La Chiesa si fa vicina
Mauro Salvatore, economo della Cei, spiega il fondo di 200 milioni di euro per l’emergenza sanitaria
Un aiuto straordinario della Chiesa italiana per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà. Ruota attorno a queste destinazioni lo stanziamento di 200 milioni di euro provenienti dall’8xmille della Conferenza episcopale italiana per contribuire a far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid-19 e che saranno ripartiti fra tutte le Diocesi, come evidenzia in questa intervista Mauro Salvatore, economo della Cei.
Con questa nuova e importante azione la Chiesa italiana si fa vicina alle sofferenze e ai bisogni creati dal coronavirus…
Le risorse che la Cei ha messo a disposizione sono pensate per rispondere a bisogni dell’immediato ma anche per fare fronte a tutte quelle spese che le diocesi dovranno affrontare per sostenere le famiglie, per enti, associazioni e anche per le parrocchie che sono in difficoltà per questa emergenza sanitaria, ma anche per aspetti sociali, come quelli costituiti dalle nuove povertà. Il fondo copre un arco temporale che va dal mese di febbraio sino al 31 dicembre, così che possa sostenere le diocesi in quello che hanno fatto o metteranno in campo nei mesi a venire.
Da dove arrivano i 200 milioni di euro?
Il fondo è stato costituito stralciando quelle che erano le risorse che la Cei aveva messo a disposizione dell’edilizia di culto. È stata una scelta importante, dettata però dal fatto che in questo particolare momento storico le persone sono prioritarie rispetto alle strutture, anche di quelle dell’edilizia di culto. Dei 200 milioni prelevati da questo capitolo 156 saranno girati alle diocesi, la stessa cifra che ogni anno ricevono per esigenze di culto e pastorali.
Le diocesi ricevono ogni anno, tramite l’8xmille, risorse per le attività di culto e la pastorale. Quanto la Cei ha messo a disposizione per l’emergenza straordinaria sono fondi in più?
Sì, si tratta di risorse aggiuntive che la Conferenza episcopale italiana ha messo a disposizione delle diocesi sono risorse aggiuntive, che non sostituiscono certo quello che ricevono ogni anno. È stato aperto poi aperto il sito “Chi ci separerà” in cui i cittadini non solo possono vedere quello che fa la Conferenza episcopale italiana, ma anche quello che tante diocesi e altre realtà locali stanno portando avanti sul fronte della solidarietà.
Ci sono vincoli o indicazioni particolari che la Cei ha dato alle singole diocesi per l’utilizzo di queste nuove risorse?
Nei giorni scorsi abbiamo mandato a tutti gli economi diocesani una sorta di vademecum nel quale sono date alcune indicazioni specifiche circa i soggetti destinatari degli aiuti, le causali, etc. Il tutto sempre nel rispetto della massima trasparenza.
La Chiesa di Brescia, per volontà del Vescovo che si è rivolto in prima battuta ai suoi preti, ha da poco attivato un fondo diocesano di solidarietà. Quanto arriverà tramite l’8xmille potrà andare ad incrementare questo fondo?
Sarebbe meglio tenere distinta la provenienza delle risorse, perché quanto viene distribuito alle singole diocesi con questo fondo richiede utilizzi e una rendicontazioni particolari, diversi e separati da altro che le stesse intendono fare con altre risorse.
Già nel 2009, con l’esplodere della crisi economica, la diocesi di Brescia si attivò creando, con la regia della Caritas, la “Mano fraterna” per rispondere a diversi bisogni. Questo strumento può essere ancora attuale?
Si. Anche molte altre diocesi, allora, si mossero in questa direzione facendo delle rispettive Caritas una sorta di braccio operativo delle forme di solidarietà che intendevano mettere in campo per quella crisi. Sono convinto che, anche di fronte a questa nuova emergenza, possano essere modelli da replicare o da continuare a usare, perché capaci di utilizzare al meglio le molte risorse che si stanno mobilitando in questo momento.
Tra i destinatari degli aiuti messi a disposizione con questo fondo figurano anche le parrocchie. Perché?
Abbiamo pensato di inserire anche le parrocchie per una ragione tanto semplice quanto dimenticata. Anche queste realtà con il venire meno delle celebrazioni e l’assenza di fedeli si sono viste private da un punto di vista economico di quelle entrate necessarie alla loro ordinaria amministrazione, con spese di gestione (personale, bollette, assicurazioni, etc) invariate. Era una difficoltà evidente che andava considerata.
Col passare delle settimane si va facendo anche più forte il grido di allarme di tante scuole cattoliche che denunciano la situazione di grave difficoltà che stanno vivendo. Il fondo che la Cei ha messo a disposizione può andare incontro anche alla loro richiesta di aiuto?
Purtroppo no e questo su richiesta esplicita dello Stato nella definizione dell’8xmille. La Cei, però, sta lavorando, con Agidae e tutta un’altra serie di realtà associative che rappresentano le scuole cattoliche, perché il governo pensi anche a queste realtà. Ciò non toglie però che ogni singola diocesi possa attivare propri canali per aiutare le scuole paritarie, senza però utilizzare i fondi che arrivano dall’8xmille, perché questo non è consentito dalla legge.