e rispettivamente 19.372 e 3.946 nell’anno scolastico 2023-2024.
Ma il 2024 ormai agli sgoccioli è stato putroppo per il mojndo del carcere l'anmno del più triste tra tutti i "record" possibili: quello dei suicidi. Dal 1° gennaio a oggi si sono tolte la vita 88 persone detenute. Mai si era registrato un numero così alto, superando addirittura il tragico primato del 2022 che, con 84 casi, era stato fino ad ora l’anno con più suicidi in carcere di sempre. Oltre ai suicidi, il 2024 è stato in generale l’anno con il maggior numero di decessi. Se ne contano 243 da inizio gennaio. Lo ricorda il report di fine anno presentato oggi dall’Associazione Antigone. Delle 88 persone morte suicide – si legge nel report – due erano donne, una detenuta a Torino e una a Bologna. Molti sono i suicidi commessi da persone giovanissime. Nel 2024 se ne contano almeno 23 di età compresa tra i 19 e i 29. Tante le persone straniere, almeno 40. Secondo il garante Nazionale, più della metà delle persone che si sono tolte la vita in carcere erano coinvolte in altri eventi critici. Tra queste, 21 avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio. Molte le persone con disagio psichico e con passati di tossicodipendenza. Almeno 20 erano senza una fissa dimora. Sono numeri che raccontano enorme sofferenza e marginalità. Gli istituti in cui si sono registrati più suicidi sono le Case Circondariali di Genova Marassi, Napoli Poggioreale, Prato e Verona. In ognuno di questi istituti si sono uccise 4 persone. Seguono, con 3 suicidi, le Case Circondariali di Cagliari, Parma, Pavia, Roma Regina Coeli, Teramo e Venezia. Le sezioni maggiormente interessate dal fenomeno suicidario sono quelle a custodia chiusa, dove sono avvenuti quasi l’80% dei casi.
Nel frattempo – prosegue il report – nel corso del 2024, negli istituti visitati da Antigone, si sono registrati in media ogni 100 detenuti 20,3 atti di autolesionismo (erano 16,3 nel 2023), 2,5 tentati suicidi (2,3 nel 2023), 2,6 aggressioni ai danni del personale (erano 2,3) e 7,7 aggressioni ai danni di altre persone detenute (erano 4,6). Gli eventi critici dunque crescono tutti, e crescono in maniera più che proporzionale rispetto alla popolazione detenuta. Il carcere dei reparti chiusi dunque, del pugno di ferro e delle misure muscolari, come era prevedibile, è più conflittuale e meno sicuro. Anche per chi ci lavora.